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“Sono fiero del mio sognare, di questo eterno mio incespicare”, cantava in “Quattro stracci”, brano del 1996, “ognuno invecchi come gli pare, ma non raccontare a me che cos’è la libertà”.
Impegnato e dal carattere ironico, Guccini con la sua musica riesce a coinvolgere più generazioni, anche quando, nei suoi spettacoli “essenziali”, perchè privi di grandi effetti e scenografie, crea un’atmosfera magica con il pubblico. Con i suoi versi narra storie, esprime pensieri, ripercorre vicende, rivive ricordi, affronta tanti temi, anche molto diversi, e fa riflettere. Osserva e racconta la realtà e, in “Addio”, si definisce “eterno studente” perchè “la materia di studio sarebbe infinita e soprattutto perchè so di non sapere niente”. Nel più recente brano “Gli artisti”, invece, dice di sentirsi un “artigiano”. “Come invidio gli artisti – canta – che vivono nell’utopia, perchè anche una vita infelice si illumina con? la fantasia. Io semplice essere umano, costretto a costretti ideali, sono solo un umile artigiano e volo con piccole ali”. Nel brano poi afferma di fabbricare “sedie e canzoni” che “non restano nella memoria”, ma è chiaro a tutti che, con ogni probabilità, non sarà così: i suoi versi difficilmente potranno essere dimenticati.
(ITALPRESS).