Analizzati, tra gli altri, il caso dei ‘Panama Papers’ e il livello della libertà di stampa nei Paesi vincolati dalla “Convenzione sulla lotta alla corruzione di pubblici ufficiali stranieri nelle operazioni economiche internazionali” del 1997.
L’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) ha diffuso online il Rapporto sul ruolo del giornalismo d’inchiesta nella lotta alla corruzione, pubblicato, il 27 marzo, dal titolo “The role of the media and investigative journalism in combating corruption”.
«Le inchieste giornalistiche sono centrali nella lotta alla corruzione» sostiene l’OCSE in questo studio.
«Un documento – osserva il professore ordinario di diritto internazionale, Marina Castellaneta, nel darne notizia sul suo blog – che riporta un’indagine svolta nel 2017 con la quale l’OCDE ha messo in risalto il ruolo fondamentale della stampa nella lotta alla corruzione, inclusa quella internazionale».
Tra i diversi casi riportati, quello dei Panama Papers e altri casi specifici a taluni Stati. Lo studio riporta poi un approfondimento sul livello della libertà di stampa nei Paesi vincolati dalla Convenzione sulla lotta alla corruzione di pubblici ufficiali stranieri nelle operazioni economiche internazionali, del 17 dicembre 1997.
Dai dati relativi al 2017, risulta che la Finlandia è al primo posto per libertà di stampa, mentre l’Italia si trova nella parte bassa della classifica seguita, tra i Paesi UE, unicamente da Grecia e Bulgaria. Tra il 2012 e il 2017, sono stati 368 i giornalisti uccisi dei quali ben 70 indagavano su casi di corruzione.
«La fonte principale per i giornalisti (35%) sono i whistleblowers (*) che, però – si legge nel documento OCSE – di frequente non sono tutelati quando rivelano notizie alla stampa». Tra i problemi da superare, il rapporto con le autorità nazionali inquirenti che non assicurano un’adeguata tutela dell’anonimato delle fonti e non prendono in considerazione la necessità che il giornalista sia garante della protezione delle stesse fonti per non minare la credibilità e la fiducia in lui riposta.
(*) Whistleblower: anche se nel lessico italiano non esiste una parola semanticamente equivalente (la traduzione letterale sarebbe “informatore”) possiamo definire che il termine identifica un individuo che denuncia pubblicamente, o riferisca alle autorità, attività illecite o fraudolente.
Marina Castellaneta
Professore ordinario di diritto internazionale. Giornalista pubblicista, collabora abitualmente con il quotidiano Il Sole 24 ore. Avvocato, è collaboratrice del settimanale giuridico Guida al diritto.
Foto in alto: Bandiere degli Stati aderenti all’OCSE (da www.oecd.org)
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