Il tema della digitalizzazione è diventato centrale nell’ultimo anno. Si sta investendo sull’innovazione del nostro Paese e il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) permetterà di utilizzare 191 miliardi di euro nei prossimi anni.
Per questo è importante comprendere se i cittadini sono veramente consapevoli dell’importanza dei prossimi passi da compiere, che verteranno principalmente su due assi: digitalizzazione e sostenibilità (ambientale e sociale).
È quello che cerca di analizzare la ricerca “Italiani e Sostenibilità Digitale: cosa ne sanno, cosa ne pensano”, realizzata dal Digital Transformation Institute, la prima Fondazione di Ricerca italiana per la sostenibilità digitale.
“Il quadro che emerge dai dati – afferma Stefano Epifani, Presidente della Fondazione – è un quadro estremamente complesso e variegato, che fornisce alcune indicazioni fondamentali dalle quali partire per iniziare a disegnare quella nuova normalità che serve per rilanciare il nostro Paese”.
Nel nostro Paese la tecnologia in generale è ancora poco compresa o forse non del tutto conosciuta. Ben il 92% delle persone ritengono che il digitale sia fonte di opportunità (anche se il 71% ritiene che se ne debbano comprendere ancora i rischi), ma il 65% degli intervistati sostiene anche che esso è fonte di diseguaglianza, perdita di posti di lavoro ed ingiustizia sociale.
“È significativo, in tal senso – sottolinea Epifani – come la paura nei confronti della tecnologia aumenti proporzionalmente al diminuire della competenza: in altri termini meno si conoscono le tecnologie più le si temono. Questo ci deve insegnare molto sul ruolo centrale delle azioni delle Istituzioni rivolte ad aumentare il livello di consapevolezza e di competenza digitali degli italiani di ogni età”.
Sul tema, il ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, ha pensato di avviare un Servizio Civile digitale che possa permettere ai meno vicini alla tecnologia, di imparare quantomeno le basi da persone più giovani che possiedono più dimestichezza con i nuovi sistemi.
Gli italiani, di conseguenza, faticano anche a comprendere come l’uso della tecnologia nel pratico possa risultare uno strumento importante per la sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
La maggior parte dei cittadini, infatti, si dichiara consapevole delle opportunità che già oggi offre la tecnologia digitale per affrontare problemi ambientali o climatici, ma nella pratica quotidiana non fa quanto potrebbe per usarle come strumento di sostenibilità. Più della metà degli intervistati sostiene che l’impatto ambientale della digitalizzazione sia forte (61% del totale).
“La situazione non cambia di molto se guardiamo alla sostenibilità economica e sociale. Si pensi ad esempio al ruolo delle piattaforme digitali, dei social network, dei motori di ricerca: è evidente una forte difficoltà delle persone nel contestualizzare il problema in termini complessivi. Il 90% degli intervistati è d’accordo nell’affermare che aziende come Facebook, Google, Apple o Amazon abbiano oggi troppo potere rispetto alla possibilità di influenzare i comportamenti delle persone, ed una percentuale quasi analoga (87%) afferma – conseguentemente – che i Governi debbano preoccuparsi del problema. Tuttavia il 50% degli intervistati è dell’idea che esse debbano essere lasciate totalmente libere di agire sul mercato. Allo stesso tempo, il 92% delle persone sostiene che garantire la privacy degli utenti sia una priorità, ma il 50% sostiene anche che tutto sommato i servizi personalizzati siano più importanti della privacy. Insomma: stiamo ancora elaborando questa seconda parte di dati, che saranno presentati nelle prossime settimane, ma già emerge un quadro caratterizzato da moltissimi apparenti contrasti che dovremo comprendere in profondità. Farlo è fondamentale per capire come supportare il processo di sviluppo del PNRR dal punto di vista delle aziende, delle Istituzioni e, naturalmente, dei cittadini”, conclude Epifani.
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