Sospeso il piano di addestramento della nuova tecnologia IA firmata Meta dopo le denunce di 11 Stati dell’Unione europea.
Sia la Commissione irlandese per la protezione dei dati (DPC), principale regolatore di Meta nell’Ue, che la Information Commissioner’s Office (ICO) del Regno Unito hanno supportato le richieste dei Paesi europei per interrompere l’addestramento e il lancio delle funzionalità di una nuova e non ben definita tecnologia di IA di Meta.
Situazione non pervenuta negli Stati Uniti, dove Meta sta già sfruttando i contenuti degli utenti per poter raccogliere dati per la sua tecnologia. In Ue, le normative del GDPR hanno bruscamente interrotto le pratiche ostacolando l’addestramento tramite “UGC” (User Generated Content).
Da un mese Meta sta notificando i suoi utenti sulle modifiche della privacy policy per l’uso di contenuti pubblici su Instagram e Facebook.
La Big Tech ha sostenuto che la raccolta di dati era necessaria per creare una IA che potesse riflettere “le diverse lingue, geografie e riferimenti culturali delle persone in Europa”. Il 26 giugno era la data prefissata da Meta per il cambio policy, ma i reclami di 11 Paesi Ue raccolti e presentati dalla società no profit Noyb hanno troncato ogni azione di Meta.
La società tecnologica, infatti, aveva legittimato la notifica agli utenti affidandosi ad una disposizione del GDPR denominata “interessi legittimi”, in modo tale da essere conforme alle normative.
Tuttavia, Noyb ha risposto che le modalità di opt-out degli users piuttosto che l’offerta di consenso per la modifica delle policy erano fuorvianti e scorrette.
Nonostante, dunque, i responsabili di Meta credevano che l’interesse legittimo rappresentasse un “equilibrio più appropriato per l’elaborazione dei dati pubblici sulla scala necessaria per addestrare modelli di intelligenza artificiale, nel rispetto dei diritti delle persone”, la società si è vista costretta a rinunciare al progetto IA in Europa e Gran Bretagna.
Il direttore globale per la politica sulla privacy di Meta, Stefano Fratta ha dichiarato che “questo è un passo indietro per l’innovazione europea, la concorrenza nello sviluppo dell’IA e ulteriori ritardi nel portare i benefici dell’Intelligenza Artificiale alle persone in Europa”.
Nonostante la delusione, Fratta rimane “fortemente fiducioso”, anche perché “la formazione sull’Intelligenza Artificiale non è un’esclusiva dei nostri servizi e siamo più trasparenti di molti dei nostri omologhi del settore”.
Articolo di T.S.
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