Unione Europea

Ue, si discute ancora sul “contributo equo” per gli OTT su costi infrastrutture

Continua il dibattito all’interno della Commissione Ue sulle azioni da intraprendere per dare un forte impulso alle telecomunicazioni. Il focus del discorso è il “contributo equo”. Si tratta di una quota richiesta agli OTT (Over The Top) per partecipare ai costi delle infrastrutture di connessione. Finora a interessarsi a queste spese sono solo le big telco (i grandi gruppi delle telecomunicazioni).

Il lavoro della Commissione

L’impegno europeo è rivolto all’abbattimento di tutte le limitazioni allo sviluppo delle reti in fibra e all’utilizzo del 5G. A tal proposito, nel febbraio scorso, la Commissione aveva proposto un “pacchetto connettività”, supportato da una legge, il “Gigabit infrastructure act”. È all’interno del pacchetto che si è parlato di “contributo equo”. La proposta voleva porre rimedio agli scontri tra big tech e big telco.

Già nell’ottobre 2022, le tlc avevano dovuto affrontare costi crescenti nella gestione delle infrastrutture di rete. Il rapporto del Berec, l’Organismo dei regolatori europei delle comunicazioni elettroniche, aveva sostenuto che non era il traffico online portato dagli OTT a gravare sui costi delle reti.

In risposta a questo studio, l’azienda Axon aveva calcolato per Etno (Associazione europea degli operatori di reti di telecomunicazioni) l’incremento dei costi generati dal traffico delle big tech sulle reti tlc. Il risultato ammontava a 15 miliardi l’anno. Di conseguenza è stata così giustificata la richiesta di un contributo da parte degli OTT.

L’intervento di Viola

Roberto Viola, Direttore generale della Commissione Ue per le reti di comunicazione, è intervenuto a un evento organizzato da Etno. In questa occasione, Viola ha specificato che l’Ue non ha ancora trovato un accordo definitivo circa il “contributo equo”.

“Se qualcuno si aspetta di leggere che abbiamo già deciso in una direzione”, per quanto riguarda il pagamento del contributo equo, “non lo troverà”, ha spiegato Viola.

In seguito, il Direttore generale si è dimostrato preoccupato all’idea che l’Europa non riesca a raggiungere l’obiettivo di connettività fissato al 2030. Questo prevede l’estensione della copertura 5G in tutte le aree popolate. Il futuro dell’Ue deve essere caratterizzato da una “società a distanza zero”.

Articolo di M.M.

uspi

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