“Nasce da lontano” la scelta di far confluire l’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti italiani -INPGI-nell’INPS, o almeno la parte dei lavoratori dipendenti.
Lo afferma il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Informazione e all’Editoria, Giuseppe Moles, intervenendo al convegno “L’INPGI passa all’Inps. Come cambia la busta paga e il futuro previdenziale dei giornalisti”, organizzato dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei Consulenti del lavoro.
La soluzione del passaggio (contenuta nella Legge di Bilancio 2022 e operativa dal 1° luglio 2022) sarebbe “la più equa ed equilibrata e di fatto non penalizza la categoria”, ha proseguito Moles, “mette al sicuro una serie di prestazioni pensionistiche che rischiavano di essere messe in discussione”.
Il sottosegretario ha ripercorso i passi di questo periodo particolarmente difficile del comparto editoriale a cui bisognava trovare una soluzione stabile: “Certamente il Covid-19 e la crisi socioeconomica che ne è derivata hanno accentuato una serie di difficoltà, che abbiamo il dovere di superare. Da qui la soluzione che abbiamo individuato attraverso la commissione tecnica che abbiamo istituito del transito dell’INPGI 1 nell’INPS”.
“Ho ritenuto l’INPGI uno dei tasselli fondamentali per l’intero sistema e l’intera filiera del sistema editoriale italiano, quindi l’approfondimento, spesso informale, fatto tra di noi e con la presidenza del Consiglio e il ministro Orlando, è stato di prospettiva di medio-lungo periodo”.
“Il miglior compromesso possibile”
La presidente dell’INPGI, Marina Macelloni, ha spiegato, nel suo intervento, che la situazione patrimoniale dell’Istituto “era oggettivamente troppo stretta per essere recuperata, il disavanzo era insostenibile”, in quanto “il numero degli entranti nel mercato del lavoro, circa 1.000 è la metà di coloro che vi escono (500)”. Un dato “che si accompagna ad uno squilibrio delle retribuzioni medie dei giornalisti, pari a 20mila euro, contro i ratei pensionistici degli attuali giornalisti, tre volte superiori. Questo da’ origine a un disavanzo strutturale irrecuperabile. E il patrimonio netto nell’arco di 10 anni si sarebbe azzerato”.
Il disavanzo INPGI “per noi è molto piccolo”
“Tra tutti i fondi che abbiamo, l’INPGI rappresenta lo 0,1% dei contribuenti, lo 0,3% dei contributi, lo 0,1% dei pensionati. Il disavanzo di 200 milioni dell’INPGI per noi è un disavanzo molto piccolo nella gestione complessiva dei fondi dell’Istituto”, ha spiegato il presidente INPS, Pasquale Tridico.
Per fortuna. Quindi, la soluzione individuata potrebbe essere effettivamente “di medio-lungo periodo”.