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“Le limitazioni inerenti il tempo determinato e il tempo determinato somministrato, già duramente imposte dal decreto dignità, verrebbero ancor più appesantite con la richiesta di riduzione delle percentuali – spiega Federlegnoarredo -. La pretesa di caricare di obblighi burocratici le aziende e di blindare il normale svolgimento delle normali attività d’impresa, va in direzione esattamente opposta alla necessità di libertà e di flessibilità che le imprese necessitano per affrontare una crisi dura, senza precedenti e dal futuro estremamente incerto”.
Inoltre, secondo Federlegnoarredo, “la richiesta di obbligatorietà di iscrizione al fondo sanitario Altea per tutti i lavoratori in forza e solo a carico delle aziende e le importanti e pesanti richieste di aumenti contrattuali, oltre che manifestare volontà dirigistiche, risultano del tutto incompatibili con gli accordi interconfederali già sottoscritti dalle stesse sigle sindacali e fuori da ogni logica rispetto alla situazione economica in essere”.
“Tutti i dati economici dalle previsioni dell’Istat sulla tenuta delle aziende, alle previsioni del Pil nostro, ma anche di paesi che si identificano come i nostri mercati più importanti come USA e Germania, sono molto negativi”. In questo contesto “la delegazione di FederlegnoArredo ha deciso l’interruzione della trattativa per non avere sulla coscienza la responsabilità di costringere alla chiusura aziende a rischio sopravvivenza”.
(ITALPRESS).