E’ stato presentato ieri 21 luglio, nel corso dei lavori del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti riunito a Roma, lo studio “I nuovi percorsi della notizia. Temi e linguaggi del giornalismo digitale”.
Si tratta di una ricerca sui cambiamenti tecnologici che hanno investito la professione giornalistica, promossa dal gruppo di lavoro del Cnog “Etica dei nuovi sistemi dell’informazione” e dall’Osservatorio Universitario sui linguaggi del giornalismo multimediale, costituito dal Dipartimento di Scienze Sociali e dal Consiglio nazionale.
La direzione scientifica è di Enrica Amaturo e il coordinamento scientifico di Michele Mezza. Hanno fatto parte del team di ricerca Rosanna Marino, Paola Napoli e Valentina Russo.
Il lavoro nasce dalla constatazione che profonde innovazioni hanno investito e modificato gli scenari del giornalismo globale. Un processo travolgente che ha reso necessaria una ricognizione attenta e critica delle tendenze che hanno trasformato in profondità il mondo dell’informazione.
La ricerca ha indagato sull’uso di algoritmi in tutte le fasi di lavoro, dalla ricerca della notizia all’elaborazione di titoli e articoli, si è svolta in due fasi: la prima che ha preceduto l’emergenza pandemica (da ottobre a dicembre 2019) e la seconda che l’ha attraversata.
Risultati della ricerca
Dal mese di gennaio 2020 la pandemia globale dovuta al COVID-19 ha segnato l’inizio di una serie di cambiamenti a livello mondiale, alcuni dei quali potrebbero rivelarsi permanenti. Protagonista in questo momento storico è stata l’informazione, veicolata al meglio delle proprie possibilità dai giornalisti e dalle media companies, per assicurare la copertura delle notizie anche in questo momento di crisi. Il mondo del giornalismo si trova però anch’esso ad affrontare il dissesto generato dalla pandemia e sta velocemente trovando modi nuovi di gestire ed organizzare il lavoro.
Tuttavia, per comprendere al meglio i cambiamenti che stanno affrontando oggi le testate giornalistiche nelle diverse parti del mondo è necessario partire da un’analisi della situazione appena precedente al COVID-19, che è l’oggetto della prima fase della ricerca.
I cambiamenti affrontati negli ultimi mesi dalle testate giornalistiche sono, infatti, andati ad inserirsi in quello che era già era un clima di forte evoluzione per il settore. Infatti il modo in cui vengono prodotte le notizie si sta sempre più automatizzando e le testate cominciano ad avvalersi di nuove figure all’interno delle redazioni.
Nella seconda fase dello studio viene analizzato il successivo riassestamento dell’organizzazione giornalistica imposta dal distanziamento sociale, nonché la fruizione stessa dell’informazione. La pandemia globale causata dal COVID-19, infatti, ha portato numerosi cambiamenti per il mondo del giornalismo, sia a livello di produzione delle news, che a livello di fruizione da parte degli utenti.
Conclusioni
“Nella realtà odierna sempre più permeata di dati, in cui sono evidenti l’accelerazione della “datificazione” a livello individuale e sociale e il ricorso sempre maggiore di tecnologie che utilizzano dati – afferma Enrica Amaturo nelle conclusioni – si avverte nel campo della comunicazione uno stravolgimento nel modo di costruire l’informazione, sia nella professione giornalistica che nelle strategie editoriali”.
Si procede sempre più verso l’automazione, affidandosi ad algoritmi per tutte le fasi di lavoro, dallo screening delle fonti in rete per la ricerca di quale notizia è utilizzabile, alla scelta di foto, composizione di titolo, compilazione di articoli.
Il lavoro del gruppo di lavoro del Cnog propone una serie di avvertimenti epistemologici che guidino l’analisi critica dei limiti dell’informazione prodotta secondo questi canoni, utilizzando concetti e metodi propri delle scienze sociali e della sociologia in particolare.
Gli autori concludono affermando che la professione giornalistica deve sapersi aggiornare, a cominciare dall’integrazione dei nuovi saperi e delle più evolute competenze socio tecnologiche nel perimetro redazionale.
“Solo riuscendo a rinnovare il baglio formativo e organizzativo del mestiere – ha concluso la sua relazione Michele Mezza – il mondo del giornalismo potrà continuare a svolgere la propria indispensabile funzione di intermediazione nei nuovi contesti sociali che sono stati ulteriormente stressati anche dalla terribile esperienza della pandemia”.
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