Papa Francesco e i tre verbi del giornalista: “Ascoltare, approfondire, raccontare”

Il discorso del Pontefice in occasione del conferimento delle Insegne di Cavaliere e Dama di Gran Croce dell’Ordine Piano.

Sabato scorso, 13 novembre 2021, presso la Sala del Concistoro in Vaticano, si è svolta la cerimonia del conferimento delle “Insegne di Cavaliere e Dama di Gran Croce dell’Ordine Piano”.

Premiati due esperti giornalisti, che sempre hanno seguito i Papi, l’informazione sulla Santa Sede e più in generale la Chiesa Cattolica.

Una è la “decana”, Valentina Alazraki: 47 anni che fa i voli papali. Giovanissima era salita per la prima volta sull’aereo che portava San Giovanni Paolo II Puebla, nel 1979.

L’altro è il “decano”, Phil Pullella, anch’egli veterano e ben noto protagonista dell’informazione vaticana.

IL DISCORSO DI FRANCESCO

Riportiamo, in sintesi, le frasi più significative del discorso che il Papa ha pronunciato in tale occasione:

Il giornalismo come missione

«Al giornalismo si arriva non tanto scegliendo un mestiere, quanto lanciandosi in una missione.esordisce il Papa –  Un po’ come il medico, che studia e lavora perché nel mondo il male sia curato. La vostra missione è di spiegare il mondo, di renderlo meno oscuro. Di far sì che chi vi abita ne abbia meno paura e guardi gli altri con maggiore consapevolezza, e anche con più fiducia».

«È una missione non facile.  – commenta il pontefice È complicato pensare, meditare, approfondire, fermarsi per raccogliere le idee e per studiare i contesti e i precedenti di una notizia. Il rischio è quello di lasciarsi schiacciare dalle notizie invece di riuscire a dare ad esse un senso».

L’incoraggiamento in tre verbi

«Per questo vi incoraggio a custodire e coltivare quel senso della missione che è all’origine della vostra scelta. E lo faccio con tre verbi che mi pare possano caratterizzare il buon giornalismo: ascoltare, approfondire, raccontare», specifica Francesco.

1. “Ascoltare”

«Ascoltare, per un giornalista, significa avere la pazienza di incontrare a tu per tu le persone da intervistare, i protagonisti delle storie che si raccontano, le fonti da cui ricevere notizie.  – sostiene il Papa – Ascoltare va sempre di pari passo con il vedere, con l’esserci: certe sfumature, sensazioni, descrizioni a tutto tondo possono essere trasmesse soltanto se il giornalista ha ascoltato e ha visto di persona».

«Questo significa sottrarsi sottrarsi alla tirannia dell’essere sempre online, sui social, sul web».

«Il buon giornalismo dell’ascoltare e del vedere ha bisogno di tempo. Non tutto può essere raccontato attraverso le email, il telefono, o uno schermo. Abbiamo bisogno di giornalisti disposti a “consumare le suole delle scarpe”, a uscire dalle redazioni, a camminare per le città, a incontrare le persone, a verificare le situazioni in cui si vive nel nostro tempo», conclude la prima riflessione.

2. “Approfondire”

«La seconda, approfondire, è una conseguenza dell’ascoltare e del vedere. Ogni notizia, ogni fatto di cui parliamo, ogni realtà che descriviamo necessita di approfondimento. Nel tempo in cui milioni di informazioni sono disponibili in rete e molte persone si informano e formano le loro opinioni sui social media, il contributo più importante che può dare il buon giornalismo è quello dell’approfondimento», afferma il Pontefice.

Papa Francesco e Valentina Alazraki

Per Francesco: «Infatti, che cosa potete offrire in più, a chi vi legge o vi ascolta, rispetto a ciò che già trova nel web? Potete offrire il contesto, i precedenti, delle chiavi di lettura che aiutino a situare il fatto accaduto».

«Lo sapete bene che, anche per ciò che riguarda l’informazione sulla Santa Sede, non ogni cosa detta è sempre “nuova” o “rivoluzionaria”. La Tradizione e il Magistero continuano e si sviluppano confrontandosi con le esigenze sempre nuove del tempo in cui viviamo e illuminandole con il Vangelo», chiosa la seconda riflessione.

3. “Raccontare”

«Il terzo verbo è raccontare. Raccontare significa non mettere sé stessi in primo piano, né tantomeno ergersi a giudici, ma significa lasciarsi colpire e talvolta ferire dalle storie che incontriamo, per poterle narrare con umiltà ai nostri lettori», annota il Capo della Chiesa.

«La realtà è un grande antidoto contro tante “malattie”. La realtà, ciò che accade, la vita e la testimonianza delle persone, sono ciò che merita di essere raccontato».

«Abbiamo tanto bisogno oggi di giornalisti e di comunicatori appassionati della realtà, – annota il Papa capaci di trovare i tesori spesso nascosti nelle pieghe della nostra società e di raccontarli. Permettendo a noi di rimanere colpiti, di imparare, di allargare la nostra mente, di cogliere aspetti che prima non conoscevamo».

«La diversità di approcci, di stile, di punti di vista legati alle differenti culture o appartenenze religiose è una ricchezza anche nell’informazione», conclude la terza riflessione.

Papa Francesco e Phil Pullella

L’informazione sulla e nella Chiesa

«Vi ringrazio anche per quanto raccontate su ciò che nella Chiesa non va, per quanto ci aiutate a non nasconderlo sotto il tappeto e per la voce che avete dato alle vittime di abuso, grazie per questo», dice il Pontefice.

«La Chiesa, composta da uomini e donne peccatori come tutti, è nata ed esiste per riflettere la luce di un Altro, la luce di Gesù, proprio come fa la luna con il sole. La Chiesa esiste per portare al mondo la parola di Gesù e per rendere possibile oggi l’incontro con Lui vivente, rendendosi tramite del suo abbraccio di misericordia offerto a tutti».

La verità ci rende liberi

Nel finale, i ringraziamenti di Francesco: «Grazie, cari amici, per questo incontro. Grazie a tutti voi per il lavoro che fate. Grazie per la vostra ricerca della verità, perché solo la verità ci rende liberi. Grazie!».

Per leggere il discorso completo: clicca qui.

(Tutte le foto sono tratte da: https://www.vatican.va/content/francesco/it/events/event.dir.html/content/vaticanevents/it/2021/11/13/onoreficenze-giornalisti.html)