Editori USA fanno causa a ChatGPT

Numerose importanti testate giornalistiche americane stanno facendo fronte comune contro le intelligenze artificiali, che si servono dei loro articoli per addestrare il loro algoritmo senza remunerare giornalisti e editori. Si arriverà in tribunale. 

Editori: causa comune contro ChatGPT

Alla fine del 2023, la testata New York Times ha preso una decisione senza precedenti: portare in tribunale ChatGPT, il software di intelligenza artificiale più famoso del mondo. Alla base della denuncia c’è l’accusa di aver utilizzato vari articoli della testata per addestrare il proprio sistema operativo. Senza, però, che gli editori abbiano visto un soldo da ChatGPT. 

Ora sono 8 le testate a prendere parte alla causa, in tutti gli USA. Si sono aggiunti, infatti, il Chicago Tribune, il Denver Post, l’Orange County Register, l’Orlando Sentinel, il San Jose Mercury News, il South Florida Sun Sentinel e il St. Paul Pioneer Press. 

In precedenza, OpenAI aveva risposto al New York Times citando il fair use, la libertà d’uso, come motivazione sufficiente a invalidare la causa. Quando un’opera derivante da un’altra opera, che sia una parodia, un’analisi o una critica, presenta infatti un sufficiente grado di differenze da potersi definire un prodotto a sé stante e non una pallida imitazione il fair use afferma che tale opera ha diritto di esistere senza intercorrere in ostacoli dal punto di vista legale. 

In Europa, la situazione è molto diversa rispetto agli Stati Uniti. Prevale infatti tra gli editori un approccio di accoglienza verso ChatGPT, con gruppi editoriali come il tedesco Axel Springer che mettono volentieri a disposizione i loro pezzi perché ChatGPT ne faccia uso. Di recente anche il Financial Times ha firmato un simile accordo. 

M.F.Z.