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Media, editori più fiduciosi verso digitale e rapporto con OTT. Ma permangono criticità

Sondaggio sul 2020 del Reuters Institute for the Study of Journalism.

I più importanti editori affermano di essere fiduciosi delle proprie prospettive commerciali, ma sono profondamente preoccupati per lo stato generale in cui versa il giornalismo, secondo il Journalism, Media, Technology Trends and Predictions 2020 , un rapporto annuale pubblicato dal Reuters Institute for the Study of Journalism, che contiene spunti molto interessanti sull’evoluzione dei mezzi di comunicazioni di massa in chiave 4.0.

Il rapporto, avviato in collaborazione con la University of Oxford e concluso nel dicembre 2019, si basa su un sondaggio condotto su 233 persone provenienti da 32 paesi tra editori,  amministratori, direttori e leader digitali in case editrici tradizionali o native digitali.

Secondo il sondaggio Reuters, gli editori stanno recuperando il rapporto con gli OTT del web (piattaforme tecnologiche e social), ma nel 2020 permarranno ancora diverse criticità.

C’è un divario di fiducia nel settore

Quasi i tre quarti degli intervistati (73%) affermano di sentirsi sicuri o molto fiduciosi sulle prospettive della propria azienda nel 2020. È una valutazione sorprendentemente ottimista data la continua incertezza politica e commerciale, ma riflette l’ottimismo di molti editori sul fatto che le politiche di richiesta di remunerazione da parte dei lettori per abbonamenti o singoli articoli insieme alle strategie di diversificazione dei prodotti editoriali stanno iniziando a ripagare.

Questi stessi dirigenti dei media, tuttavia, sono meno sicuri del futuro del giornalismo in generale (46%) e del giornalismo di inchiesta in particolare. Vi è una diffusa inquietudine per il declino delle notizie locali e le crescenti pressioni in molti Paesi sui giornalisti che cercano raccontare la realtà dei fatti.

Gli editori intensificano l’uso dell’IA nelle loro redazioni

Gli editori hanno in programma di intensificare l’uso dell’intelligenza artificiale nel promuovere una distribuzione più efficace dei contenuti, per indirizzare potenziali abbonati e ottimizzare i paywalls (47%) e promuovere una maggiore efficienza nella redazione attraverso il subbing o tagging assistito dall’IA ( 39%).

“In questo contesto, l’intelligenza artificiale offre la possibilità di servizi di informazione più personali e pertinenti, nonché modi più efficienti di impacchettare e distribuire contenuti,” – si legge nella relazione“Ma anche le piattaforme OTT dovranno svolgere un ruolo, soprattutto nell’aiutare gli editori a raggiungere un pubblico nuovo e diversificato”.

Google è più popolare di Facebook

Il sondaggio mostra che gli editori rimangono hanno giudizi più positivi su Google e Twitter rispetto a Apple, Facebook, Snapchat e Amazon quando si tratta di iniziative a sostegno del giornalismo.

Oltre la metà degli intervistati ha valutato Google come il media migliore, e tutte le altre piattaforme hanno suscitato un sentimento più negativo che positivo e vi è una notevole quantità di cinismo sui motivi sottesi.

Il gradimento più alto ottenuto da Google riflette il gran numero di editori (oltre la metà degli intervistati) che sono destinatari attuali o passati dei fondi per l’innovazione di Google (DNI o RNL) e che collaborano con l’azienda su vari prodotti correlati alle notizie. Il punteggio più basso di Facebook può riflettere la sfiducia nel social, dopo una serie di cambiamenti nella strategia di prodotto che hanno lasciato alcuni editori finanziariamente esposti.

Il senso generale che si ricava dal sondaggio, tuttavia, è che gli editori non vorrebbero essere distribuiti dalle piattaforme social, ma preferirebbero condizioni di parità in cui possano competere equamente e ottenere una compensazione adeguata per il valore che il loro contenuto  informativo apporta.

Copyright e regole europee

Il risentimento degli editori è motivato da ciò che vedono come una concorrenza sleale dagli OTT. – spiega il Reuters InstituteCon l’incombente regolamentazione sul copyright è probabile che gli editori puntino ad esercitare con decisione i propri diritti, anche se la maggior parte degli intervistati è scettica sul fatto che i responsabili politici aiuteranno effettivamente”.

In conclusione: non esiste una ricetta per il successo, e ci saranno molti editori che non ce la faranno, ma secondo Reuters “c’è oggi una maggiore fiducia che un buon giornalismo possa continuare a prosperare nell’era digitale”.

uspi

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