ROMA (ITALPRESS) – Si svolgerà giovedì prossimo alle ore 15, in piazza Montecitorio, la manifestazione “Sui bambini non si PASsa”, promossa da Cgil – Ufficio plitiche di genere, il Comitato “La PAS non esiste, ma il fatto sussiste” e Uil – Centro di ascolto mobbing e stalking contro tutte le violenze e coordinamento Politiche di genere, per chiedere l’immediata sospensione dei procedimenti di allontanamento di minori che si rifanno al censurato costrutto dell’alienazione parentale. Le promotrici presenteranno un manifesto in sette punti per rimettere al centro l’ascolto dei minori. Alla manifestazione aderiscono: Articolo Uno, Casa delle Donne di Roma, Comitato Madri Unite Contro La Violenza Istituzionale, Differenza Donna Onlus, DirRe – Donne in rete contro la violenza, DonnexDiritti Network, Maison Antigone, Padri in Movimento; Rete dei Telefoni Rosa. Interverranno: Anarkikka (autrice), Susanna Camusso (Cgil), Luisa Betti Dakli, (giornalista, DonnexDiritti), Elisa Ercoli (presidente, Differenza Donna), Chiara Franceschini (attivista, Lucha Y Siesta – DiRe), Andrea Mazzeo (medico psichiatra), Michela Nacca (avvocata, Maison Antigone), Jakub Stanislaw Golebiewski (presidente, Padri in Movimento), Giulia Vescia (avvocata, Lucha Y Siesta – DiRe), Ivana Veronese (Uil), Antonio Voltaggio (avvocato). Saranno presenti anche rappresentanti del Parlamento. “E’ necessario prendere coscienza che siamo in presenza di un fenomeno. Nei tribunali ordinari e minorili – dichiarano le promotrici – complice il proliferare di esose consulenze tecniche di ufficio che sposano il censurato costrutto dell’alienazione parentale, si dà ormai per assunto che quando un bambino, dopo la separazione, rifiuta la relazione con uno dei due genitori, la responsabilità è sempre dell’altro che ne ha condizionato il sentire. La prassi prevede che un’ordinanza del giudice obblighi il minore ad accettare il genitore che rifiuta, spesso senza indagarne le ragioni, arrivando anche a togliere l’affidamento del minore al genitore ‘alienantè (tipicamente la madre) per darlo al genitore ‘alienatò (tipicamente il padre), direttamente o con trasferimento in casa-famiglia. Un metodo che viola il diritto umano di ogni bambino al rispetto e alla tutela del proprio benessere psicofisico, oltre a far precipitare donne e minori in un calvario giudiziario ed economico senza fine, e a fornire uno strumento collaudato alla difesa di comportamenti abusanti o violenti”, concludono.
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