“Quanto abbiamo potuto leggere finora deve essere ancora verificato, ma se venisse confermato sarebbe totalmente inaccettabile”. Queste le parole della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, commentando l’inchiesta giornalistica sullo spyware Pegasus venduto dal gruppo israeliano NSO Group a diversi governi e usato per spiare attivisti per i diritti umani, giornalisti, politici e avvocati di tutto il mondo.
A rivelare la preoccupante faccenda è stata un’indagine di 17 testate internazionali, tra cui il Guardian e il Washington Post. Pegasus è un malware che infetta iPhone e dispositivi Android per consentire di estrarre messaggi, foto ed email, registrare chiamate e attivare segretamente dei microfoni.
Oltre 50.000 i numeri di telefono apparsi nell’elenco, mentre l’azienda israeliana continua ad affermare che il software era destinato esclusivamente all’uso contro criminali e terroristi.
L’inchiesta chiarisce però che la presenza di questi numeri di telefono nei dati del software non rivela se un dispositivo è stato infettato da Pegasus o se è stato oggetto di un tentativo di hacking. Tuttavia, il consorzio dei media ritiene che i dati siano indicativi dei potenziali obiettivi identificati dai governi per la loro attività di sorveglianza.
Tra le persone spiate (dirigenti aziendali, figure religiose, accademici, dipendenti di ONG, funzionari sindacali e funzionari governativi, inclusi ministri, presidenti e primi ministri) compaiono anche i numeri di telefono di oltre 180 giornalisti, inclusi reporter e dirigenti del Financial Times, della CNN, del New York Times, di France 24, dell’Economist, dell’Associated Press e di Reuters.
L’analisi dei dati trapelati ha comunque permesso di identificare almeno 10 governi ritenuti clienti di NSO coinvolti: Azerbaigian, Bahrain, Kazakistan, Messico, Marocco, Ruanda, Arabia Saudita, Ungheria, India ed Emirati Arabi Uniti (UAE).
Nelle dichiarazioni rilasciate attraverso i suoi avvocati, NSO ha negato le “false affermazioni” fatte sulle attività dei suoi clienti, ma ha affermato che “continuerà a indagare su tutte le affermazioni credibili di abuso e adotterà le misure appropriate”.
La società, in ogni caso, aveva già inizialmente dichiarato che la vendita di ogni tipo di strumento di spionaggio avveniva solo dopo ad un accurato controllo, nel rispetto dei diritti umani, dei propri clienti.
L’unico Paese europeo ad aver utilizzato il malware per lo spionaggio sarebbe l’Ungheria, per spiare almeno 10 avvocati, un politico dell’opposizione e almeno cinque giornalisti.
“La libertà dei media, la libertà di stampa è uno dei valori fondamentali dell’Ue”, ha rimarcato von der Leyen, dopo aver appreso dell’inchiesta.
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