ROMA (ITALPRESS) – L’Italia giochera’ all’attacco perche’ “di tempo da perdere non ce n’e’ piu'”, “ora bisogna negoziare: non ci alzeremo dal tavolo finche’ l’intesa non sara’ raggiunta. Ne va del progetto europeo”. Cosi’, in un’intervista a la Repubblica, il ministro per gli Affari europei, Enzo Amendola, in vista della riunione dell’Eurogruppo dopo lo strappo di giovedi’ scorso.
“C’e’ diversita’ di vedute – aggiunge -, ma sono convinto che se anziche’ partire dagli strumenti, partiamo dagli obiettivi – da cio’ di cui l’Unione ha assoluto bisogno per sopravvivere a questa crisi: comuni meccanismi per proteggere il lavoro, il reddito e le imprese – un accordo lo troveremo. E mi fa piacere che la von der Leyen abbia precisato che tutte le opzioni sono ancora sul tavolo”. “Conte e’ stato duro, sollecitando scelte immediate – sottolinea -. E non dimentichiamo che nell’arco di una sola settimana la Bce ha lanciato un poderoso programma di acquisto titoli e la Commissione ha sospeso il Patto di stabilita’: misure mesi fa impensabili. Adesso c’e’ da fare l’ultimo passo con una politica fiscale coordinata dei 27. In cui potrebbero rientrare anche gli strumenti finanziati a debito, emessi a condizioni e obiettivi specifici”. “Il ‘Recovery plan’, piano di rinascita – spiega -, richiama il Piano Marshall o il Recovery act di Obama. L’orizzonte e’ unire i vari strumenti di politica economica in un unico indirizzo a partire dalla lotta al Covid 19. Oltre alle regole sugli aiuti di Stato e l’utilizzo dei fondi coesione, credo che le direttrici siano due: sostegno alle imprese tramite la Bei e un’assicurazione europea contro la disoccupazione. Saranno proposte sul tavolo dell’Eurogruppo. Cosi’ come sara’ necessario riprendere il negoziato sul bilancio europeo 2021-27 su soluzioni nuove”.
“Il Mes – aggiunge – come concepito nel 2012 non ha senso e forza per reggere ai bisogni della crisi odierna. Va cambiato e potenziato, altrimenti e’ inutilizzabile. Ma il fronte dei rigoristi ha detto no”. “Noi – spiega – non chiediamo forme di mutualizzazione del debito, ne’ autorizzazione alla spesa, gia’ concessa dalla Commissione. Piuttosto spingiamo per una condivisione dei rischi che toccano tutti i paesi. Dobbiamo ragionare su nuovi strumenti che tutelino le imprese esposte ai rischi di scalate dei paesi terzi, proteggano i piu’ deboli e chi ha perso il lavoro. Non abbiamo molto tempo”. “Da questa crisi si esce soltanto insieme, con un grande sforzo internazionale. Nessun Paese puo’ salvarsi da solo. Il G7, il G20 e l’UE hanno gia’ messo sul tavolo le prime iniziative, che mirano a mantenere la fiducia degli operatori economici. Pochi mesi fa discutevamo della fine del multilateralismo e c’era pure chi ci credeva davvero”. Ed in merito alle scelte politiche di Orban, che ha ottenuto poteri speciali, commenta: “Nessuna pandemia puo’ mettere in discussione i valori della democrazia. La Commissione ha gia’ aperto un’inchiesta sulla violazione dei diritti in base all’articolo 7 del trattato e l’Italia chiedera’ di inserire nella procedura anche questa legge sui pieni poteri. Cio’ che fa strano e’ che qui da noi chi difende Orban e’ lo stesso che poi accusa il governo di andare avanti a colpi di decreti”.
(ITALPRESS).
“C’e’ diversita’ di vedute – aggiunge -, ma sono convinto che se anziche’ partire dagli strumenti, partiamo dagli obiettivi – da cio’ di cui l’Unione ha assoluto bisogno per sopravvivere a questa crisi: comuni meccanismi per proteggere il lavoro, il reddito e le imprese – un accordo lo troveremo. E mi fa piacere che la von der Leyen abbia precisato che tutte le opzioni sono ancora sul tavolo”. “Conte e’ stato duro, sollecitando scelte immediate – sottolinea -. E non dimentichiamo che nell’arco di una sola settimana la Bce ha lanciato un poderoso programma di acquisto titoli e la Commissione ha sospeso il Patto di stabilita’: misure mesi fa impensabili. Adesso c’e’ da fare l’ultimo passo con una politica fiscale coordinata dei 27. In cui potrebbero rientrare anche gli strumenti finanziati a debito, emessi a condizioni e obiettivi specifici”. “Il ‘Recovery plan’, piano di rinascita – spiega -, richiama il Piano Marshall o il Recovery act di Obama. L’orizzonte e’ unire i vari strumenti di politica economica in un unico indirizzo a partire dalla lotta al Covid 19. Oltre alle regole sugli aiuti di Stato e l’utilizzo dei fondi coesione, credo che le direttrici siano due: sostegno alle imprese tramite la Bei e un’assicurazione europea contro la disoccupazione. Saranno proposte sul tavolo dell’Eurogruppo. Cosi’ come sara’ necessario riprendere il negoziato sul bilancio europeo 2021-27 su soluzioni nuove”.
“Il Mes – aggiunge – come concepito nel 2012 non ha senso e forza per reggere ai bisogni della crisi odierna. Va cambiato e potenziato, altrimenti e’ inutilizzabile. Ma il fronte dei rigoristi ha detto no”. “Noi – spiega – non chiediamo forme di mutualizzazione del debito, ne’ autorizzazione alla spesa, gia’ concessa dalla Commissione. Piuttosto spingiamo per una condivisione dei rischi che toccano tutti i paesi. Dobbiamo ragionare su nuovi strumenti che tutelino le imprese esposte ai rischi di scalate dei paesi terzi, proteggano i piu’ deboli e chi ha perso il lavoro. Non abbiamo molto tempo”. “Da questa crisi si esce soltanto insieme, con un grande sforzo internazionale. Nessun Paese puo’ salvarsi da solo. Il G7, il G20 e l’UE hanno gia’ messo sul tavolo le prime iniziative, che mirano a mantenere la fiducia degli operatori economici. Pochi mesi fa discutevamo della fine del multilateralismo e c’era pure chi ci credeva davvero”. Ed in merito alle scelte politiche di Orban, che ha ottenuto poteri speciali, commenta: “Nessuna pandemia puo’ mettere in discussione i valori della democrazia. La Commissione ha gia’ aperto un’inchiesta sulla violazione dei diritti in base all’articolo 7 del trattato e l’Italia chiedera’ di inserire nella procedura anche questa legge sui pieni poteri. Cio’ che fa strano e’ che qui da noi chi difende Orban e’ lo stesso che poi accusa il governo di andare avanti a colpi di decreti”.
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