Querele temerarie e libertà di stampa. Questi i temi dell’incontro tenutosi a Roma tra Ordine dei giornalisti (Odg) e la Direzione centrale della Polizia criminale.
“Gli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti: una minaccia alla libertà di espressione”. E sempre più spesso le vittime non denunciano questi fenomeni, che la rete ha contribuito a moltiplicare.
Ad introdurre il dibattito il presidente del consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna, e il prefetto Vittorio Rizzi, vicecapo della Polizia e direttore centrale della Polizia criminale.
Verna, nel suo intervento, ha colto l’occasione per esprimere la sua soddisfazione per la recente sentenza della Corte Costituzionale contro il carcere obbligatorio ai giornalisti nei casi di diffamazione.
I dati sulle intimidazioni e violenze
Durante l’evento sono stai condivisi i dati del primo semestre dell’anno in corso, relativo al monitoraggio degli atti intimidatori subiti dai professionisti dell’informazione in Italia.
I numeri confermano la tendenza all’aumento del fenomeno: nel 2021 sono stati censiti 110 episodi (+11% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente allorquando si erano registrati 99 episodi). Di cui 18 riconducibili a contesti di criminalità organizzata (16%). 36 a contesti politico-sociali (33%) e 56 riferibili ad altre fattispecie (51%). Sono monitorate con attenzione anche le intimidazioni avvenute tramite web che ammontano a 55, pari al 50% del totale.
Le regioni che hanno fatto registrare il maggior numero di eventi sono il Lazio, Lombardia, Sicilia, Toscana ed Emilia Romagna. Si registra anche un significativo aumento delle giornaliste minacciate.
Dal report è emerso anche l’aumento dei “banditi della tastiera” e i “seminatori di odio”. Per questo, le Forze schierate a prevenzione di certi reati e a difesa del giornalismo sano, hanno incitato a denunciare perfino i semplici segnali di intimidazione o di violenza: “Il vostro lavoro – hanno scandito – dovete proteggerlo anche bloccando sul nascere le iniziative illegali di chi vi vorrebbe meno liberi e più inginocchiati davanti alle prepotenze”.