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AI Act, regole-ostacolo per l’innovazione: la lettera di 50 aziende

“L’Europa è diventata meno competitiva e meno innovativa rispetto ad altre regioni e ora rischia di perdere ancora più terreno nell’era dell’Intelligenza Artificiale (IA) a causa di decisioni normative incoerenti“. Questa la paura di 50 aziende, associazioni e ricercatori che hanno firmato una lettera invitando i politici europei a “cambiare rotta”. 

Nella missiva si fa presente la necessità di una revisione normativa per aiutare il lavoro e l’economia delle industrie del settore tech. Infatti, scrivono i firmatari, “le regole troppo stringenti scoraggiano gli investimenti”.

Rischio di sottosviluppo e di frammentazione

L’AI Act (Regolamento Ue 2024/1689) è una regolamentazione entrata in vigore lo scorso agosto e impone obblighi alle grandi aziende produttrici di Intelligenza Artificiale e ne legifera la produzione, lo sviluppo e la diffusione. 

Nonostante il notevole sforzo normativo che l’Ue ha compiuto per formulare una prima legislazione in materia, i vincoli a cui sono sottoposte le aziende precludono un libero sviluppo della tecnologia. 

Nasce per questa motivazione la lettera dei 50 sottoscriventi, coordinati da Meta, a cui hanno aderito anche Spotify, Pirelli, Prada e EssilorLuxottica. Queste aziende puntano il dito contro un particolare aspetto dell’AI Act, ossia le normative sui dati: i parametri sono troppo stringenti e rendono complesso l’addestramento dei modelli. 

Questi ostacoli scoraggiano gli investitori non portando soldi e ricercatori sul suolo europeo per sviluppare nuovi modelli e stare al passo nel competitivo mercato internazionale dell’IA.

Nella lettera si sottolineano questi aspetti e si fa un appello per arrivare a “decisioni armonizzate, coerenti, rapide e chiare sulla regolamentazione dei dati nell’Ue”. Infatti, “recentemente, le normative sono diventate frammentate e imprevedibili”. In aggiunta a ciò, gli interventi delle Autorità Ue “hanno generato molta incertezza riguardo al tipo di dati che possono essere utilizzati per addestrare i modelli di intelligenza artificiale”.

Per le 50 aziende si deve agire prima che l’Ue perda troppo terreno nella “corsa agli armamenti tecnologici”.

La scelta dell’Europa

L’innovazione dell’IA si potrà sviluppare, nel prossimo futuro, su due principali fronti: il primo è la produzione di modelli “aperti” e il secondo sono i modelli “multimodali”

La prima categoria è una tipologia di IA aperta a tutti, gratuita, modificabile e sviluppabile con possibilità di benefici e opportunità sociali. I firmatari aggiungono che questi modelli “rafforzano la sovranità e il controllo consentendo alle organizzazioni di scaricare e affinare i modelli ovunque vogliano, eliminando la necessità di inviare i propri dati altrove”.

I “multimodali”, tuttavia, sono dei modelli aperti che possono esplorare lo sviluppo dell’IA non solo attraverso il testo ma anche con immagini, voce e video. Esplorare le possibilità che questi strumenti offrono potrebbe “potenziare la produttività, guidare la ricerca scientifica e aggiungere centinaia di miliardi di euro all’economia europea”. Sono tipologie di IA molto comode e già parzialmente usate nella Pubblica Amministrazione, da ricercatori, start up e imprese. 

Nella lettera dunque si aggiunge che se lo sviluppo di questi importanti modelli pieni di possibilità se non saranno studiati in Ue, saranno certamente implementati altrove, “privando gli europei dei progressi tecnologici di cui godono le imprese negli Stati Uniti, in Cina e in India”.

Ispirazioni e accorgimenti

La relazione sulla competitività europea di Mario Draghi, da poco pubblicata, è stata una presa come ispirazione per la stesura di questa lettera. La necessità di “accelerare l’innovazione” è uno sforzo che le imprese chiedono all’Ue per avviare un cambiamento digitale e sociale radicale e permettere una maggiore integrazione europea nel mercato internazionale. 

Ma gli esperti delle Nazioni Unite (ONU) avvertono: il piano economico non deve essere l’unico paradigma dello sviluppo dell’IA. “Lo sviluppo, l’implementazione e l’uso di una tale tecnologia non possono essere lasciati ai soli capricci dei mercati. I governi nazionali e le organizzazioni regionali saranno cruciali, ma la natura stessa della tecnologia, transfrontaliera nella struttura e nell’applicazione, richiede un approccio globale”.

Articolo di T.S.

uspi

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