La questione INGPI non si attenua dopo il discorso di fine anno del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il quale auspicava l’allargamento della “base della platea contributiva ai comunicatori” per “costruire un equilibrio finanziario che consenta all’INPGI di camminare con le gambe proprie”.
I consiglieri di amministrazione di “Sos Inpgi per il futuro” e “Stampa Libera e Indipendente”, Carlo Parisi, Elena Polidori e Daniela Stigliano, con i componenti del comitato amministratore dell’INPGI 2, Ezio Ercole e Orazio Raffa, come riporta Giornalistitalia.it, affermano che “l’emendamento approvato nella legge di Bilancio è stato, infatti, abbondantemente alleggerito nella parte che prevedeva il ristoro pluriennale, ad opera dello Stato, della fiscalizzazione degli oneri sociali e, solo per il 2021, delle maggiori spese per ammortizzatori sociali di cui si è fatto carico l’INPGI per tanti anni. E ha lasciato solo 6 mesi di tempo per trovare una soluzione».
Poi sottolineano che “il presidente del Consiglio non ha certo teso la mano alla salvaguardia delle pensioni dei giornalisti. Anzi. Ha “auspicato” un allargamento della platea degli iscritti anche ai comunicatori, intendendo probabilmente solo quelli pubblici, gli unici davvero rimasti sul tavolo del confronto tra INPGI e Governo, ma che potrebbero arrivare (forse) solo dopo la conclusione delle trattative per il rinnovo del contratto nella Pubblica amministrazione”.
“Certo, finora, a Palazzo Chigi – affermano “Sos Inpgi per il futuro” e “Stampa Libera e Indipendente” – le informazioni non è che siano arrivate sempre chiare e forti, tant’è che anche in occasione della conferenza stampa di fine anno Conte si è detto sorpreso da alcune osservazioni del presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna, che per primo ha lanciato l’appello al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per una garanzia pubblica dell’INPGI. Garanzia – ricordiamo – di fatto già esistente, considerato che, dal 2009, lo Stato rimborsa all’INPGI, attraverso il Fondo straordinario per gli interventi di sostegno all’editoria, i costi dei prepensionamenti dei giornalisti concessi in base alla legge sull’editoria n. 416 del 1981 ed autorizzati, di volta in volta, dal ministero del Lavoro. E reiterata oggi con il ristoro delle maggiori spese per ammortizzatori sociali”.
I consiglieri di opposizione poi proseguono: “Il presidente Conte, a Villa Madama, ha detto chiaramente che si aspetta che l’INPGI proceda con nuovi tagli, mentre la maggioranza che guida l’Istituto ha incredibilmente salutato con soddisfazione le sue parole. Del resto i vertici dell’INPGI il piano di tagli ce l’hanno già pronto. La presidente Macelloni l’ha fatto elaborare alla direzione generale e presentato in un CDA informale. Ecco tutte le “ipotesi di interventi” sul tavolo – su cui noi ci siamo detti decisamente contrari – che vanno persino oltre le richieste arrivate dal tavolo con il Governo. Il pacchetto risulta in alcuni punti addirittura anticostituzionale e nel complesso inaccettabile e provocatorio, soprattutto nelle parti in cui colpisce le fasce più deboli e i diritti dei giornalisti. Inoltre, anche applicati tutti insieme, questi interventi lacrime e sangue, che mettono le mani nelle tasche dei colleghi in attività e pensionati, non riuscirebbero comunque a salvare l’INPGI e le pensioni dei giornalisti. Con o senza i comunicatori”.
“È ormai improcrastinabile che il Governo prenda atto della fragilità prospettica del progetto di allargamento della platea, così inteso, e che chiarisca, una volta per tutte, le sue reali intenzioni rispetto ad una sopravvivenza di lungo respiro dell’Istituto. La fusione patrimoniale di INPGI 1 e 2, se finalizzata esclusivamente a ritardare il commissariamento, per noi è non solo inaccettabile, ma moralmente intollerabile, perché costruita ai danni dei più deboli e senza alcuna visione. Una manovra che respingeremo con tutte le nostre forze”.
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