Presentati i dati dell’ “Annuario statistico italiano 2019”, con le analisi dei comportamenti degli italiani nel 2018. Conferma la tendenza alla diminuzione di quanti si dedicano alla lettura dei giornali: 2,6 punti in meno rispetto all’anno precedente.
Il 30 dicembre scorso, l’Istituto Nazionale di Statistica ha presentato la nuova edizione 2019 dell’Annuario statistico italiano, disponibile in versione cartacea ed elettronica.
L’Annuario offre di anno in anno un articolato ritratto dell’Italia e della sua evoluzione, favorendo una lettura integrata dei fenomeni in atto. Con il suo apparato di informazioni e metadati, costituisce per esperti, policy maker e cittadini un importante strumento per orientarsi all’interno dell’offerta di dati e fonti.
La “storia” inizia nel 1878, quando venne pubblicato il primo volume ufficiale dell’Annuario statistico italiano, come ricorda nella prefazione del libro l’attuale Presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo.
«Fu Luigi Bodio ad avviarne la prima serie, – scrive il Presidente ISTAT – con l’intenzione di “fornire alla classi dirigenti, agli studiosi ed alle persone colte i dati statistici fondamentali nei riguardi della complessa vita economica, sociale, culturale e politica del Paese”. Come ebbe a dire Alessandro Aschieri, “si trattava di un vademecum dell’uomo di governo e dello studioso dei problemi attinenti alla cosa pubblica».
Oggi, sottolinea ancora Blangiardo: «L’Annuario statistico italiano vuole essere uno strumento per tutti. Si configura come una ricca e dettagliata raccolta di informazioni organizzate in 24 capitoli che abbracciano altrettante aree tematiche caratterizzanti la vita pubblica nazionale: l’ambiente e il territorio, la popolazione, l’istruzione e il lavoro, il quadro economico e il tessuto produttivo, il commercio internazionale e la finanza pubblica, l’offerta di servizi, il benessere dei cittadini, la cultura, la ricerca».
Sul sito web istituzionale è disponibile una sezione dedicata all’Annuario che dà accesso alla versione digitale navigabile, a tutti i dati in formato elaborabile, e che offre al lettore alcuni contenuti supplementari: le note metodologiche, con dettagliate informazioni sulle fonti dei dati utilizzate; il glossario dei termini specialistici; la biblioteca virtuale con tutti gli annuari in formato digitale, a partire dalla prima edizione.
Vediamo una breve sintesi degli argomenti che a noi interessano di più, in relazione ai media analizzati nello studio ISTAT.
Cultura e tempo libero
Nel 2018 la partecipazione culturale fa registrare un lieve aumento rispetto al 2017, passando dal 64,1 al 64,9 per cento, con una crescita concentrata tra chi dichiara di aver partecipato a più di quattro eventi nel corso degli ultimi 12 mesi (dal 23,2 al 24,5 per cento). L’incremento osservato è trainato principalmente dai visitatori di monumenti e siti archeologici (in aumento di due punti percentuali rispetto al 2017) e da chi ha assistito a concerti di musica diversa da quella classica (in crescita dell’1,4 per cento).
Continua il calo degli spettatori del cinema: la quota di chi si è recato al cinema negli ultimi 12 mesi passa dal 49,6 per cento del 2017 al 48,8 per cento del 2018. La diminuzione di spettatori del cinema interessa tutte le classi di età, a eccezione di quelle più anziane (tra i 65-74enni aumenta dell’1,3 per cento). Gli uomini dichiarano più frequentemente delle donne di fruire di almeno un tipo di spettacolo e/o intrattenimento.
Le differenze di genere riguardano prevalentemente quanti dichiarano di svolgere due o più attività nell’anno (il 51,7 per cento degli uomini rispetto al 47,0 per cento delle donne). Nel 2018 è ancora stabile la quota di lettori di libri e continua a diminuire quella di quotidiani. Anche nel 2018 i residenti nel Centro-Nord sono i più attivi in termini di partecipazione culturale e si distinguono per i più bassi tassi di astensione complessiva.
Nel 2018 l’uso del personal computer resta stabile mentre la navigazione in Internet coinvolge sempre più persone di anno in anno anche tra gli utilizzatori “forti” (giornalieri).
Nel 2018 gli istituti museali statali hanno registrato oltre 55 milioni di presenze, con un incremento di circa il 10 per cento rispetto all’anno precedente. Più del 60 per cento delle visite ha riguardato strutture del centro, concentrate in particolare nel Lazio e in Toscana.
La produzione editoriale per ben l’80 per cento rimane concentrata nelle grandi case editrici, che nel 2017 pubblicano in media 256 titoli contro i quattro dei piccoli editori. Nello stesso anno la produzione libraria è stata di oltre 70 mila opere, in aumento rispetto al 2016 come numero di titoli (+9,3 per cento) e come tirature (+14,5 per cento).
La spesa destinata dalle famiglie italiane alla cultura e al tempo libero rimane, in percentuale sulla spesa complessiva per consumi, pressoché invariata (poco meno del 7 per cento).
Lettura di quotidiani e libri
L’abitudine alla lettura dei quotidiani riguarda meno della metà della popolazione: nel 2018 il 38 per cento delle persone di 6 anni e più, infatti, legge quotidiani almeno una volta alla settimana (vedi la sottostante Tavola 10.5). La lettura dei giornali è prerogativa degli adulti: solo il 13,1 per cento dei ragazzi dagli 11 ai 14 anni ne legge almeno uno in una settimana, si sale al 28,1 per cento tra i 20-24enni, i lettori di quotidiani diventano poco meno del 40 per cento tra i 35-44enni, mentre raggiungono la quota più alta tra gli ultra 65enni (50,6 per cento).
I giornali continuano ad esser più letti più dagli uomini (il 43,1 per cento contro il 33,2 registrato tra le donne) e dai residenti nelle regioni del Nord (il 41,8 del Nord-ovest e il 47,9 per cento del Nord-est contro il 37,3 per cento del Centro, il 29,2 del Sud e il 31,4 per cento delle Isole).
La Sardegna si riconferma una regione anomala rispetto alle altre regioni del Meridione rispetto all’abitudine alla lettura dei quotidiani, infatti la quota di questi lettori raggiunge il 48,4 per cento, superando quella di molte regioni settentrionali.
Le persone che leggono i quotidiani cinque volte o più alla settimana sono il 33,2 per cento dei lettori (il 29,2 per cento delle lettrici e il 36,4 per cento dei lettori); gli anziani sono i più assidui: quasi il 42 per cento a partire dai 65 anni. Anche nel 2018 si conferma la tendenza alla diminuzione di quanti si dedicano alla lettura dei giornali: 2,6 punti in meno rispetto al 2017. Al contrario coloro che leggono frequentemente (5 volte e più alla settimana), aumentano leggermente in modo significativo dell’1,4 per cento.
La popolazione di 6 anni e più che, nel 2018, si è dedicata alla lettura di libri (per motivi non strettamente scolastici o professionali) nell’arco degli ultimi 12 mesi è pari al 40,6 per cento, un valore costante nell’ultimo biennio (41 per cento nel 2017 e 40,5 per cento nel 2016).
Sono i giovani tra gli 11 e 19 anni ad avere le quote di lettori più elevate: il 58,2 per cento degli 11-14enni, il 54,5 per cento dei 15-17enni e il 54,3 per cento dei giovani di 18-19 anni. Contrariamente a quanto accade per i quotidiani, la quota di lettori di libri nel tempo libero diminuisce al crescere dell’età e le donne, in tutte le fasce di età, mostrano un interesse maggiore degli uomini per la lettura (in totale il 46,2 per cento donne lettrici contro il 34,7 per cento di lettori maschi).
Tra chi si dedica alla lettura, poco meno della metà (il 46,5 per cento) legge al massimo 3 libri nell’anno – in particolare i giovani – mentre solo il 14,3 per cento legge più di un libro al mese (lettori forti). Tra i lettori forti si distinguono gli adulti dai 55 anni in poi (la percentuale supera la media nazionale) e le donne (15,3 per cento contro il 12,9 per cento dei maschi) di tutte le età.
La distanza tra Nord e Sud nell’abitudine alla lettura si amplifica quando si considerano i libri: si dichiarano lettori di almeno un libro negli ultimi 12 mesi il 26,7 e il 29,8 per cento dei residenti, rispettivamente, nel Sud e nelle Isole, mentre la quota sale al 43,5 per cento nel Centro, al 48,4 nel Nord-est e al 49,4 nel Nord-ovest.
Il dato delle Isole è caratterizzato da un valore elevato di lettori in Sardegna (44,7 per cento) e dal valore più basso a livello regionale della Sicilia (24,9%). I libri sono letti più frequentemente nei comuni centro delle aree metropolitane (49,2 per cento) e con una frequenza maggiore (il 17,5 per cento dei lettori residenti in città leggono 12 e più libri nell’anno).
Televisione e radio
Guardare la tv rimane un’abitudine consolidata fra la popolazione di 3 anni e più: il 92,4 per cento delle persone la guarda e tra questi l’81,8 per cento lo fa con frequenza giornaliera (Tavola 10.5).
L’ascolto della radio è, invece, meno diffuso: tuttavia il 58,3 per cento della popolazione di 3 anni e più la ascolta. Il 52,9 per cento degli ascoltatori della radio lo fa quotidianamente.
La televisione si vede abitualmente in tutte le fasce di età, ma i telespettatori sono più numerosi tra i giovanissimi e gli anziani e, in particolare, fino ai 14 oltre il 94 per cento delle persone e dai 60 anni in poi si supera il 95 per cento di telespettatori. La porzione di donne che guardano la tv è pressoché uguale a quella degli uomini (92,8 per cento delle donne e 92 per cento degli uomini). Per contro nelle età centrali vi è una maggiore concentrazione di coloro che guardano la tv solo qualche volta al giorno.
Non ci sono differenze territoriali significative nella fruizione degli spettacoli televisivi.
Per quanto riguarda l’ascolto della radio le differenze generazionali, di genere e territoriali sono più marcate. Quasi il 60 per cento delle persone di 3 anni e più ascoltano la radio. Contrariamente a quanto accade per la Televisione, i programmi radiofonici sono maggiormente seguiti dalle persone di tra i 25 e i 59 anni, dagli uomini (60,3 contro il 56,4 per cento delle donne) e dai residenti nel Nord-ovest (62,1 per cento) e Nord-est (62,3 per cento) rispetto al 59,6 per cento del Centro, il 51,5 per cento del Sud e il 54,1 per cento delle Isole.
Nel 2018 si assiste quindi a ad un aumento della quota di spettatori televisivi sulla popolazione di 3 anni e più (lo 0,8 per cento), mentre il pubblico della radio aumenta in modo più consistente del 3,6 per cento.
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ISTAT, Annuario statistico italiano 2019
Data di pubblicazione: 30 dicembre 2019
Formati disponibili: cartaceo e pdf
Anno di edizione: 2019
Pagine: XXIV+802
ISBN 978-88-458-2002-1 (stampa) | ISBN 978-88-458-2003-8 (elettronico)
Prezzo dell’edizione cartacea: € 35,00