La questione 5G e rischi per la salute fa ancora discutere molto. In Olanda, però, il Tribunale distrettuale dell’Aja ha deciso che lo Stato olandese può continuare con l’installazione delle antenne per il 5G.
Un gruppo d’azione olandese “Stop5GNL” aveva intentato una causa contro lo Stato per far interrompere i lavori portando avanti la tesi che il nuovo sistema rechi effettivamente danni alla salute, avvalendosi di una serie di studi. Il Tribunale ha risposto chiaramente che non ritiene che lo Stato stia procedendo con l’installazione delle antenne violando le norme sulla salute pubblica, né tantomeno ignorandole. Tutte le decisioni dell’Olanda, in fatto di 5G, infatti, sono state determinate sulla base di consulenze di esperti e tecnici del settore, seguendo le linee guida dell’Icnirp, (un istituto specializzato sugli effetti sulla salute e sull’ambiente delle cosiddette ‘radiazioni non ionizzanti’), che ha chiarito, in uno studio, l’assenza di rischi per la salute se l’esposizione ai campi elettromagnetici rimane al di sotto dei limiti prescritti. “Lo Stato ha indicato che continuerà a verificare che i limiti dell’Icnirp non vengano superati e interverrà in tal caso. Ha inoltre dichiarato che interverrà se nuovi approfondimenti dimostrano che i limiti applicati devono essere adeguati”, ha dichiarato il tribunale.
In Italia, invece, sono iniziate già da qualche tempo le sperimentazioni sul 5G in varie zone (il 5G serve solo dieci grandi città -Milano, Monza, Brescia, Torino, Genova, Sanremo, Bologna, Firenze, Roma e Napoli- e 28 comuni dell’hinterland meneghino, per un totale di 6 milioni di persone. Si tratta di circa il 10% della popolazione italiana) su frequenze di banda, assegnate per la sperimentazione dal Ministero dello sviluppo economico.
Da un’analisi dei dati svolta da Wired, i Comuni no-5G sono passati da 53 (nel periodo maggio 2019-febbraio 2020) a 209 venuti a galla tra marzo 2020 e il 20 maggio, per un totale di 262. La campagna per fermare le antenne di quinta generazione prende corpo in Italia già nella primavera del 2019, con ordinanze di stop e atti che non bloccano direttamente le installazioni (come mozioni, interrogazioni, delibere) ma hanno la finalità di finanziare ricerche ad hoc sul tema. Ma il boom degli ultimi giorni è indicativo: la teoria complottista dei danni sanitari causati dal 5G (priva di ogni fondamento scientifico) ha fatto presa in Italia e non a caso è successo in piena emergenza sanitaria da Covid-19.
Tra l’altro, le ordinanze sono spesso fotocopia l’una dell’altra, soprattutto nei piccoli centri, e ciò dimostra come si sia generato un effetto domino di ansie e paure.
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