Al senatore Crimi, Sottosegretario all’informazione e all’editoria, è capitato spesso di citare il nuovo Contratto di lavoro giornalistico USPI-FNSI: citazione in positivo, perché il contratto è stato più volte definito importante per la tutela dei giornalisti con contratti stabili e per la salvaguardia dei posti di lavoro.
Ne siamo lieti, poiché effettivamente il Contratto USPI-FNSI è stato pensato per settori “deboli” dell’editoria: i periodici di informazione locale e no profit, che avrebbero così potuto stabilizzare i rapporti di lavoro giornalistico a costi accessibili e i giornali “nativi digitali”, soprattutto locali, per i quali il contratto avrebbe rappresentato uno strumento di sviluppo.
Effettivamente questo sta accadendo, nel senso che il nuovo Contratto, entrato in vigore il 1° giugno 2018, sta progressivamente vedendo aumentare i suoi numeri e promette di essere sempre più utilizzato anche in comparti via via diversi.
Nell’ultima intervista di presentazione dei prossimi Stati generali dell’editoria (rilasciata a lanotiziagiornale.it), il Sottosegretario si è anche soffermato sull’Ordine dei Giornalisti, deducendo dalla richiesta dell’INPGI, fatta in questi giorni, di fare iscrivere anche i comunicatori, la conclusione che sta per essere superato lo «schema che “giornalista” coincida solo ed esclusivamente con l’iscrizione all’ordine dei giornalisti. Certi schemi si stanno superando da soli».
Questa considerazione solleva delle perplessità, non di principio perché è ben possibile discutere sulla necessità di un Ordine dei Giornalisti presente praticamente solo in Italia. Solleva perplessità in considerazione del fatto che tutti i contratti di lavoro giornalistico vigenti, quindi anche il contratto USPI-FNSI, definito da Crimi stesso un “accordo importante”, sono strutturati sui principi generali e anche specificatamente deontologici posti dall’Ordine dei Giornalisti.
Quindi dire che il lavoro giornalistico possa essere sic et simpliciter svincolato dall’iscrizione all’Ordine significa potenzialmente creare un sistema incoerente e con trattamenti e responsabilità differenziati per chi svolge la stessa funzione.
Queste perplessità saranno oggetto di chiarimenti nel corso degli Stati generali, nella convinzione che sarà meglio costruire o rafforzare un sistema dell’informazione coerente, qualunque scelta venga fatta, invece di privilegiare la tempistica rapida con il rischio di portare ulteriore confusione in un settore così delicato.
Ci torneremo, naturalmente, anche per salvaguardare quello che Crimi definisce un «approccio scientifico alle questioni aperte».
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