Lo stato dell’editoria libraria in Italia 2018 (Rapporto AIE).
Per il terzo anno consecutivo l’andamento risulta positivo. E per di più con un trend progressivamente crescente: +0,2% nel 2015; +1,2% nel 2016; +2,8% nel 2017.
Dagli anni della crisi, l’editoria libraria italiana esce sicuramente più internazionale, con una maggiore capacità di proporre e vendere diritti degli autori italiani sui mercati stranieri (non più solo di titoli per bambini e ragazzi, ma anche di narrativa) e di realizzare coedizioni. Considerato il peso di Amazon (stimato da AIE) e l’usato (il cosiddetto «secondo mercato»), il fatturato 2017 risulta essere di 3,104miliardi di euro con un +4,5% rispetto al 2016.
Questi sono alcuni degli elementi evidenziati nel Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia 2018, a cura dell’Ufficio Studi dell’Associazione Italiana Editori (AIE), che tra luci e ombre pone l’attenzione su come il settore stia uscendo dalla tempesta, seppur con ritmi di crescita in parte troppo lenti per tornare ai valori del 2010 (cioè pre-crisi) ma anche non avendo risolto alcuni dei nodi strutturali che pesano sulla nostra editoria e sul nostro sviluppo.
Da allora il perimetro di mercato si è infatti ridotto di oltre 300milioni di euro, che scendono a 181 se consideriamo solo i canali trade (quelli rivolti al pubblico: librerie, online e grande distribuzione organizzata). Qui di seguito i principali indicatori del 2017:
Cresce il numero delle case editrici attive
Sono 4.902 le case editrici che hanno pubblicato almeno un titolo nel corso dell’anno (+0,5% rispetto al 2016). Rispetto al 2010 sono attive sul mercato 755 nuove case editrici.
Cresce la produzione di titoli su carta
Nel 2017 le case editrici italiane hanno pubblicato 72.059 titoli (novità e nuove edizioni di varia adulti e ragazzi, esclusi gli e-book), in crescita rispetto al 2016 (+9,2).
All’interno della varia (68.022 novità, +8,7%), crescono la fiction italiana e straniera (+9,6% compresa la narrativa Young Adult) e la manualistica (+4,9%); i libri per ragazzi segnano un +13,7%; la saggistica registra un + 1,9% e la professionale un +2%. Il lettore trova oggi a sua disposizione più titoli (di piccoli come di grandi editori), più catalogo, prezzi e formati diversi tra cui scegliere rispetto a quanto non avveniva anni fa.
Il catalogo di libri in commercio (i «titoli commercialmente vivi») raggiunge 1,092milioni (+5,7%). Un ruolo importante nel mantenimento di un catalogo di titoli «vivi» lo si deve da un lato agli store di e-commerce, dall’altro alle tecnologie di stampa digitale che permettono all’editore di stampare anche poche decine di copie dei titoli di catalogo e di mantenere in commercio una parte più ampia della propria produzione di un tempo.
Cala nel 2017 la produzione di titoli di e-book
La riduzione è del -15,9% e solo 6.419 (13,7%) sono pubblicati da case editrici. La parte restante è pubblicata da piattaforme o da aziende che si limitano a vendere servizi anche sofisticati di pubblicazione ad autori (o ad aspiranti tali).
Si conferma la crescita del mercato del libro
Per il terzo anno consecutivo, e con tassi di crescita crescenti, il mercato del libro (nuovo di varia ed educativo, e-book e digitale, usato, export e diritti, ecc.) conferma la sua crescita con un +4,5% e 3,1miliardi di vendite (compresa Amazon). Un dato certamente positivo ma non ancora sufficiente per tirare il fiato.
Gli e-book dal 2010 hanno una prima battuta d’arresto. La crescita continua ma è solo ad una cifra (+ 3,2%). Il digitale nel suo complesso (e-book + servizi web + banche dati) rappresenta nel 2017 il 16,3% del mercato totale (il 12,6% nel 2016).
La vendita di diritti continua a crescere
Nel 2017, le case editrici italiane hanno venduto all’estero complessivamente 7.230 diritti di edizione ai loro colleghi stranieri e hanno comprato diritti per 9.290 titoli. Rispetto al 2016 si assiste a una crescita del 10,1% nelle vendite all’estero e a un calo del 2,5% nell’acquisto. In un settore come questo, è sugli andamenti di medio-lungo periodo che si possono però apprezzare meglio le trasformazioni del settore che attengono alle dinamiche di internazionalizzazione, e autoriali. Le vendite di diritti all’estero hanno avuto una crescita media annua dal 2001 del +18,9%. L’acquisto di diritti di edizione a sua volta fa segnare un più modesto +4,5%. La vendita dei diritti si conferma come asset fondamentale per lo sviluppo dell’editoria italiana.
I prezzi dei libri non crescono
I prezzi medi di copertina (non ponderati e alla produzione) tra 2016 e 2017 rimangono sostanzialmente stabili e rispetto al 2010 continuano a essere di quasi 3 euro inferiori (18,77 euro nel 2017; 21,60 euro nel 2010). Anche il prezzo medio del venduto rimane stabile (al lordo di sconti e campagne promozionali): era di 13,66 euro nel 2010, nel 2017 di 13,61 euro (-0,4%).
Stabile la lettura
I dati Istat dell’indagine quinquennale (che si fermano al 2016) e i dati dell’Osservatorio AIE (che considerano persone che hanno letto, anche solo in parte, un libro un e-book o un audiolibro nei 12 mesi precedenti, di qualunque genere), indicano una sostanziale stabilità della lettura, sia dei soli libri (Osservatorio AIE: 61%) sia dei nuovi mix di formati e modi di leggere su dispositivi diversi.
La lettura resta il problema centrale
Il basso indice di lettura costituisce il principale problema di crescita dell’editoria nazionale: significa avere un bacino di potenziali clienti più piccolo rispetto a quello delle altre editorie continentali con cui la nostra editoria si confronta.
Gran parte dei deboli lettori sono a loro volta deboli acquirenti (sono 11,1milioni di persone che generano circa 15,9milioni di copie vendute). Tra i ceti dirigenti e professionali il 38,1% non legge alcun libro e tra gli stessi laureati il 32,3% non legge nessun libro nel tempo libero. Dietro questi numeri ci sono cambiamenti nell’uso del tempo, contrazioni del reddito, smarrimento e sfiducia rispetto a quelli che tradizionalmente erano ritenuti gli ascensori sociali: in primo luogo l’occupazione, ma anche l’istruzione, il titolo di studio, le abitudini di lettura, i consumi culturali, il possesso di una biblioteca domestica.
Quando si legge sui device
Il libro non è più, da anni, l’unico supporto attraverso cui si accede alla lettura di un contenuto (narrativo, divulgativo, di informazione, per lo studio, per affrontare problemi pratici della quotidianità, ecc.). Il 62% degli italiani (14+) dichiara di leggere attraverso i libri, il 25% ha letto un e-book e l’8% ha letto «ascoltando» un audiolibro.
A sua volta l’eReader è usato in prevalenza dalle donne (37% vs 30% uomini), così come il tablet (30% vs 23%). Solo gli smartphone risultano essere maggiormente usati da un pubblico maschile (32% vs 19%).
Dove si comprano i libri?
Tiene la libreria, cresce l’e-commerce, continua il calo della Gdo. I canali attraverso cui i lettori acquistano i libri continuano a seguire il processo di trasformazione nelle preferenze dei lettori. Gli store online valgono il 21,5% del mercato trade di varia. Le librerie (di catena o a conduzione familiare) con la quota del 70,8% rappresentano comunque il principale canale di approvvigionamento di libri. La Gdo (8,7%) conferma le difficoltà di intercettare un pubblico nuovo. La grande distribuzione organizzata rimane il canale «malato» dell’editoria italiana e buona parte del minor fatturato deriva proprio da qui. Minori acquisti in questo canale che non si sono trasferiti in altri.
Diminuisce il fatturato ma non il ruolo di questo canale: quasi un milione di persone dichiara di comprare libri solo in Gdo, che rimane in alcuni casi, come nei piccoli comuni, l’unico punto di vendita dove trovare assortimenti, sia pure minimi.
I dati mostrano un segno negativo compreso tra -0,2% e -0,4% a valore delle vendite. Effetto, in un quadro economico nazionale e internazionale, nuovamente in fibrillazione (+1,4% la previsione Istat del PIL 2018 contro il +1,5% del 2017), e delle inevitabili prime ricadute sui consumi delle famiglie in cui anche i consumi culturali vengono coinvolti. Si attende, anche per questo 2018, una chiusura in territorio positivo dei canali trade nel loro complesso. Come è noto, risulta difficile offrire al momento pronostici sull’andamento in corso, perché il 40% delle novità esce tra settembre e novembre.
(Ufficio studi AIE)
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