Il 5° appuntamento con “I mercoledì degli editori” ha toccato temi molto attuali e interessanti, come il contributo pubblico ai giornali, fondamentale per tutelare il pluralismo dell’informazione e in generale il settore.
Gli ospiti, il Presidente FILE -Federazione Italiana Liberi Editori-, Roberto Paolo, Chiara Genisio, Vice Presidente FISC -Federazione Italiana Settimanali Cattolici- e Don Giorgio Zucchelli, Presidente USPI e Direttore de “Il Nuovo Torrazzo”, hanno accompagnato il Segretario Generale USPI, Francesco Saverio Vetere, e il Vice Segretario, Sara Cipriani, in una lunga ed approfondita conversazione sull’importanza di questo tipo di editoria, che nonostante i molti cambiamenti degli ultimi anni, in relazione al contributo pubblico al settore, continuano a svolgere professionalmente e attentamente il proprio lavoro, fornendo un servizio pubblico di indubbia importanza.
La situazione di lockdown ha creato danni ingenti a tutte queste tipologie di giornali, le persone uscivano poco e le stesse edicole spesso sceglievano di chiudere all’ora di pranzo per evitare ulteriori perdite. In generale le vendite sono calate drasticamente e le grosse difficoltà sono aumentate ovviamente con il crollo della raccolta pubblicitaria. Durante la pandemia, tutti questi giornali hanno riscoperto l’online, moltissimi si sono reinventati sul digitale per non patire troppo la condizione di blocco totale.
Secondo Roberto Paolo, Direttore del quotidiano “Roma”, il più antico quotidiano del mezzogiorno d’Italia (fondato nel 1862), “l’informazione è un bene importante per una democrazia, è un punto cardine, soprattutto quando si avvantaggia il pluralismo della stessa informazione. Questo mercato, lasciato a sé stesso, porta a delle ripercussioni che fanno male alla stessa democrazia, porta a monopoli e oligopoli”. Quindi, specifica Paolo, “a parte queste misure emergenziali del Covid-19 che hanno riconosciuto un contributo una tantum ai giornali per il consumo della carta (tranne a chi già riceve il contributo statale), per il resto le sovvenzioni statali vengono date (e sono state date) solamente ad alcune tipologie di giornali, perché ritenuti più meritevoli di altri”.
Genisio, sottolinea come il pluralismo sia elemento fondante per uno stato democratico, concetto più volte ribadito dallo stesso Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Io non credo che noi siamo ‘assistiti’, penso che lo Stato decide con i soldi di creare un certo tipo di società e in questa società democratica ci deve essere un pluralismo informativo e quindi contribuisce a permettere dei bilanci che poi alla fine sono a zero, perché non c’è lucro dietro”.
Zucchelli, vuole aggiungere, che “noi svolgiamo un servizio pubblico. Io racconto quello che avviene in città, faccio un servizio pubblico, perché i miei cittadini possano vivere in un modo migliore nell’ambiente in cui sono”. Poi sposta l’attenzione sui giornali locali: per loro, il finanziamento è particolarmente necessario non solo perché fanno un servizio pubblico, ma perché lo portano avanti in territori molto piccoli, dove altrimenti non ci sarebbe una vera informazione, perché i giornali nazionali (nonostante abbiano delle pagine locali) non coprono ovviamente aree così piccole.
Vetere, poi, chiede al Presidente FILE di chiarire quali giornali sono ammessi al contributo pubblico e Paolo spiega: “Sono un numero ridotto, perché devono avere delle determinate caratteristiche. Noi siamo fieri di prenderlo, perché siamo riconosciuti più meritevoli di altri. Perché lo Stato ha detto che riconosce il contributo a cooperative di giornalisti, fondazioni o enti morali che editano giornali. Oltre a questo, devi fare solo il giornale, non avere nessun’altra attività. Inoltre, nello Statuto deve essere chiarito che queste aziende non possono dividere gli utili”. Questi giornali, poi, spiega ancora Roberto Paolo, devono assumere giornalisti professionisti per ottenere il contributo e vengono (giustamente) sottoposti a molti controlli, severi e stringenti. “Quindi nessuno si arricchisce”. E Don Giorgio aggiunge: “questi giornali danno specifiche garanzie, non si danno i contributi a chiunque, almeno fino ad oggi”.
Vetere, poi, passa ad analizzare le nuove norme che lo scorso governo giallo-verde aveva introdotto, come la progressiva abolizione del contributo pubblico all’editoria, provvedimento che avrebbe segnato la fine di questi tipi di giornali. “Lo scopo della legge è quello di tutelare il pluralismo per quanto riguarda la diffusione dell’informazione a livello nazionale e locale”, quindi per fortuna l’attuale governo ha rimandato (per ora al 2021) l’abrogazione del contributo pubblico al settore, per il futuro, non ci resta che attendere.
“Per fortuna il nuovo governo ed il nuovo sottosegretario hanno aggiornato i criteri per l’assegnazione dei contributi e per fortuna hanno rimandato l’abrogazione graduale”, commenta Paolo, che poi prosegue, “noi stiamo chiedendo di rinviarlo ancora o di abolire direttamente questo comma (l’810 inserito da Vito Crimi quando era Sottosegretario con delega all’editoria), di rifare una riforma strutturale per i fondi all’editoria, per non uccidere tutti noi piccoli e piccolissimi”.
Tornando con la mente agli Stati generali dell’editoria, voluti dallo stesso Crimi, Genisio ricorda come in quella occasione furono presentati dei dati europei che spiegavano che tutti gli Stati sostenevano l’informazione. “Serve un cambiamento strutturale che metta davvero le basi per la tutela del pluralismo informativo. Non possiamo parlare solo di buona informazione, ci servono strutture per farla (internet, bande)”.
Vetere salutando gli ospiti, li ringrazia per aver “fatto chiarezza su un comparto del settore che spesso è stato ingiustamente accusato” e Cipriani sottolinea come nuovi modelli di informazione si sono fatti avanti negli ultimi anni (editoria digitale in particolar modo), quindi fa presente che il sistema dei contributi dovrebbe essere ripensato anche alla luce di questi nuovi (ma neanche troppo) soggetti del settore, che contribuiscono quotidianamente ad alimentare il panorama informativo italiano ed il pluralismo informativo.
Ci vediamo online mercoledì prossimo, 24 giugno, per il sesto appuntamento con “I mercoledì degli editori” di USPI, sempre ore 18:00, sempre sulla Pagina Facebook di Unione Stampa Periodica Italiana.
Inoltre, vi ricordiamo che potete rivedere il 5° incontro sulla pagina Facebook di USPI, o sul canale YouTube di USPI News.