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Pirateria TV: attivo il 37% degli italiani, 617 milioni di mancati incassi

I nuovi dati FAPAV sulla pirateria audiovisiva in Italia, riferiti all’anno 2017

Il fenomeno della pirateria audiovisiva si attesta al 37%, due punti percentuali in meno rispetto al 2016, e scende il numero dei “pirati” giovanissimi. I mancati incassi per l’industria sfiorano i 617 milioni di euro e il danno stimato all’economia italiana supera il miliardo, con quasi 6000 posti di lavoro a rischio.

Questi i dati presentati dalla FAPAV (Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali), in collaborazione con la società demoscopica Ipsos, alla Casa del Cinema di Roma durante un evento patrocinato dal Consiglio Superiore della Magistratura, dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dall’ Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni.

La ricerca è stata realizzata analizzando il fenomeno illegale dal punto di vista economico e sociale, intervistando adulti e ragazzi under 15 sulle loro abitudini nel corso dell’anno 2017.

Se si pensa ancora alla pirateria, si legge nel comunicato stampa di presentazione, come un fenomeno svolto in gran segreto, dentro scantinati o stanze buie, da individui pronti a scaricare illegalmente l’universo mondo, si ha un’idea forse più da “setta dei pirati estinti” che da nativi digitali. Le nuove tecnologie, invece, hanno reso più semplici la modalità di accesso ai contenuti pirata, disponibili in qualunque luogo, in qualunque momento e attraverso qualunque device.
Allo stesso tempo, però, è cresciuta anche l’offerta legale e si è modellata sui bisogni del consumatore e su uno stile di vita dinamico e interconnesso. È dunque in aumento la propensione degli utenti a rivolgersi al mercato legale nell’impossibilità di accedere a contenuti pirata, supportati anche dal fatto che l’offerta è disponibile in mobilità, su device sempre più tecnologici e performanti.

SINTESI DELL’INDAGINE
Riportiamo i dati principali:
2 internauti su 3 guardano illegalmente contenuti audiovisivi;
il 37% della popolazione italiana ha piratato almeno una volta un contenuto nel corso del 2017: si tratta del 70% degli utenti Internet;
– rispetto alla precedente indagine si registra un lieve calo di 2 punti percentuali nel numero di pirati e una diminuzione del 6% nel numero di atti di pirateria dichiarati nel corso dell’ultimo anno, che sono stati oltre 630 milioni;
– nel 2017, la diffusione anche tra i pirati di soluzioni legali flessibili e accessibili seppur non appaia aver ridotto la diffusione della pirateria ha sicuramente contribuito a ridurne la portata.

Il film è ancora il contenuto più piratato dagli Italiani (30%, -3% rispetto al 2016), seguito dalle serie TV (21%) e dai programmi televisivi (19%). Lo streaming è la forma di pirateria più diffusa (26%) ma cresce di 5 punti percentuali l’incidenza del download (22%), soprattutto su film e programmi.

Chi è il pirata del 2017?
È un Internet user che guarda prevalentemente film e lo fa preferendo lo streaming, anche se il download illegale è in crescita. Tra i pirati c’è una maggior concentrazione di soggetti con una istruzione medio alta, lavoratori autonomi e liberi professionisti: sono a conoscenza che la pirateria è un reato, e sanno come trovare illegalmente sul web i vari contenuti.

In calo la pirateria audiovisiva “under 15”
Tra i giovanissimi la pirateria è più diffusa, anche se in calo di 7 punti percentuali rispetto al 2016. Tra gli under 15, il 44% ha praticato almeno una forma di pirateria nel 2017, quasi tutti (93%) almeno una di tipo digitale, con una altissima preferenza per i film (90%). Chi pirata di più sono i giovani delle scuole medie. Come per gli adulti, lo streaming è la modalità di accesso preferita ai contenuti illegali (34%), seguito dal download/P2P (23%).

La risposta dell’industria audiovisiva alla pirateria
Negli ultimi anni, grazie da una parte allo sviluppo tecnologico di reti e device e dall’altra alla crescita dell’offerta legale di contenuti audiovisivi, si sta facendo sempre più largo tra i consumatori, e anche tra i pirati, la percezione che l’offerta legale è oggi flessibile e modellata sui bisogni dello spettatore. Aumenta, infatti, del 4% la percentuale di utenti che, di fronte ad un sito pirata oscurato, si rivolge ad una alternativa legale a pagamento, arrivando al 30%.

I danni provocati dalla pirateria
Per l’industria audiovisiva il danno è elevato, anche se calano le fruizioni perse: sono 110 milioni pari a un danno di 617 milioni di euro. Nel complesso si stima una perdita occupazionale pari a 5.700 posti di lavoro, una perdita di fatturato per l’intera economia italiana di oltre 1 miliardo di euro (diminuita del 13% rispetto al 2016 ma sempre rilevante) e una incidenza sul PIL pari a 369 milioni di euro (in calo del 14% rispetto al 2016).

La consapevolezza degli italiani sui danni provocati dalla pirateria
La consapevolezza dell’illegalità della pirateria cresce negli under 15: il 78% dei pirati è a conoscenza di compiere un reato (era il 69% nella precedente rilevazione). Tuttavia, tra i pirati è ancora scarsa la percezione sui danni generati sul piano culturale ed economico: il 72% degli adulti e l’82% degli adolescenti non ritiene che piratare sia un comportamento grave.
«I dati presentati – ha dichiarato Federico Bagnoli Rossi, Segretario Generale FAPAV – rivelano una sostanziale stabilità dell’incidenza della pirateria. Emerge, comunque una leggera contrazione che riteniamo sia dovuta da una parte al rafforzamento dell’attività di enforcement e di sensibilizzazione del consumatore, e dall’altra alla crescita dell’offerta legale, sempre più ricca e diversificata. Oggi, dovunque e in qualunque momento, ognuno di noi può legalmente fruire del suo contenuto preferito. L’indagine ci dice anche che il fenomeno è in calo soprattutto tra i giovanissimi, nei confronti dei quali non possiamo assolutamente abbassare la guardia ma dobbiamo proseguire con le attività educational».

Azioni e strategie di contrasto alla pirateria
Tra le modalità di contrasto al fenomeno, oltre alla denuncia, l’oscuramento dei siti appare quello più efficace: circa un terzo dei tentativi di accesso a siti «oscurati» si trasforma in fruizioni legali.


«Siamo convinti, e i dati ce lo confermano, – ha sostenuto Bagnoli Rossi – che la strada intrapresa è quella giusta anche se c’è ancora molto da fare. Le nostre priorità, al momento, sono rappresentate da un inasprimento della normativa che regola il camcording, ossia l’illecita registrazione video o audio di un film in sala, e il superamento dei problemi derivanti da quei servizi che celano i reali intestatari dei siti web e degli hosting provider che li ospitano. Inoltre, il blocco IP a livello amministrativo per quei siti massivi che diffondono contenuti illeciti è una misura che continuiamo a ritenere necessaria, come anche l’obbligo da parte delle piattaforme di assicurare lo stay down di contenuti rimossi in precedenza. Al fine di ottenere un mercato digitale realmente competitivo è necessaria, infatti, una assunzione di responsabilità da parte di tutti i soggetti che operano sul web e ci auguriamo che si possano fare degli ulteriori sforzi al riguardo. La via giudiziale, infine, rappresenta un ulteriore pilastro fondamentale per le attività antipirateria in virtù della giurisprudenza creatasi in questi anni che ha rafforzato la tutela delle opere e dei titolari dei diritti».

Il percorso deve però essere condiviso da una pluralità di soggetti: aziende dell’industria culturale, Istituzioni e autorità competenti, oltre ovviamente a tutti gli operatori intermediari della comunicazione.

uspi

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