La vice presidente della Commissione europea: “Vogliamo adottare l’Atto sui servizi digitali e il Piano d’azione sulla democrazia europea entro fine anno, dove ci focalizzeremo sui temi e sulle necessità di proteggere le elezioni”.
Vera Jourova (56 anni – Ceca), vice presidente della Commissione europea, ieri 13 luglio, è tornata sul tema della disinformazione, con un tweet sul suo profilo.
“Dobbiamo iniziare a considerare seriamente il tema della disinformazione” ,ha scritto la Jourova perché “la disinformazione e la manipolazione principalmente attraverso i media online sono diventati un’arma che viene usata contro l’Unione europea per cui dobbiamo unire le forze e prendere misure efficaci”.
La vice presidente ha ricordato che l’esecutivo europeo ha proposto delle misure: “Vogliamo adottare l’Atto sui servizi digitali e il Piano d’azione sulla democrazia europea entro fine anno, dove ci focalizzeremo sui temi e sulle necessità di proteggere le elezioni”, ha concluso.
L’impegno della Jourova contro la disinformazione online e le fake news è noto da tempo.
In una recentissima intervista a Sky TG24, la vicepresidente della Commissione europea ha dato il proprio giudizio in merito a uno dei temi più caldi degli ultimi anni, cioè la disinformazione in rete: “Piattaforme e Governi non possono essere arbitri della verità”.
“Riguardo alla verità, è una storia più complicata, – ha dichiarato a Sky – perché la disinformazione non è un contenuto illegale: può essere molto dannosa, ma la cosa che fa più paura è che noi tutti crediamo così facilmente alle menzogne”, sottolineando come sia necessario “arrivare a delle misure che permettano alla gente di leggere sulle piattaforme dei fatti”.
Quanto alle fake news, “abbiamo già stabilito un meccanismo basato su un accordo con le piattaforme che scoveranno in modo proattivo la disinformazione prodotta intenzionalmente con l’obiettivo di creare sfiducia e paura, e ora durante il Covid anche per diffondere consigli dannosi alla gente”, ha spiegato Vera Jourova.
“Non vogliamo che sia rimosso alcunché. Vogliamo però anche più trasparenza: dunque le piattaforme dovrebbero riferire ogni mese all’opinione pubblica, non a noi, ma alla gente, su che tipo di disinformazione è comparsa nei loro sistemi, da dove, quali tecniche sono state usate per manipolare la gente e chi sono le persone prese di mira”, ha concluso la vicepresidente della Commissione europea.
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