L’emergenza sanitaria mondiale ha aggravato le situazioni di crisi che minacciano la libertà di stampa, il diritto di fornire informazioni liberamente, indipendenti, diversificate e affidabili.
È ciò che emerge dall’edizione 2020 dell’Indice mondiale della libertà stampa elaborato dalla Ong ‘Reporters Sans Frontières’ (RSF), che afferma in primis che “il prossimo decennio sarà decisivo per il futuro del giornalismo” per comprendere in quale direzione andrà la libertà degli operatori dell’informazione nei 180 Paesi presi in analisi.
L’Indice mondiale della libertà di stampa valuta il livello di pluralismo, indipendenza dei media, ambiente per i media e autocensura, il quadro giuridico, la trasparenza e la qualità delle infrastrutture che sostengono la produzione di notizie e informazioni. Non valuta la politica governativa.
L’“indicatore globale” di RSF misura del livello di libertà dei media in tutto il mondo e, nel 2020, registra un lieve aumento dello 0,9%, anche se il calo è importante (circa del 12%) da quando l’Ong ha iniziato i report annuali. “La percentuale di Paesi che sono di colore bianco sulla mappa, ovvero quelli in cui la situazione della libertà di stampa è “buona”, è invariata all’8%, ma la percentuale di Paesi di colore nero, quelli invece in cui la situazione è “molto cattiva”, è aumentata di due punti percentuali, arrivando al 13%”.
Perché i prossimi dieci anni saranno fondamentali per la libertà di stampa? Il report parte dall’analisi di 5 tipologie di crisi convergenti che colpiscono il futuro del giornalismo e che in questo momento di emergenza sanitaria, si stanno notevolmente aggravando peggiorando la situazione generale: “una crisi geopolitica (dovuta all’aggressività dei regimi autoritari); una crisi tecnologica (a causa della mancanza di garanzie democratiche); una crisi democratica (dovuta a politiche di polarizzazione e repressive); una crisi di fiducia (dovuta al sospetto e persino all’odio nei confronti dei media); e una crisi economica (impoverimento del giornalismo di qualità)”.
“Stiamo entrando in un decennio decisivo per il giornalismo legato alle crisi che ne colpiscono il futuro”, ha affermato il segretario generale del RSF Christophe Deloire. “La pandemia del coronavirus illustra i fattori negativi che minacciano il diritto ad informazioni affidabili, ed è di per sé un fattore aggravante. Quali saranno le caratteristiche della libertà di informazione, pluralismo e affidabilità nel 2030? La risposta a questa domanda è stata determinata oggi. La crisi della sanità pubblica offre ai governi autoritari l’opportunità di attuare la famigerata ‘dottrina shock’, per approfittare del fatto che la politica è in attesa, l’opinione pubblica è stordita e le proteste sono fuori discussione, al fine di imporre misure che sarebbero impossibili in tempi normali”, ha aggiunto Deloire. “Per fare in modo che questo decennio decisivo non sia disastroso, le persone di buona volontà, chiunque essi siano, devono fare una campagna affinché i giornalisti possano svolgere il loro ruolo nella società, il che significa che devono avere la capacità di farlo”.
Passando ai dati, la classifica mostra al primo posto la Norvegia, Paese che mantiene la posizione da 4 anni ormai, seguono poi Finlandia, Danimarca, Svezia e Olanda tutti Paesi del nord Europa che mostrano come il Vecchio Continente sia ancora il posto dove la libertà di stampa viene maggiormente tutelata anche se alcuni Stati registrano ancora numeri bassi nel Ranking 2020 (la peggiore l’Ungheria all’89° posto). A seguire le Americhe, anche se non si possono non sottolineare le difficoltà registrate dai media in paesi come Usa e Brasile. In Africa sono aumentate le ingerenze, tra attacchi online e detenzioni prolungate. L’area Asiatica e Pacifica ha registrato un aumento delle violazioni alla libertà di stampa.
La parte bassa della classifica registra cambiamenti minori rispetto all’anno precedente, ultima la Corea del Nord (che nel 2019 occupava il 179° posto).
Il nostro Paese passa dalla 43esima posizione alla 41esima, ma registra un calo del -1,29% rispetto al dato del 2019. Nell’analisi italiana viene sottolineato come oltre 20 giornalisti costretti a vivere sotto protezione a causa delle minacce ricevute. “Il livello di violenza contro i giornalisti continua a crescere, soprattutto a Roma e nella regione circostante, e nel sud”, afferma il report nell’analisi che ci riguarda.
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