Prosegue la storia infinita per le elezioni dell’Ordine dei Giornalisti, per il rinnovo dei vertici degli Ordini regionali e di quello nazionale per il triennio 2020/23.
“L’obiettivo del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti resta il rinnovo degli organismi anche col voto telematico oltre che con quello in presenza ma la legge prevedeva la formale convocazione delle elezioni e così sono state indette nelle date a partire dal prossimo 11 aprile (a seguire 18 e 25 aprile per gli eventuali ballottaggi)”, spiega il Cnog in una nota.
“Abbiamo fatto il nostro dovere di gestori di ente pubblico” prosegue, “rispettando una norma incongrua che consente di introdurre il voto telematico fissando però termini inosservabili, come è stato precisato in un autorevole parere dottrinale (nota dello Studio Legale Sanino)”.
Quindi, secondo il Cnog è impossibile portare a termine la procedura in via telematica a meno che la legge non cambia: “Ora ci aspettiamo che altrettanto faccia il legislatore correggendo le storture che ha determinato e consentendo – se vuole essere coerente con sé stesso – di procrastinare il voto, come accaduto nel recente passato senza pandemia e senza una novità storica come il voto telematico”.
È un “diritto acquisito” dei giornalisti quello di “potersi esprimere nelle urne virtuali senza essere costretti a spostarsi da un capo all’altro della propria regione di appartenenza, visto che sempre la normativa vigente consente di allestire non più di tre seggi fisici”. Una difficoltà oggettiva, aggravata dalla situazione pandemica attuale.
Quindi non resta che aspettare la risoluzione della crisi di governo per poter avere “una diretta interlocuzione col Ministro della Giustizia competente a proporre urgenti soluzioni legislative, dopo aver già preso contatti con i sempre disponibili Uffici di via Arenula”.
Dal Cnog chiariscono che “l’aver indicato la data delle elezioni costituisce, nell’auspicio dell’Ordine, una soluzione-ponte per consentire l’intervento normativo senza violare la legge attualmente vigente, appena dopo aver appreso dalla società di committenza pubblica che i tempi per arrivare, tramite procedura negoziata, alla disponibilità della piattaforma unica avrebbero superato quelli in termini di diritto disponibili”.
Anche la firma della convenzione con Invitalia, identificata come affidataria per la gara d’appalto per la scelta della piattaforma che renderà possibile il voto online, è stata sospesa “per impossibilità giuridica, in attesa di una nuova normativa”.