L’accesso a internet, servizio che noi diamo per scontato, è impedito a circa la metà della popolazione mondiale: 3,2 miliardi di persone, infatti, non hanno la possibilità di navigare in rete.
Durante il periodo pandemico, nel nostro Paese come in altri occidentalizzati, si è iniziato a parlare di digital divide, soprattutto in riferimento all’impossibilità di una fetta della popolazione di non poter accedere alla rete dove ormai si era spostata (temporaneamente ma neanche troppo) la vita lavorativa e sociale.
Su questi dati di base il Rapporto “The State of Broadband:People-Centred Approachesfor Universal Broadband”, pubblicato dalla Broadband Comission for Sustainable Development ITU/UNESCO, ribadisce la necessità di un nuovo impegno globale per la riduzione del divario digitale.
Servono circa 2,1 trilioni di dollari (o 2.100 miliardi di dollari) per tagliare della metà l’attuale digital divide entro il 2025.
“Poiché il mondo sta rapidamente diventando digitale, oggi più che mai dobbiamo lavorare insieme, collaborare e unire le nostre risorse per garantire che nessuno venga lasciato indietro”, ha affermato Doreen Bogdan-Martin, direttore Telecommunication Development Bureau dell’ITU.
“Dobbiamo trovare nuovi modi per superare le barriere di connettività, aumentare di livello l’accesso alla tecnologia a prezzi accessibili e consentire a tutti, ovunque, di avere l’opportunità e la scelta di accedere a servizi digitali che cambiano la vita”, ha aggiunto Bogdan-Martin.
Sicuramente il Covid è stato un accelerante in tal senso. Infatti, secondo un altro studio, di We Are Social e Hootsuite, 98 milioni di persone in più si sono connesse a internet via rete mobile (in totale 5,22 miliardi di persone a gennaio 2021); 316 milioni di persone in più ha avuto modo di accedere a internet (4,66 miliardi in totale). Si stima che il traffico internet globale nel 2022 supererà tutto il traffico di rete accumulato dagli albori fino al 2016, anche se il totale delle persone connesse mondialmente, si aggira intorno al 50%.
Ma non bastano gli strumenti tecnologici, le strutture di rete e i device. Occorrono formazione e competenze digitali per ridurre il digital divide, quindi piani di formazione a livello mondiale per offrire nuove strade per competenze e fiducia.
Intanto le Nazioni Unite hanno un piano: mirano a portare il 75% del mondo online entro il 2025, con internet che non costerà agli investitori più del 2% dei guadagni complessivi.
Per adesso, comunque, l’accesso a internet è ancora un diritto non riconosciuto.