Durante un evento organizzato da Open Fiber, Roberto Viola, il direttore generale per le politiche digitali della Commissione europea, ha fornito in anteprima alcuni dati riguardanti il posizionamento dell’Italia nell’indice DESI.
L’indice DESI è un rapporto annuale fornito dall’Ue con lo scopo di monitorare i progressi degli Stati membri nell’ambito dello sviluppo digitale. La relazione verrà pubblicata prossimamente questa settimana.
Le notizie sono positive: l’Italia sta facendo grandi passi in avanti rispetto al 2018, quando risultava quasi all’ultimo posto tra i Paesi meno digitalizzati d’Europa.
Già l’anno scorso il nostro Paese ha visibilmente migliorato le sue prestazioni ottenendo il 18° posto nel rapporto DESI 2022.
Viola ha precisato che finalmente l’Italia si sta allineando alla media europea, ciò non toglie che per migliorare il livello di digitalizzazione bisogna ancora fare grossi investimenti.
Dal 2014 la Commissione europea pubblica delle relazioni sull’indice dell’economia e della società digitali (DESI) per sostenere, quella che l’Ue definisce “trasformazione digitale” entro il 2030.
Oltre che a fornire classifiche generali, le indagini includono profilazioni specifiche per ogni Paese. Queste schede aiutano i governi ad identificare i loro punti deboli, stimolandoli a colmare le proprie lacune attraverso piani di recupero ad hoc.
Gli indicatori di cui l’Ue tiene conto sono grosso modo quattro.
In primo luogo, si considerano le abilità digitali attualmente richieste sul posto di lavoro definite sotto la voce di capitale umano.
In seguito, si sondano i livelli di connettività dei Paesi membri, ovvero la qualità delle infrastrutture per la connettività digitale. Si raccomandano infrastrutture ad alta prestazione, così da garantire a tutti i cittadini la possibilità di accedere ai servizi digitali come 5G, 6G, Wi-Fi.
Come terzo criterio, si valuta il livello di integrazione delle tecnologie digitali che serve ad esaminare il grado di digitalizzazione delle imprese e gli sviluppi degli e-commerce. L’Ue rileva tutti i passi in avanti che compiono le aziende verso la digitalizzazione, dal semplice utilizzo dei social media, fino al ricorso di sofisticati sistemi IA.
Infine, si considerano anche le capacità di uno Stato nell’offrire servizi pubblici digitali per assicurarsi che cittadini e governi stiano sfruttando a pieno il potenziale delle nuove tecnologie.
Articolo di F.M.
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