I giornali sono in crisi. Lo sono a livello globale, a livello continentale e nazionale.
In parte la responsabilità è del poco valore della pubblicità, detenuta principalmente dalla TV -in Italia in primis-, ma il calo delle vendite delle copie cartacee è fortemente indicativo e potrebbe dipendere anche dai prezzi dei giornali che, soprattutto in Italia, superano l’euro di spesa preferendo ancora l’ampia foliazione, al contrario dei periodici americani e inglesi.
Bisogna considerare, in questo quadro di crisi, anche il ruolo e l’incidenza degli OTT: mentre Google è la vetrina che permette la crescita e maggiore visualizzazioni ai siti, Facebook è un social network che si sostituisce spesso ai giornali stessi, con notizie spacchettate e con una quantità di pubblicità che copre la maggior parte del mercato.
PUBBLICITÀ e IMPATTO DI FACEBOOK
La crisi, prima individuabile sulla carta stampata, si è estesa anche all’informazione online. Gli OTT, Facebook primo tra tutti, ha un dominio sul settore che si basa principalmente sulla pubblicità. Cala quella sui cartacei ma anche quella sugli online, letteralmente divorata da Google e Facebook. Tanto che anche il mercato dei giornali americani è in calo, nonostante la crisi cartacea sia effettivamente meno evidente per i giornali in lingua inglese, che possono contare su un bacino di utenti sicuramente maggiore. Nei Paesi emergenti -India e Cina in testa-, invece, le diffusioni dei giornali crescono, continuando a combattere l’analfabetismo, e l’online non sembra ancora minacciare effettivamente le vendite cartacee.
Il mercato della pubblicità è sempre più frammentato fra la televisione, che si accaparra i grandi budget, i milioni di siti internet che sicuramente hanno una piccola quota di mercato e Facebook che, inserendosi di prepotenza, ha oscurato gli editori, soprattutto i più piccoli che non hanno neanche i mezzi per affrontare le grandi policy degli OTT e quindi cercano di sopravvivere sulla vendita di copie -ormai principalmente online e tramite abbonamento.