“Quanta informazione richiedono i giovani? Verso quale tipo di informazione si orientano e cosa, invece, riescono a trovare? Perchè i giovani usano sempre più i social e sempre meno i mezzi tradizionali? In altre parole, cos’è che intercetta la domanda e la curiosità informativa dei giovani?”. Queste le domande a cui cerca di dare risposta il rapporto “L’informazione alla prova dei giovani”, pubblicato il 6 marzo scorso dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni.
Il Rapporto prima di tutto documenta chiaramente la fuga delle nuove generazioni dai mezzi tradizionali e afferma che probabilmente ciò è dovuto ad un’offerta informativa che non soddisfa le esigenze dei più giovani. L’altro dato che emerge dallo studio è una vera e propria “dipendenza tendenziale verso una sola fonte informativa”, la rete. “I giovani sembrano essere stati confinati in rete, più che confinarsi essi stessi”.
Lo studio conferma l’elevata domanda di informazione tra i giovani sottolineando però come essa si scontri con “limiti di confezionamento e stili espressivi appiattiti su un’offerta tradizionale, decisamente troppo poco aggiornata rispetto ai “linguaggi utenti”, favorendo una specie di segregazione dei giovani nel mondo della rete, che spesso l’unico medium in grado di dar voce alle loro esigenze informative”. Questo rapporto ha evidenziato con la forza dei numeri come l’informazione tradizionale rischi di deprimere, invece di stimolare, le nuove generazioni che non si sentono rappresentate, per tipologia di contenuti (i giovani richiedono ad esempio molta più scienza e tecnologia di quanto sia oggi presente nei media tradizionali), per punti di vista, per stili di comunicazione.
È palese l’esistenza di una frattura generazionale nell’accesso all’informazione, già mostrata in altri studi precedenti. In ogni caso, i giovani consumano un diverso tipo di notizie rispetto alle generazioni più mature, lo fanno attraverso apparecchi diversi (quasi sempre i cellulari), da fonti diverse (alle volte testate online, altre da influencer e blogger) e soprattutto attraverso intermediari nuovi (molto spesso i social).
Dal report si osserva un’elevata fruizione di informazione da parte dei giovani (18-24 anni) e dei giovani-adulti (25-34 anni) indipendentemente dal mezzo utilizzato (televisione, radio, quotidiani e online); per l’Italia la quasi totalità dei giovani si informa almeno una volta a settimana, ma spesso la frequenza con cui ci si informa è anche maggiore. In ogni caso, l’Italia emerge come un Paese in cui il tasso di informazione giovanile è assai elevato.
Naturalmente queste fasce generazionali sono quelle che trainano la società verso l’ecosistema digitale che ormai riveste un ruolo cruciale nella società moderna in generale, e nel mondo giovanile in particolare.
Purtroppo troppo spesso ci si dimentica, soprattutto tra i più giovani, che internet fornisce un enorme ventaglio di servizi, attività, notizie e che quindi dovrebbe essere maggiormente sfruttata la sua complessità e pluralità informativa, invece di essere trattato come un unicum, limitando quindi le sue potenzialità.
“Internet è l’unico mezzo di comunicazione che vede la fascia giovanile superare la media della popolazione”, infatti il web rappresenta per molti giovani “un luogo di scambio di esperienze molto significativo: le azioni informative di condivisione, di commento, di partecipazione a discussioni o anche semplicemente di apposizione di un like riproducono uno spazio di espressione, di opportunità, di libertà e di scambio gratuito di idee che arricchisce il bagaglio personale di esperienze”.
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