Lani, Citynews: “La stampa locale è la gavetta migliore”

Citynews, un giornale nazionale (Today.it) e 50 testate locali presenti nelle maggiori città italiane, 35.000 notizie al mese (in media 1.200 al giorno), 700mila sessioni di giorno nell’app, 30 milioni di visualizzazioni uniche mensili (dati Comscore), 13 milioni di euro di fatturato nel 2020, anno per niente facile. Associato USPI.

Questi i numeri del Gruppo Editoriale più ramificato sul territorio nazionale (“oggetto di studio da parte di Google, che non si spiega la ragione del nostro successo”), con una formula per il successo riassunta da Luca Lani, CEO di Citynews, durante un’intervista nel podcast “Blocknotes” di Giancarlo Loquenzi, voce di Zapping, su RadioUno: “I lettori sono molto più interessati alle notizie di prossimità, a ciò che accade nel loro quartiere, rispetto, ad esempio, all’analisi politica e al retroscena del governo Conte, che sono approfondimenti riservati ad una nicchia”. 

IL RUOLO DEL GIORNALISTA ONLINE

Questo giornalismo di zona è possibile grazie a circa 90 giornalisti (dipendenti) e 120 collaboratori/freelance (tra cui 25 videomaker). Tutti molto giovani “sono stati assunti dopo anni di ‘precariato drammatico’ sulle testate tradizionali, con 400-500 euro al mese e senza possibilità di entrare nelle redazioni. Oppure, provenivano da giornali falliti che nelle piccole città lavoravano anche per altre testate. Abbiamo preso questa generazione di giornalisti già formati e gli abbiamo fatto formazione sulle metriche del digitale. Per noi il lavoro del giornalista non si ferma alla stesura dell’articolo, ma è fondamentale anche saperlo mettere sui social network, usare il SEO per finire sulla prime pagine di Google, e sapersi muovere tra le tematiche tecniche del web. Viceversa, in altri casi abbiamo assunto giovani che avevano già forti competenze nel web, facendo loro training nella scrittura e nelle competenze del giornalismo tradizionale”, ha proseguito Lani.

Ecco perché il ruolo del giornalista, secondo il CEO di Citynews è anche quello di “gerarchizzare le notizie, perché lo vuole anche il lettore. È un lavoro che non può essere fatto dall’algoritmo” che, accecato dalla mole di click, “lascerebbe una notizia di gossip al primo posto per giorni interi”. Il lavoro umano, quindi, è imprescindibile anche sull’online e nei prossimi dieci anni il mestiere del giornalista sarà sempre più importante, sostiene Lani: “Sui social network spesso si legge ‘Siete dei pennivendoli’. No, il giornalista è fondamentale per aiutare i lettori – che oggi chiedono spiegazioni sui fatti – a capire”. E, quindi, dal punto di vista contrattualistico va difeso: “Si dovrà arrivare un giorno ad un miglioramento delle condizioni salariali, per rendere più appetibile il mestiere. Il precariato è troppo grande”.

Luca Lani, CEO di Citynews.

Per fare bene questo mestiere, secondo Lani, “la base è la curiosità, fare domande senza fermarsi. Talvolta vediamo qualche ragazzo che intraprende questa carriera senza questa curiosità: in quel caso è meglio cambiare mestiere. È scontato dire che i giornalisti oggi devono conoscere il funzionamento del SEO, dei social e della promozione digitale di un pezzo. Tante competenze non si possono imparare nelle scuole di giornalismo, ma solo con un po’ di gavetta. La stampa locale è la gavetta migliore, perché si ha la possibilità di entrare in contatto fisico con le fonti e toccare con mano l’impatto delle news sul territorio”. 

FRUIZIONE DELL’INFORMAZIONE E NUOVI MODELLI DI BUSINESS

“Venti anni fa c’erano 2 milioni di persone che compravano il giornale in edicola, oggi ci sono 30 milioni di persone che li leggono tramite i social. È chiaro che c’è un pubblico molto più popolare, che va da chi legge il Financial Times a chi vuole sapere cosa succede dietro casa sua”, prosegue Lani. I social e gli smartphone hanno aiutato non poco il processo di diffusione dell’editoria online, cambiando totalmente la modalità di fruizione dell’informazione stessa. Con essa sono cambiate anche le esigenze informative dei lettori: brevità e semplicità, più quantità che approfondimento. 

Lani tocca anche il tema relativo ai modelli di business del settore, nato sull’online come gratuito, ma che ad oggi cerca di trovare modelli sostenibili anche a pagamento: “Stiamo facendo dei test per integrare su determinate città inchieste aggiuntive a pagamento” rivela Lani, che poi prosegue: “Nei Paesi del Nord è del tutto normale fare un abbonamento digitale ad un giornale locale, per 100/150 €. In Italia è difficile pensare ad abbonamenti per le news locali, perché storicamente c’è una propensione molto bassa. Come lettore, non so se pagherei per leggere l’articolo di approfondimento sul retroscena politico X, ma ci sono altri temi di valore aggiunto, con altri tagli editoriali, su cui si può spingere”.