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Stati generali editoria, critiche al contratto USPI | Vetere replica “Infondate e pretestuose”

L’ultima sessione nell’ambito degli Stati generali dell’editoria è stata quella dedicata ai giornalisti dal titolo evocativo “Oltre la crisi: le proposte dei giornalisti per cambiare passo”. Grandi assenti sono stati l’Ordine dei Giornalisti e la FNSI.
Angelo Baiguini del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, conferma che è stata una scelta voluta e aggiunge: “Sono qui in dissenso dalla decisione del Consiglio per ribadire che l’Ordine ha una sua funzione. Si può anche rimetterlo in discussione, riconoscerne i limiti, ma chi fa informazione deve avere un riferimento. Per questo spero l’appuntamento sia rimandato ai tavoli tematici e che l’Ordine entri in questa partita e giochi il suo ruolo”.
Per quanto riguarda la Federazione Nazionale Stampa Italiana, erano presenti all’incontro vari membri del Consiglio che hanno però preso la parola presentandosi come singoli giornalisti delle varie testate.

L’incontro si è aperto con gli interventi dei tre relatori al tavolo, Alberto Puliafito, Giornalista, scrittore e Direttore “Slow News”, Daniele Nalbone, Giornalista, scrittore e Responsabile web “Il Paese Sera”e Marco Gambaro, Professore di Economia e industria dei media Università di Milano.

Puliafito, chiamato a tratteggiare il nuovo giornalismo degli ultimi anni e il sistema di lavoro che sta cambiando, ha aperto il suo intervento criticando “il sindacato che ha accettato negli ultimi contratti ogni ribasso pur di tentare di tenere in vita” il sistema e subito dopo ha criticato il contratto USPI-FNSI, definendolo “contratto di lavoro sottopagato”, pensato per favorire aziende che fatturano 9-10 milioni di euro l’anno, permettendo ai giovani di entrare nel mondo del lavoro giornalistico con stipendi di 700-800 euro al mese.

Nel suo intervento, Claudio Silvestri, Segretario del sindacato unitario giornalisti della Campania, ha invece sottolineato come nella redazione di Slow News non sia presente l’applicazione di contratti giornalistici, criticando di fatto la scelta di selezionare proprio questa testata per raccontare il nuovo panorama della professione nella cornice di un così importante evento, tra l’altro istituzionale, per tutto il settore, quali gli Stati generali dell’editoria.[*]


[*] A seguito della pubblicazione del nostro articolo, riceviamo e pubblichiamo questa precisazione da parte del Direttore Responsabile di Paese Sera, testata giornalistica erroneamente citata nella precedente stesura del testo: “Il Paese Sera edita un giornale applicando regolarmente contratto giornalistico USPI-FNSI con una maggiorazione dei compensi legata ad una scelta di riconoscimento del valore del lavoro dei singoli. Il collega Claudio Silvestri non ha mai nel corso del suo intervento menzionato Il Paese Sera nei termini e nei modi riportati nell’articolo” – Rettificato l’8 luglio 2019


Le numerose richieste giunte dagli intervenuti della platea sono state, nuovamente, quelle presentate nei precedenti incontri: l’aiuto dello Stato a sostenere la fase di trasformazione, dalla formazione al rispetto contrattuale, senza tralasciare l’incremento delle nuove assunzioni.
Altre istanze, già manifestate nelle passate sessioni, riguardano l’importanza di regolamentare le Over The Top, le piattaforme che influiscono sul lavoro degli editori, la necessità di aprire tavoli di confronto con il governo che possano sostenere il momento di trasformazione del settore con incontri frequenti e scambi di visioni costanti e, infine, il dovere di tutelare liberi professionisti con l’eliminazione dei contratti co.co.co.

Alla fine dell’incontro il sottosegretario Vito Crimi, in merito alle molte assenze significative, ha dichiarato: “Prendo atto con tanta amarezza. L’idea degli Stati generali nasce con tanta, tanta buona fede da parte mia, mi immaginavo, nella mia ingenuità, che le cose andassero forse diversamente. Un mese e mezzo di lavoro, due incontri alla settimana con tutti i lavoratori del settore… Qualcuno ha boicottato o deciso di ignorare. Prendo atto, ma questa è un’occasione persa, e lo dico in particolare a chi ha deciso di non partecipare. A metà percorso avevo cominciato a dubitare della bontà dell’iniziativa, a domandarmi se andare avanti. Mi sono detto va bene, vuol dire che il settore si autoregolamenterà da solo, preferisce essere fagocitato da qualcuno, evidentemente gli aiuti di Stato non sono così importanti. Perché, attenzione, c’è chi chiede gli aiuti ma poi sotto sotto spera tanto che non ci siano, sapendo che chi aiuta a un certo punto può anche presentare il conto”.

Il Segretario Generale Francesco Saverio Vetere, nella giornata di oggi, ribatte alle critiche, affermando che si parla di un “Contratto che prevede come stipendio di entrata 1500 euro, con relativa tredicesima, che equivale, e supera in molti casi, gli stipendi di entrata nelle aziende di categorie come quelle degli ingegneri, per esempio.
Dire che è un contratto che rende i giornalisti sottopagati può voler dire due cose: o portare avanti una polemica dicendo qualunque sciocchezza pur di sostenerla, oppure non avere la minima idea del mercato del lavoro in Italia. Del resto sappiamo che ci sono persone disponibili a fare e dire e qualsiasi cosa a fini di polemica interna, perché di questo si tratta, nel settore giornalistico. Però non possiamo non notare che, soprattutto in contesti istituzionali di alto livello, qualcuno mostra di non essere idoneo alla rappresentanza di un settore serio e determinante come quello giornalistico.
Questo valga per tutti quelli che per fini personali recano danno alla loro stessa categoria”.

Irene Vitale

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