Il sottosegretario Roberto Garofoli: “Su 51 obiettivi ne mancano sette/otto, lavoriamo per raggiungere il risultato entro il 31 dicembre e ottenere il riconoscimento della prima tranche di finanziamento”.
La Spagna ha ricevuto già via libera per il 2021, la Francia punta, a incassarlo entro dicembre, la Grecia avanzerà nei prossimi giorni la sua richiesta.
È l’Italia, ora, a essere tra i Paesi più attesi a Bruxelles, visto e considerato che è quello che ha ricevuto più fondi dal Next Generation EU.
Il governo guidato da Mario Draghi, tuttavia, torna a garantire, tramite il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Roberto Garofoli, che i tempi saranno rispettati: “Su 51 obiettivi ne mancano sette-otto, lavoriamo per raggiungere il risultato entro il 31 dicembre e ottenere il riconoscimento della prima tranche di finanziamento”.
A Bruxelles, in verità, sono convinti che a farcela entro l’anno siano Madrid, Parigi e forse Atene.
“Ci aspettiamo le richieste degli altri Paesi all’inizio del 2022”, spiega il vice presidente della Commissione Valdis Dombrovskis.
Da parte dell’esecutivo europeo, in realtà, non c’è nessun ultimatum all’orizzonte. Un Paese può presentare la richiesta di finanziamenti per il 2021. Mentre il prospetto degli obiettivi previsti nel crono-programma e valutati come raggiunti anche l’anno prossimo. Senza incorrere in nessuna reazione punitiva.
Anche se non c’è, come dicevamo, alcun ultimatum né alcuna punizione, un problema esiste. Lo espone in un articolo Nomos Centro Studi Parlamentari.
La scadenza del Next Generation EU è prevista nel 2026, precisa il sito e ciascun Paese può presentare due richieste di finanziamento l’anno. Se la domanda dell’Italia slittasse a gennaio nel 2022, Roma potrebbe chiedere al massimo un’altra tranche nello stesso anno.
Anche per questo il Governo italiano deve correre per restare nei tempi almeno nell’invio della domanda.
Che la prima tranche di fondi, quasi 25 miliardi, arrivi con il nuovo anno sembra invece ormai scontato.
Nel frattempo l’Ue si appresta al lanciare il Recovery and Resilience Facility scoreboard, una sorta di tabellone segnapunti che darà il quadro delle performance dei Paesi membri sull’attuazione dei Pnrr.
Non essendo ancora completata alcuna procedura di esborso dei finanziamenti (per la Spagna si attende il parere del Comitato economico e finanziario) nei primi giorni il tabellone sarà operativo ma piuttosto vuoto, ma nel medio termine l’obiettivo è fornire un monitoraggio trasparente dei progetti, mettendo in evidenza anche gli indicatori transnazionali che l’Ue ha istituito per il giudizio sui Recovery Plan nazionali.
In Italia, parallelamente alla corsa contro il tempo sul PNRR, si assiste anche a un’accelerazione sul DL Recovery: il 17 il testo è arrivato in Aula alla Camera – AC 3354 – e il 20 il Governo porrà la fiducia.
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