Speciale “Le epoche” – Parte I
Articolo del marzo 2000 sul Notiziario USPI, anno 36°, n. 3
È noto ormai a tutti i lettori del “Notiziario USPI” l’interesse dell’unione per lo sviluppo dei c.d. nuovi mezzi di comunicazione.
Il recente XVI Congresso (ottobre’99) testimonia ampiamente la sensibilità degli esponenti dell’USPI rispetto a tutte le problematiche che tale sviluppo presenterà nel prossimo futuro.
Del resto, la vicenda è nuova solamente in Italia. Nei Paesi più sviluppati il fenomeno internet ha già mostrato le sue enormi potenzialità modificando radicalmente le comunicazioni ad ogni livello.
Recentemente è apparsa su un grande quotidiano nazionale un’intervista assai illuminante ad Umberto Eco sui rischi della diffusione di internet.
In particolare, è di rilievo la considerazione delle mancanza di mediatori tra la rete e gli utenti. Finora le istituzioni avevano la funzione di filtrare e di organizzare la conoscenza e l’informazione.
Ora su internet tutto questo non esiste più ed è possibile da parte di qualunque utente arrivare su qualunque sito.
Non è possibile, quindi, selezionare le informazioni e questo rappresenta naturalmente un problema, in special modo per i più giovani.
D’altro canto, pur con tutte le incognite derivanti dalla mancanza di una regolamentazione, non è possibile e non è culturalmente corretto opporsi ad internet. Si rischierebbe di tenere posizioni antistoriche, grette di rifiuto del progresso.
Basta studiare la storia per rendersi conto che di fronte ad ogni innovazione c’è stato sempre un rifiuto preconcetto di una parte considerevole dei “maîtres à penser”.
Questi signori hanno inteso sempre demonizzare il nuovo per motivi che sfuggono alle possibilità interpretative dei più. Ma, per fortuna, hanno sempre perso le loro battaglie perché non è possibile fermare il progresso. Sempre nell’intervista di cui sopra, Umberto Eco ci dice che esiste il rischio di un universo alla Orwell, fondato su tre classi: la classe di coloro che interagiscono attualmente con la rete; la piccola borghesia degli utenti passivi; e i prolet che si limitano a vivere ciò che passa la televisione.
Questa distinzione non dipenderà dal censo. Sarà invece espressione della capacità di entrare nel nuovo.
Nel momento in cui l’USPI decide di “immergersi” nel mondo dell’editoria elettronica, a nessuno sfuggono gli impegni gravosi che dovrà affrontare nel prossimo futuro.
La crescita vertiginosa dei periodici online è il segnale forte di un fenomeno in espansione che, se non lascia indifferente l’USPI, a maggior ragione non può lasciare indifferenti le istituzioni.
Già da tempo è partita la sollecitazione dell’Unione per il varo di una normativa idonea finalmente a regolare tale settore e ad inquadrarlo correttamente nell’ordinamento giuridico.
Siamo di fronte ad una svolta epocale nell’attività dell’USPI, ma tale impegno non ci spaventa affatto.
Non certo per supponenza o eccessiva autostima, ma perché la tutela dei periodici online dovrà essere affrontata con il medesimo spirito di servizio con il quale l’USPI, nei suoi 48 anni di storia, ha sempre condotto le sue battaglie.
Consapevolezza di un impegno, quindi, e coscienza nell’affrontarlo.