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Milena Gabanelli, le notizie a pagamento come scudo alle fake news

“Qualità, tempestività, selezione, autorevolezza e completezza hanno un prezzo. I professionisti e il loro lavoro vanno pagati”.

Milena Gabanelli e Martina Pennisi hanno affrontato lo spinoso argomento delle Fake news, in un lungo articolo pubblicato sul Corriere.it.
Secondo le due giornaliste, viviamo circondati da falsari che vendono i loro prodotti si internet. Come i “vu cumprà” (termine che si trova sul vocabolario online della Treccani) per strada. Già nel 2006, hanno ricordato, Lvmh accusava eBay di ospitare il 90 per cento dei prodotti, spacciati per originali, con il suo marchio. Lo scorso 16 novembre un centinaio di imprese hanno scritto una lettera alla Commissione europea, preoccupate per la contraffazione su Amazon o Alibaba.

Nel campo della informazione, hanno sottolineato Gabanelli e Pennisi, il problema delle false notizie è più grave, ma di difficile soluzione. Tanto da redigere interessanti ‘Istruzioni per l’uso’. «Dobbiamo, in primis imparare a navigare consapevolmente, verificando fonti e firme e assumendoci la responsabilità di quanto condividiamo. – hanno scritto le autrici – E dobbiamo renderci conto come l’illusione dell’informazione gratuita abbia contribuito all’implosione del contesto in cui le fake news e i loro produttori hanno trovato terreno fertile».

Queste le conclusioni (e soluzioni) a cui Gabanelli e Pennisi sono giunte: «Qualità, tempestività, selezione, autorevolezza e completezza hanno un prezzo. I professionisti e il loro lavoro vanno pagati». Ciò non significa riproporre i metodi di pagamento tradizionali, hanno sottolineato, «ma che i lettori debbano avere online la possibilità di consumare notizie e approfondimenti autorevoli, pagandoli con le modalità adatte a mezzi e prodotti. La sola pubblicità non basta, ed è essa stessa parte della riflessione con la necessità degli inserzionisti di venire associati solo a materiale verificato e verificabile. Il valore dei contenuti non è un di più. E, sia quello delle testate tradizionali o di nuove realtà, va pagato».

uspi

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