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Agcom, terzo numero dell’Osservatorio sulla disinformazione online con focus sul Coronavirus

L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) ha pubblicato il terzo numero dell’Osservatorio sulla disinformazione online – Speciale Coronavirus.  Il dato più rilevante, è quello che riguarda la produzione di fake news sul Covid-19 da parte delle fonti di disinformazione: la percentuale è del 30% nel primo mese di graduale riapertura dopo il lockdown, in calo rispetto al periodo di massima infodemia che ha corrisposto con il picco di diffusione del virus. 

La terza edizione dell’Osservatorio, che include anche un focus specifico dedicato al 5G e alle false informazioni diffuse durante l’epidemia, è stata realizzata con la collaborazione di alcuni soggetti che partecipano alle attività del Tavolo Piattaforme digitali e Big data – Emergenza Covid-19, in particolare Auditel (per l’approfondimento sui video online), Audiweb (per quel che attiene alla fruizione online delle notizie), Comscore (per il confronto internazionale), Sensemakers-Shareablee (per l’analisi sui contenuti social) e Sogei (con particolare riguardo agli attacchi informatici legati al coronavirus). 

Dal report Agcom, si evince che la fruizione di internet da parte degli utenti è fortemente cresciuta durante tutto il periodo del lockdown e i dati rivelano che conseguentemente è aumentata anche la fruizione di notizie dai siti web di disinformazione (consultati dal 31% degli utenti online nel mese di marzo e dal 26% ad aprile).

Per quanto riguarda la componente social, diminuisce sia l’attenzione dedicata al tema dalle fonti informative (con una copertura dell’argomento che nelle ultime settimane si porta su livelli inferiori rispetto a quelli osservati per le fonti di disinformazione), sia il volume di interazioni da parte dei cittadini con tali contenuti.

Calo generalizzato nei principali Paesi europei per quanto riguarda il consumo di siti e app di informazione, social network e messaggistica. Il valore rimane comunque alto rispetto al dato precedente all’inizio della pandemia, e mostra come i cittadini europei si siano recati maggiormente sui siti delle fonti istituzionali, verso i quali l’attenzione è tornata a crescere in concomitanza degli annunci delle riaperture.

Nei mesi analizzati di aprile e maggio resta alto il numero di attacchi alla sicurezza informatica, soprattutto a livello internazionale. Sicuramente sono stati maggiormente colpiti i settori di pubblico interesse quali la ricerca, la sanità e lo smart working, novità del periodo di lockdown. L’Italia in particolare si colloca al primo posto in Europa e al secondo nel mondo (dopo gli Usa) per numero di nuove registrazioni malevole.

Irene Vitale

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