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Ministro Gualtieri: nella manovra economica per il 2020 sarà operativa la Web tax

E’ quanto annunciato dal ministro dell’Economia dopo l’ultimo vertice dell’Ecofin. «Non vogliamo solo la digital tax italiana – ha precisato – ma vogliamo che sia collocata dentro una misura definita sul piano internazionale».

La Web tax sarà attuata in Italia con il nuovo anno. Lo ha anticipato il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, a margine della sua partecipazione al vertice del Consiglio “Economia e finanza” della UE (c.d. Ecofin) tenuto il 10 ottobre scorso a Lussemburgo.

«Come è noto – ha ricordato il ministrol’Italia ha già la digital tax, e noi la faremo entrare in vigore dal primo gennaio. E’ uno dei componenti della manovra».

«La misura c’eraha spiegatoma non operativa. Non vogliamo solo la digital tax italiana, ma vogliamo che sia collocata dentro una misura definita sul piano internazionale».

La web tax era stata prevista dalla manovra 2019: il Mef, il Mise, le Authority delle comunicazioni e della privacy, insieme all’Agenzia per l’Italia digitale avrebbero dovuto varare le regole attuative entro 4 mesi dall’entrata in vigore della legge di bilancio (1° gennaio). In realtà i decreti non erano stati varati in attesa di una decisione a livello Ue. A Bruxelles però i lavori si erano arenati in vista delle elezioni dello scorso maggio.

Cosa prevede la web tax italiana

I commi da 29-bis a 29-quaterdecies della legge 145/2018 hanno fissato il prelievo della Web tax nella misura del 3% sui ricavi derivanti da servizi digitali effettuati da imprese o gruppi di imprese, con volume complessivo di ricavi non inferiore a 750 milioni di euro (di cui almeno 5,5 milioni derivanti da servizi digitali realizzati in Italia), a favore di tutti gli utenti localizzati in Italia.

Tre ambiti di applicazione della nuova tassa: la pubblicità mirata agli utenti online; la fornitura di beni e servizi venduti su piattaforme digitali; e la trasmissione di dati degli utenti e generati dall’utilizzo di un’interfaccia digitale.

Il prelievo colpisce soltanto il B2B: saranno quindi esclusi servizi come Netflix e Spotify. Tra le aziende target potranno esserci Google, Facebook e Amazon sui business relativi alla pubblicità come pure i servizi offerti da Alibaba ed eBay. Si teme che il prelievo possa però ripercuotersi pure sulle medie-grandi imprese italiane che vendono, anche oltre confine, prodotti made in Italy.

E’ previsto che l’imposta debba essere versata entro il mese successivo a ciascun trimestre e alla presentazione della dichiarazione annuale dell’ammontare dei servizi tassabili prestati entro 4 mesi dalla chiusura del periodo d’imposta.

La proposta OCSE

L’ Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico presenterà una proposta al prossimo G20 dei ministri delle Finanze, in programma il 17 e il 18 ottobre a Washington. Una riforma che dovrebbe mettere d’accordo America, Cina ed Europa.

Angel Gurria da wikipedia.com. di World Economic Forum – Flickr: licenza CC BY-SA 2.0)

Come ha sottolineato il Segretario generale, Angel Gurria, occorre «assicurare che i grandi e assai redditizi gruppi multinazionali, incluse le società digitali, paghino le tasse dovunque abbiano significativi legami diretti con i consumatori e generino i loro profitti».

La prima reazione di segno positivo è arrivata da Amazon. Le proposte Ocse «rappresentano un importante passo avanti», ha scritto in una nota l’azienda leader delle vendite on-line, determinata a «raggiungere una soluzione basata sul consenso. Anche per limitare il rischio di doppia tassazione e misure unilaterali distorsive e creare un ambiente che favorisca la crescita del commercio globale, che è vitale per i milioni di clienti e venditori che Amazon supporta nel mondo»

Per tornare alle parole del ministro italiano: «Noi faremo comunque la nostra, ma siamo parte attiva del negoziato che proseguiremo a Washington al G20», ha concluso Gualtieri.

(Foto in alto: Roberto Gualtieri, da wikipedia.com. Autore Arno Mikkor – Flickr, licenza CC BY 2.0)

uspi

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