ROMA (ITALPRESS) – Le norme per l’editoria contenute nel decreto Cura Italia sono “un primo passo cui farne seguire altri, meno timidi”. Lo afferma il segretario generale e presidente della Giunta esecutiva della Unione Stampa Periodica Italiana, Francesco Saverio Vetere, in un’intervista all’edizione online di Prima Comunicazione.
“Sono soprattutto i piccoli editori e quelli online che lanciano un grido d’allarme – spiega Vetere -. Schiacciati da un crollo pubblicitario quasi verticale, un gran numero di loro stanno continuando a lavorare per spirito di servizio alla collettivita’ ma assolutamente in perdita. Temiamo, come piccola e media editoria, locale e di nicchia, una chiusura ‘virale’ di testate a seguito della crisi da Coronavirus”.
Vetere conferma la bonta’ delle norme sul credito di imposta per gli investimenti pubblicitari e il suo ampliamento a tutti gli investimenti e non solo a quelli incrementali (come era negli scorsi anni). Ma ritiene che “sarebbe servito uno sforzo economico maggiore da parte del governo, secondo l’USPI, con un aumento del Fondo ad esso dedicato, perche’ se e’ vero che il tetto del credito di imposta alle aziende, professionisti e noprofit che comprano pubblicita’ sui giornali e periodici e’ ora fissato al 30 per conto (non piu’ al 75%), e’ vero anche che si e’ ampliata la platea dei possibili fruitori del ‘bonus'”.
Il presidente di Uspi sollecita anche “altre forme di sostegno, indispensabili alla sopravvivenza del settore. C’e’ un urgente bisogno di liquidita’ che viene segnalato dagli associati. Anche se non si e’ ancora focalizzato un intervento in tal senso. Si pensa intanto alla proposta di una rateizzazione degli oneri INPGI, da marzo ad agosto, a 24 mesi; alla rateizzazione dell’Iva nello stesso modo; al credito di imposta del 20-30% sugli stipendi pagati a dipendenti e collaboratori…”.
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