Il disegno di legge sulle liti temerarie approda in Aula al Senato

Consta di un solo articolo. Il DdL, di iniziativa dei sen. Di Nicola e altri, modifica l’articolo 96 del codice di procedura civile in materia di lite temeraria.

Il disegno di legge AS n. 835, come modificato dalla II Commissione Giustizia del Senato, consta di un solo articolo, il quale introduce un ulteriore comma nell’articolo 96 del codice di procedura civile, prevedendo una ipotesi di responsabilità civile aggravata di colui che, in malafede o colpa grave, attiva un giudizio a fini risarcitori per diffamazione commessa con il mezzo della stampa, delle testate giornalistiche online o della radiotelevisione.

La nuova disposizione stabilisce che il giudice – rigettando la domanda di risarcimento – può condannare l’attore, oltre che al rimborso delle spese anche al pagamento in favore del convenuto di una somma determinata in via equitativa “non inferiore ad un quarto della somma oggetto della domanda risarcitoria”.

La Commissione, oltre ad aver escluso la necessità di una precisa istanza di parte, è intervenuta sulla quantificazione della somma liquidabile (nel testo originario del disegno di legge “non inferiore alla metà della somma oggetto della domanda risarcitoria”).

L’esame in Commissione

La Commissione giustizia ha avviato l’esame del disegno di legge n. 835, in sede redigente, il 30 gennaio 2019. Successivamente, in data 12 febbraio 2019, “stante la parziale sovrapposizione del disegno di legge in titolo con l’Atto Senato n. 812 (diffamazione a mezzo stampa) la Commissione ha deliberato di procedere ad una discussione congiunta dei due provvedimenti.

Il 2 luglio 2019, essendo stata avanzata da un numero di componenti della Commissione pari ad un quinto una richiesta di rimessione all’Assemblea, ai sensi del comma 3, articolo 36, del Regolamento del Senato, l’esame è proseguito in sede referente.

Dopo che la Commissione ha deciso la disgiunzione dell’esame dei due su citati disegni di legge, l’Atto Senato n. 835 è stato approvato con modifiche dalla Commissione il 17 dicembre 2019.

Ora arriva all’esame dell’Aula di Palazzo Madama.