Meta ha pubblicato un rapporto sugli impatti della crittografia end-to-end sui diritti umani, realizzato da Business for Social Responsibility (BSR).
Lo studio ha lo scopo di rispondere alle pressioni del governo degli Stati Uniti, intenzionato a indebolire il piano di Meta di estendere la crittografia a tutte le sue piattaforme di messaggistica. Le autorità statunitensi, infatti, sostengono da tempo che la tecnologia che protegge i dati degli utenti, tuteli in maniera analoga anche i sospettati al centro di indagini.
Nello studio, che ha richiesto più di due anni per essere completato, si rileva che la crittografia end-to-end ha un effetto estremamente positivo per la tutela dei diritti. È approfondito, allo stesso tempo, il tema controverso di come alcune attività criminali possano proliferare sulle piattaforme criptate. Per questo, il rapporto elenca anche alcune raccomandazioni su come mitigare questi impatti negativi.
“Mi fa piacere che il rapporto del BSR sottolinei il ruolo cruciale della crittografia per la tutela dei diritti umani. Se da una parte è vero che in contesti criptati si verificano condotte indesiderate, la maggior parte delle persone non sono criminali. Tutti hanno bisogno di privacy e sicurezza. Indebolire la crittografia non è la risposta”, spiega Riana Pfefferkorn, ricercatrice di presso lo Stanford Internet Observatory.
Il tema principale è quindi quello di sviluppare meccanismi per fermare gli abusi digitali prima che abbiano luogo, senza accedere alle comunicazioni degli utenti.
Per cercare di trovare un equilibrio, BSR propone a Meta varie strategie di approccio alla criptografia. Le raccomandazioni riguardano principalmente la creazione di canali di segnalazione sicuri e reattivi per gli utenti e l’analisi dei metadati non criptati. Questi meccanismi riuscirebbero a rilevare attività potenzialmente problematiche senza violare la privacy.
“Contrariamente alle convinzioni comuni, si possono fare davvero molte cose anche senza l’accesso ai messaggi. Quello che è essenziale capire è che la crittografia non è una tecnologia qualsiasi, ma un mezzo davvero importante per promuovere i diritti umani”, spiega Lindsey Andersen, direttrice associata del BSR per i diritti umani.
Il rapporto comprende in totale quarantacinque proposte dettagliate, delle quali Meta si è impegnata ad attuarne trentaquattro.
L’azienda ha spiegato a Wired che non applicherà la tecnologia a tutti i suoi servizi di messaggistica nel 2022, ma che ha in programma di farlo nel 2023.
“Dal punto di vista dei diritti umani ci sono delle tensioni, ma non è necessario scegliere. È una cosa che speriamo di poter mostrare nei nostri prodotti: non è necessario scegliere tra privacy e sicurezza, si possono avere entrambe.”, ha dichiarato Gail Kent, direttrice delle politiche globali di Messenger.
Articolo di I.M.
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