A poche settimane dal voto per l’approvazione dell’AI Act, la legge di riferimento per la normazione dell’Intelligenza Artificiale (IA), i negoziati si sono bloccati a causa dei tentennamenti della Francia, che si è imposta per ottenere regole più stringenti.
Lo stallo
Al 10 novembre, infatti, il confronto sull’AI Act ha visto Germania e Francia allontanarsi dalle discussioni sulla legge, soprattutto sui modelli fondativi.
Questo ha creato un problema importante, in quanto i due Stati sono anche i più impegnati nella creazione di campioni nazionali dell’IA generativa.
Il presidente francese Macron, intervenuto in streaming il 17 novembre a un incontro di startup ospitato dal proprietario di Iliad, ha chiesto all’Europa di “preservare l’innovazione”, sottolineando le “tentazioni punitive” dell’AI Act.
L’incontro del 6 dicembre
Con queste premesse, si arriverà, il 6 dicembre, a una nuova sessione di negoziati sulle regole per l’IA in Europa.
Considerando il fatto che la normativa dovrà essere approvata al più tardi entro febbraio, questa si configura come una delle ultime occasioni per trovare una quadra alla situazione.
Brando Benifei, relatore dell’AI Act al Parlamento Europeo, ha spiegato che l’idea della legge è quella di mettere dei paletti a monte, nella progettazione degli algoritmi, e di responsabilizzare gli stessi produttori di IA per la correttezza e la trasparenza della tecnologia che commercializzano.
Si è poi detto “fiducioso” sull’incontro del 6 dicembre, aggiungendo che l’Europa sta promuovendo un “patto volontario di collaborazione con le imprese, l’AI Pact”.
Considerando, infine, il fatto che siano state proprio le Big Tech a sostenere l’entrata in vigore di regole più severe, Tim Wu, professore della Columbia University e assistente del Presidente americano Biden sulle tech policy, ha sostenuto sul New York Times che una regolamentazione più stringente in entrata possa scoraggiare l’innovazione e le startup, rafforzando proprio i grandi monopoli.
Articolo di A.F.