Per il Consiglio d’Europa, sono 29 i giornalisti minacciati in Italia in 5 anni. Secondo il Ministero dell’Interno e “Ossigeno”, molti di più.
L’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa ha approvato a larga maggioranza la Risoluzione 2317 (2020) con la quale ha lanciato un allarme per il grave deterioramento della libertà di stampa in moltissimi paesi membri, a causa di una pioggia di minacce e intimidazioni a giornali e giornalisti e di misure che limitano l’esercizio della professione giornalistica e di conseguenza restringono la libertà nel campo dell’informazione e della discussione pubblica. Il documento approvato, dal titolo “Minacce alla libertà dei media e alla sicurezza dei giornalisti in Europa” richiama i governi dei 47 paesi a fare di più, molto di più per tutelare la libertà di stampa e la sicurezza dei giornalisti in ciascun paese.
Questa forte presa di posizione, informa Alberto Spampinato sul sito di Ossigeno per l’informazione, si aggiunge ad altri accorati allarmi lanciati negli anni scorsi da molte organizzazioni internazionali altrettanto autorevoli (Onu, Unesco, Osce, Parlamento Europeo). Allarmi che purtroppo sono caduti nel vuoto.
La presa di posizione del Consiglio d’Europa del 28 gennaio scorso fa leva su il gran numero di intimidazioni, minacce e altre gravi violazioni del diritto all’informazione rilevate in modo preciso da osservatori indipendenti per conto dello stesso Consiglio d’Europa dal 2015 al 2019.
Nella relazione che ha portato all’approvazione del documento, Lord George Foulkes della Commissione per la cultura, la scienza, l’istruzione e i media ha sostenuto che il Consiglio d’Europa ha ancora una conoscenza piuttosto limitata di ciò che effettivamente avviene nella realtà nei suoi paesi membri e, quindi, per primo, dovrebbe fare di meglio e di più.
Secondo quanto sostenuto da Spampinato, il problema nasce dal fatto che il Consiglio d’Europa acquisisce informazioni sul fenomeno delle intimidazioni e minacce ai giornalisti esclusivamente sulla base degli alert pubblicati nella sua “Piattaforma per promuovere la protezione del giornalismo e la sicurezza dei giornalisti”, lo strumento che ha istituito al suo interno cinque anni fa, proprio allo scopo di conoscere le più gravi violazioni che si verificano paesi membri e per chiedere spiegazione su di essi ai governi competenti.
Questa importante Piattaforma però, riferisce Ossigeno, raccoglie poche informazioni e pubblica poche segnalazioni. Molte meno di quelle raccolte dalle ONG di settore.
L’esempio italiano
La non corretta informazione della Piattaforma del Consiglio d’Europa per ciò che è accaduto in Italia negli ultimi cinque anni, ad esempio, risulta dal confronto di questi dati con quelli prodotti da altre fonti attendibili. Sotto la tabella che riassume la situazione:
Per il biennio 2018-2019, il Ministero dell’Interno ha reso note 157 intimidazioni e minacce commesse in Italia contro i giornalisti, cioè otto volte di più. Nello stesso biennio “Ossigeno per l’Informazione”, ne ha pubblicato 533 (26 volte più della Piattaforma). Mentre per l’intero quinquennio 2015-2019 Ossigeno ha pubblicato 1886 violazioni commesse in Italia (65 volte più delle 29 pubblicate sulla Piattaforma. La disparità relativa alla sola Italia è dunque abissale.
“Speriamo che l’Assemblea Parlamentare voglia prendere in considerazione il problema qui esposto e possa assumere delle iniziative per dotare il Consiglio d’Europa di una capacità di osservazione ben più ampia e adeguata alla gravità del fenomeno delle intimidazioni e delle minacce ai giornalisti e alla libertà di informazione”, ha concluso l’articolo Spampinato.