Il discorso del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla annuale cerimonia di consegna del “Ventaglio” da parte dell’Associazione stampa parlamentare.
La ‘garanzia pubblica’ per le prestazioni pensionistiche dei giornalisti.
Poi, una “tirata di orecchi” a tutti gli operatori dei media…
Si è svolta nel pomeriggio di ieri 28 luglio, al Palazzo del Quirinale, la tradizionale cerimonia di consegna del “Ventaglio” al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, da parte del Presidente dell’Associazione Stampa Parlamentare, Marco Di Fonzo.
Presenti alcuni componenti del Consiglio direttivo, degli aderenti all’Associazione e di personalità del mondo del giornalismo.
Dopo l’intervento del Presidente Di Fonzo, il Presidente Mattarella ha pronunciato un discorso.
Successivamente gli è stato consegnato il Ventaglio realizzato da Virginia Lorenzetti, dell’Accademia di Belle Arti di Roma.
Ecco alcuni passaggi del messaggio del Capo dello Stato, riferiti alla professione giornalistica, alla libertà del media e al indifferibile processo di ristrutturazione e riorganizzazione del comparto.
Alla fine del suo intervento, il Presidente Mattarella ha inflitto una leggera “tirata di orecchi” ai tutti gli operatori dell’informazione.
«Il Presidente Di Fonzo ha auspicato che si possano recuperare completamente gli spazi di agibilità nella vostra professione. In un mondo dell’informazione – in particolare quello della carta stampata – che ha subito anch’esso le conseguenze della pandemia.
Gli effetti di questa si sono aggiunti a fenomeni già in corso che producono fratture dei nostri modelli di sviluppo e di convivenza, sfidandoci a un loro ripensamento complessivo.
Questa capacità di lettura dei tempi nuovi e del bisogno di adeguamento rappresenta un impegno essenziale per le democrazie».
«Un ripensamento di modello non può prescindere dalla riaffermazione dei fondamentali diritti di libertà che sono il perno della nostra Costituzione e dell’Unione Europea.
Prendo a prestito, a questo riguardo, le parole della risoluzione che il Parlamento Europeo ha dedicato alla relazione della Commissione sullo Stato di diritto, in cui viene definita centrale “la protezione della libertà e del pluralismo dei media” e “la sicurezza dei giornalisti“.
Va assicurata la massima attenzione alla proposta annunciata dalla Commissione Europea di un provvedimento normativo per la libertà dei mezzi di espressione, così come l’annuncio della presentazione, il prossimo autunno, di una Direttiva per la protezione dei giornalisti contro le azioni “bavaglio” dirette a far tacere, o a scoraggiare, le voci dei media».
«Alla cornice di sicurezza entro cui devono poter operare i giornalisti, in virtù della loro specifica funzione, si aggiunge l’esigenza di agire affinché il processo di ristrutturazione e di riorganizzazione del comparto industriale dei media non veda indebolirsi il loro contributo alla vita democratica del Paese.
La riforma recente dell’Ordine ha consolidato l’autonomia della professione giornalistica, ribadendone il carattere di professione intellettuale. Questo significa che non ci sono scorciatoie in virtù delle quali tutti siano “caballeros” secondo quanto viene attribuito a Carlo V nella sua visita ad Alghero».
«Garantire rigore e autonomia significa prendere atto che ai giornalisti iscritti all’Ordine e, dunque, chiamati a operare nell’ambito di specifiche regole deontologiche, vanno applicate doverosamente garanzie eguali a quelle di altre categorie di lavoratori, a partire dall’ambito previdenziale, nel quale è ragionevole che valga, per la prestazione pensionistica, la garanzia pubblica assicurata a tutti i lavoratori dipendenti».
«Lo stesso criterio è bene che trovi applicazione in materia di ammortizzatori sociali, destinati ad affrontare crisi aziendali per superarle e anche per accompagnare la trasformazione dei supporti tecnologici che assicurano la circolazione delle notizie.
È un compito, quest’ultimo, che si riconduce all’applicazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza».
«Importante e significativo è stato, inoltre, l’intervento della Corte Costituzionale. Confido che il Parlamento saprà completare il necessario percorso di riforma, assicurando che non si possa mettere il bavaglio alla ricerca della verità e sapendo bilanciare correttamente questo valore con la tutela della reputazione e della dignità delle persone».
«Vorrei aggiungere una considerazione di tono più leggero.
In ogni ambito circola il virus – un altro virus – dell’autoreferenzialità, della configurazione del proprio ruolo come centrale nella vita sociale.
Questo rischio è molto presente notoriamente nella politica: personalmente rammento continuamente a me stesso di tenerlo lontano».
«Mi permetto di segnalarlo anche al mondo del giornalismo, dove affiora, talvolta, l’assioma che un’affermazione non smentita va intesa come confermata, così che una falsa notizia può essere spacciata per vera perché non risulta smentita.
Nell’ormai innumerevole elenco esistente di testate stampate, radiotelevisive e online, di siti, di canali social, si tratta di una pretesa davvero piuttosto stravagante.
Ad esempio, vista la diffusa abitudine di trincerarsi dietro il Quirinale fantasiosamente quando si vuole opporre un rifiuto o di evocarlo quando si avanza qualche richiesta, il Presidente della Repubblica sarebbe costretto a un esercizio davvero arduo e preminente: smentire tutte le fake news, fabbricate, sovente, con esercizi particolarmente acrobatici.
Faccio appello, dunque, alla professionalità dei giornalisti e alla loro etica professionale».
(Le foto sono tratte da https://www.quirinale.it)
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