E’ il primo, nel suo genere, in Italia. Consentirà a tutti i giornalisti che lavorano diffondendo immagini e riprese televisive di esercitare la loro professione portando gli strumenti di lavoro nel Palazzo di giustizia e di muoversi professionalmente tra gli uffici giudiziari, secondo norme condivise.
Dal 16 settembre il protocollo, sottoscritto dalla Associazione Stampa Toscana e dal Consiglio dell’Ordine dei giornalisti della Toscana, è entrato in vigore e i fotoreporter e telecineoperatori potranno lavorare anche all’interno del Palazzo di giustizia attraverso l’accredito previsto.
In un comunicato riportato da entrambi gli organismi, Il presidente dell’AST Sandro Bennucci, e il presidente dell’ Odg della Toscana Carlo Bartoli, hanno ringraziato la presidente della Corte d’Appello di Firenze, Margherita Cassano, il procuratore generale presso la Corte d’Appello di Firenze, Marcello Viola, il presidente del Tribunale di sorveglianza di Firenze, Marcello Bortolato, il presidente del Tribunale di Firenze, Marilena Rizzo, il procuratore della Repubblica di Firenze, Giuseppe Creazzo, il presidente dell’Ordine degli avvocati di Firenze, Giampiero Cassi, per la sensibilità dimostrata e per il riconoscimento del ruolo dell’informazione anche all’interno degli uffici giudiziari.
Riportiamo, di seguito, il Comunicato firmato dal presidente della Corte d’Appello, Margherita Cassano:
«In data 11 settembre 2019 il Presidente della Corte d’Appello di Firenze, il Procuratore generale presso la Corte d’Appello di Firenze, il Presidente del Tribunale di sorveglianza di Firenze, il Presidente del Tribunale di Firenze, il Procuratore della Repubblica di Firenze, il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Firenze, il Presidente dell’Ordine dei giornalisti della toscana, il Presidente dell’Associazione stampa toscana hanno sottoscritto il Protocollo d’intesa contenente le linee guida condivise in ordine alle modalità d’accesso al Palazzo di giustizia e di documentazione dell’attività di cronaca giudiziaria.
Il Protocollo, frutto del lavoro svolto collegialmente, muove dalla condivisione dei seguenti principi:
– la libertà di stampa è espressione del diritto di manifestazione del pensiero sancito dall’art. 21 della Costituzione, cardine di ogni ordinamento democratico;
– il diritto di cronaca è riconducibile direttamente all’art. 21 della Costituzione;
– il diritto di espressione deve essere bilanciato con i diritti e gli interessi che di volta in volta gli si contrappongo: il diritto all’identità personale, alla riservatezza, alla reputazione, all’onore, aventi anch’essi dignità costituzionale, ex art. 2 e 3 della Costituzione; l’ordine e la sicurezza pubblica, tesi ad assicurare l’ordinato e proficuo svolgimento delle attività giudiziarie, la serenità degli attori del procedimento e di tutti coloro che vi prendono parte;
– la delicatezza e complessità dei valori in gioco richiede la più elevata professionalità e il più scrupoloso rispetto delle regole deontologiche da parte di magistrati, avvocati, giornalisti e loro collaboratori tecnici;
– la cronaca giudiziaria non deve mai vanificare il principio di pari dignità di ogni persona, solennemente affermato dall’art. 2 della Costituzione, e la presunzione di non colpevolezza, sancita dall’art. 27 della Costituzione;
– la elaborazione di regole e la loro preventiva conoscibilità sono funzionali a garantire la coerenza, l’uniformità, la trasparenza dei comportamenti».
(Foto in alto: Palazzo di giustizia di Firenze – da wikipedia.org – Di Freepenguin CC BY-SA 3.0)