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Contributi diretti all’editoria, pubblicazione FAQ del Dipartimento

Il Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri ha pubblicato le FAQ relative ad alcuni quesiti posti dalle imprese editrici sulle disposizioni contenute nel decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70.

FAQ SUI CONTRIBUTI ALL’EDITORIA PREVISTI DAL DECRETO LEGISLATIVO 15 MAGGIO 2017, N.70

 (Aggiornato al 6 ottobre 2017)

1. TRASFORMAZIONI E ADEGUAMENTI DEGLI ASSETTI SOCIETARI – APPLICAZIONE DELL’ARTICOLO 5, COMMA 3, DEL DECRETO LEGISLATIVO15 MAGGIO 2017, N. 70

QUESITO – Una cooperativa proprietaria di una testata periodica, con maggioranza delle quote intestata ad un ente morale e le restanti quote intestate a persone fisiche, che percepisce i contributi ai sensi dell’art. 3, comma 3, della legge n. 250 del 7 agosto 1990, può continuare a beneficiare dei contributi previsti dal decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70?
RISPOSTA – Sì, purché soddisfi le condizioni previste dall’art. 2, comma 1, lett. b), del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70, e limitatamente ad un periodo di cinque anni dalla data di entrata in vigore della legge 26 dicembre 2016, n. 198.

QUESITO – Una cooperativa, proprietaria di una testata periodica, che ha percepito i contributi ai sensi dell’art. 3, comma 3, della legge n. 250 del 7 agosto 1990 avendo la maggioranza del capitale intestata ad un ente morale e le restanti quote a persone fisiche, può accedere ai contributi previsti dall’art. 2, comma 1, lett. c), del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70, modificando il proprio assetto societario mediante la cessione ad uno o più enti morali delle quote intestate ai soci persone fisiche?
RISPOSTA – Sì, fermo restando il possesso degli altri requisiti, potrà beneficare dei contributi previsti dall’art. 2, comma 1, lett. c), del decreto legislativo n. 70, posto che a seguito di tale modifica il capitale sociale sarà interamente detenuto da enti senza fini di lucro.

QUESITO – Una cooperativa che ha percepito i contributi ai sensi dell’art. 3, comma 3, della legge n. 250 del 7 agosto 1990, si è costituita come cooperativa giornalistica in data 31 gennaio 2017 modificando il proprio statuto. La stessa può continuare a chiedere i contributi a far data dall’entrata in vigore del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70, avvalendosi della disposizione contenuta nell’art. 5, comma 3, del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70?
RISPOSTA – Sì. L’art. 5, comma 3, del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 prevede espressamente che il requisito dei due anni di anzianità di costituzione dell’impresa (e di edizione della testata) non si applica alle imprese, associazioni ed enti che adeguino l’assetto societario alle prescrizioni del decreto; ciò proprio al fine di non penalizzare le imprese già beneficiarie dei contributi nel periodo di adeguamento dell’assetto societario alle nuove prescrizioni normative. In ogni caso e fatto salvo l’accertamento dei restanti requisiti richiesti dalla legge, per l’applicazione della norma è necessario che le imprese abbiano percepito il contributo per l’annualità precedente a quella in cui esse provvedono all’adeguamento (in questo caso la cooperativa deve aver percepito il contributo per l’anno 2016).
QUESITO – Una cooperativa non giornalistica che svolge unicamente l’attività di editore di giornale e beneficia da tempo dei contributi vorrebbe trasformare la cooperativa in una società a responsabilità limitata, con capitale interamente detenuto da un ente o da enti senza scopo di lucro. In tal caso, rientrerebbe nella disposizione contenuta nell’art. 5, comma 3, del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 secondo cui non si applica il requisito dei due anni di anzianità di costituzione e di edizione della testata?
RISPOSTA – Sì, purché la cooperativa abbia percepito il contributo per l’annualità precedente alla trasformazione.

QUESITO – Un giornale che riceve da tempo i contributi all’editoria ed è edito da un ente morale senza scopo di lucro che non svolge unicamente attività informativa autonoma ma anche altre attività di tipo culturale, assistenziale, etc., deve adeguare il proprio assetto/scopo societario al fine di continuare a percepire i contributi ai sensi del decreto legislativo n. 70? Tale adeguamento potrebbe consistere nel costituire una nuova impresa/società editrice con capitale detenuto interamente da ente o enti senza fine di lucro, secondo quanto previsto dall’art. 2, comma 1, lett. c), del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70? In tal caso, si applica la deroga di cui all’art 5, comma 3, del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70?
RISPOSTA – L’art. 5, comma 1, del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 stabilisce che le imprese editrici richiedenti i contributi devono svolgere “unicamente attività informativa autonoma……..di carattere generale”. In virtù di tale previsione, gli enti che non soddisfano tale condizione in quanto svolgono anche attività non aventi natura informativa, al fine di adeguarsi alla disposizione normativa e accedere al contributo, possono procedere alla creazione di un nuovo soggetto di diritto che abbia come oggetto sociale esclusivo l’edizione della testata; in tal caso, agli enti che hanno beneficiato del contributo per l’annualità precedente all’adeguamento, si applica la disposizione contenuta nell’art. 5, comma 3, del decreto legislativo n. 70.

QUESITO – Una cooperativa che riceve regolarmente i contributi e che nei primi mesi dell’anno 2017 ha adeguato il proprio assetto societario trasformandosi in una cooperativa giornalistica, rientra nella deroga prevista dall’art. 5, comma 3, del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70?
RISPOSTA – Si, purché abbia percepito il contributo per l’annualità 2016.

QUESITO – Le imprese, fondazioni e enti morali in possesso dei requisiti previsti dall’art. 3 comma 3, L. 250/90 per presentare domanda e percepire i contributi relativi all’annualità 2017, possono procedere all’adeguamento nell’anno 2018 usufruendo così della deroga al requisito dei due anni di anzianità di costituzione dell’impresa e di edizione della testata, prevista dal comma 3 dell’articolo 5?
RISPOSTA – Sì, ove l’adeguamento dell’assetto societario si renda necessario al fine di conformarsi alle nuove prescrizioni contenute nel decreto e a condizione che l’impresa abbia percepito il contributo per l’annualità precedente a quella in cui si provvede all’adeguamento (in questo caso per l’annualità 2017).


2. ENTI SENZA FINE DI LUCRO

QUESITO – All’articolo 2, comma 1, lett. c), del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 sono indicati tra i soggetti beneficiari del contributo gli enti senza fini di lucro. Quali soggetti rientrano in tale categoria?
RISPOSTA – In termini generali, per enti senza fini di lucro si intendono gruppi di soggetti privati (persone giuridiche private) che operano secondo criteri e principi non riconducibili ad una logica di profitto, utilizzando tutte le risorse per la realizzazione del proprio scopo per il perseguimento di finalità socialmente rilevanti. Tali enti possono assumere forme giuridiche diverse; a titolo esemplificativo appartengono a questa categoria le associazioni (riconosciute e non riconosciute), le fondazioni, l’organizzazione di volontariato o non governativa, la cooperativa sociale, il comitato, etc.. Tuttavia, ai fini dell’applicazione della disciplina sui contributi contenuta nel decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70, l’ente senza fine di lucro deve soddisfare la condizione di cui all’articolo 5, comma 1, del decreto legislativo n. 70, e cioè svolgere unicamente attività informativa autonoma ed indipendente di carattere generale.


3. NUMERO MINIMO DI DIPENDENTI

QUESITO – Se un’impresa editrice di un periodico ha assunto sette dipendenti, di cui tre giornalisti, può chiedere i contributi previsti dal decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70, fatto salvo l’accertamento degli altri requisiti richiesti dalla legge?
RISPOSTA – Sì, in quanto il requisito della prevalenza dei giornalisti impiegati nell’intero anno di riferimento del contributo, previsto dall’art. 5, comma 1, lett. d), del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70, è da intendersi riferito al numero minimo dei dipendenti richiesti in relazione alla periodicità della testata, vale a dire 5 dipendenti regolarmente assunti con contratto di lavoro a tempo indeterminato, per le imprese editrici di quotidiani, e 3 dipendenti regolarmente assunti con contratto di lavoro a tempo indeterminato, per le imprese editrici di periodici.


4. DIPENDENTI E CONTRATTO DI LAVORO APPLICABILE

QUESITO – L’art. 5, comma 1, lett. d), del decreto legislativo n. 70 prevede, tra i requisiti per l’accesso ai contributi diretti, l’impiego nell’intero anno di riferimento del contributo di almeno cinque dipendenti con prevalenza di giornalisti regolarmente assunti con contratto di lavoro a tempo indeterminato, per le imprese editrici di quotidiani, e di almeno tre dipendenti, con prevalenza di giornalisti regolarmente assunti con contratto di lavoro a tempo indeterminato, per le imprese editrici di periodici. Al riguardo si chiede: 1. se sia applicabile qualsivoglia contratto di lavoro a tempo indeterminato che riguarda il lavoro in imprese editrici di quotidiani e/o periodici; 2. nel caso in cui l’impresa richiedente i contributi abbia un numero di dipendenti corrispondente al numero minimo previsto dalla norma, ma nel corso dell’anno di riferimento del contributo uno o più di essi cessino dal rapporto di lavoro per cause diverse (ad es. morte, licenziamento, pensionamento), se tale requisito può ritenersi soddisfatto quando gli stessi vengano sostituiti in un ragionevole lasso di tempo che tenga conto della necessaria attività di ricerca e selezione del personale.
RISPOSTA – Ai fini del possesso del requisito previsto dall’art. 5, comma 1, lett. d), i giornalisti devono essere assunti con un contratto avente durata indeterminata, a tempo pieno o parziale, nel numero minimo richiesto dalla medesima norma. Ove nel corso dell’anno di riferimento del contributo uno o più di essi cessino dal rapporto di lavoro, ai fini del requisito non vi deve essere soluzione di continuità nella sostituzione con i nuovi assunti, fatti salvi i casi in cui la cessazione del rapporto derivi da cause impreviste (per morte o licenziamento senza preavviso), per i quali è consentito il venir meno del requisito minimo per un tempo ragionevolmente necessario a reperire la nuova risorsa.

QUESITO – È corretto ritenere, come si evince dalla declaratoria della legge, che i dipendenti debbano essere assunti a tempo indeterminato ma che gli stessi possano essere assunti a tempo parziale?
RISPOSTA – Sì, tale disposizione, peraltro, era già prevista dal decreto-legge 18 maggio 2012, n. 63 e su questo aspetto non è stata introdotta alcuna modifica dal decreto legislativo di riforma dei contributi.

QUESITO – Ai fini del requisito di accesso al contributo, i giornalisti devono essere assunti da due anni o devono risultare assunti nel periodo di maturazione previsto dall’art. 5 comma 1, lett. d), del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70?
RISPOSTA – L’art. 5, comma 1, lett. d), del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 richiede un numero minimo di dipendenti, con prevalenza di giornalisti, assunti con contratto di lavoro a tempo indeterminato, solo per l’anno di riferimento del contributo.

QUESITO – Nel caso in cui siano soddisfatti i requisiti di anzianità dell’editore e della testata, la circostanza che i soci giornalisti (trattasi di una cooperativa), direttore compreso, siano stati retribuiti con partita IVA (emissione fattura) da almeno due anni, può rappresentare un motivo ostativo all’accesso ai contributi?
RISPOSTA – Sì. Ai sensi dell’art. 5, comma 1, lett. d), del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70, per accedere ai contributi è necessario che l’impresa, nell’intero anno di riferimento del contributo, abbia regolarmente assunto dipendenti, con contratto di lavoro a tempo indeterminato, con prevalenza di giornalisti.


5. MISURE IDONEE A CONTRASTARE FORME DI PUBBLICITÀ LESIVA DELL’IMMAGINE E DEL CORPO DELLA DONNA

QUESITO – L’art. 5, comma 2, lett. g), del decreto legislativo n. 70 prevede, tra i requisiti di accesso ai contributi, l’impegno ad adottare misure idonee a contrastare qualsiasi forma di pubblicità lesiva dell’immagine e del corpo della donna, assunto anche mediante l’adesione al Codice di autodisciplina della comunicazione commerciale. Al riguardo con quale modalità deve essere attestato tale adempimento?
RISPOSTA – Ai fini del possesso del requisito di cui all’art. 5, comma 2, lett. g), del decreto legislativo n. 70, l’impresa editrice deve attestare nella dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà prevista dall’art. 2, comma 2, lett. d), punto 12, del D.P.C.M. 28 luglio 2017: a) di aver adottato nell’ambito dell’attività informativa misure idonee a contrastare qualsiasi forma di pubblicità lesiva dell’immagine e del corpo della donna; b) ove abbia aderito, eventualmente tramite la propria associazione rappresentativa, al Codice di autodisciplina della comunicazione commerciale, di essersi adeguata alle prescrizioni in esso contenute.


6. AMBITO COMMERCIALE AI SENSI DELL’ART. 5, COMMA 1, DEL DECRETO LEGISLATIVO N. 70

QUESITO – L’art. 5, comma 1 del decreto legislativo n. 70 prevede che i contributi diretti siano concessi alle imprese editrici di cui all’art. 2, comma 1, lettere a), b) e c) che, in ambito commerciale esercitino unicamente un’attività informativa autonoma di carattere generale e siano in possesso di una serie di requisiti. Al riguardo si chiede se, ai fini dell’ammissione ai contributi pubblici per l’editoria, soddisfi tale condizione un ente senza fine di lucro (eventualmente anche un ente ecclesiastico) proprietario di una testata periodica che, nell’ambito della propria attività istituzionale, conceda in locazione immobili di cui è esso stesso proprietario, con l’unico obiettivo di percepire i canoni e senza svolgere un’attività commerciale con i caratteri della professionalità, organizzazione e sistematicità.
RISPOSTA – Deve ritenersi che non vi sia incompatibilità tra l’esercizio, in ambito commerciale, di un’attività informativa autonoma di carattere generale da parte dell’ente ecclesiastico e l’eventuale concessione in locazione di beni immobili di cui l’ente è proprietario allorché essa si configuri come mero sfruttamento economico da parte dell’ente di tali beni e non come esercizio di attività commerciale con i caratteri della professionalità, organizzazione, sistematicità e abitualità, idonea a far assumere all’ente la soggettività passiva ai fini IVA. Ove infatti il regime fiscale applicato sia quello dell’IRES, e quindi l’imposta sul reddito delle persone giuridiche introdotta dal decreto legislativo n. 344/2003, deve ritenersi che l’attività non dia luogo a sistematica conduzione di operazioni economiche con terzi e quindi non ricorra il carattere dell’imprenditorialità in capo all’ente locatore, confliggente ai fini dell’applicazione del decreto legislativo n. 70 per l’ammissione ai contributi.


7. ATTIVITÀ INFORMATIVA AUTONOMA INDIPENDENTE DI CARATTERE GENERALE

QUESITO – L’art. 5, comma 1, del decreto legislativo n. 70 prevede, quale requisito di accesso ai contributi diretti, l’esercizio in ambito commerciale, unicamente, di un’attività informativa autonoma indipendente di carattere generale. Quali attività è corretto ritenere che rientrino nell’ambito di tale attività informativa autonoma?
RISPOSTA – Ai fini dell’ammissione ai contributi diretti, rientra nella nozione di attività informativa, autonoma e indipendente, in primis, l’attività editoriale diretta alla produzione di quotidiani o periodici, a cui può affiancarsi un’attività informativa svolta mediante impresa di radiodiffusione sonora, anche tramite servizi di media audiovisivi o radiofonici per le trasmissioni digitali terrestri e/o per le trasmissioni satellitari, l’esercizio di un sito web a carattere informativo e un’eventuale attività di edizione di libri riconducibile alle finalità istituzionali dell’ente. In ogni caso le attività eventuali ed ulteriori rispetto all’attività di edizione di giornali devono essere tenute distinte dal punto di vista organizzativo e gestionale e i relativi costi di produzione devono essere imputati a contabilità separate.


8. DISTRIBUZIONE DEGLI UTILI

QUESITO – L’articolo 5, comma 2, lett. e), del decreto legislativo n. 70 prevede, quale requisito di accesso, il “divieto di distribuzione di utili provenienti dall’esercizio dell’anno di riscossione dei contributi e negli otto anni successivi, adottato con norma statutaria”. Decorso il tempo previsto dalla disposizione normativa, possono essere distribuiti gli utili anche se l’impresa editrice continua a percepire i contributi? A decorrere dall’entrata in vigore della nuova normativa, possono essere distribuiti utili formatisi nel periodo antecedente gli otto anni del divieto?
RISPOSTA
No, fino a quando continua a percepire il contributo, l’impresa non può distribuire utili. Ciò in quanto la finalità della norma è quella di evitare che i contributi erogati alle imprese editrici confluiscano nella disponibilità patrimoniale personale dei soci anziché essere impiegati per il vantaggio e lo sviluppo aziendale, cui è preordinato il sostegno pubblico alle imprese editoriali c.d. “deboli” (cooperative, enti senza scopo di lucro, etc.). Gli otto anni di divieto decorrono dall’esercizio dell’ultimo anno di riscossione dei contributi e, quindi, non è possibile effettuare distribuzioni di utili prima della scadenza di tale periodo.

QUESITO – E’ necessario adeguare lo statuto sociale dell’impresa che, in conformità a quanto previsto dalla legge n. 250 del 1990, dispone il divieto di distribuzione degli utili nell’anno di riscossione dei contributi e nei dieci anni successivi?
RISPOSTA – La previsione in materia di divieto di distribuzione degli utili contenuta nella legge n. 250 del 1990 e s.m. è più restrittiva rispetto a quella del decreto legislativo n. 70; pertanto l’adeguamento statutario alle nuove previsioni è rimesso alla scelta dell’impresa.

QUESITO – Anche gli enti ecclesiastici proprietari di una testata periodica sono tenuti a rispettare, ai fini dell’accesso ai contributi diretti di cui al decreto legislativo n. 70 del 2017, il divieto di distribuzione di utili adottato con norma statutaria, secondo quanto previsto dall’art. 5, comma 2, lett. e), del decreto legislativo n. 70? Nel caso di risposta affermativa, ove tali enti non abbiano l’obbligo di avere uno statuto, può tale requisito ritenersi conseguito allorché l’autorità ecclesiastica competente disponga, con proprio decreto, il suddetto divieto di distribuzione degli utili?
RISPOSTA – Il divieto di distribuzione degli utili, richiamato dall’art. 5, comma 2, lett. e) del decreto legislativo n. 70 ma già previsto dall’originaria normativa sui contributi diretti all’editoria, ha la finalità di evitare che le risorse statali, espressamente destinate al settore dell’editoria, possano essere utilizzate per scopi diversi da quello primario del sostegno all’attività editoriale. Trattandosi, quindi, di un requisito generale richiesto dalla normativa di settore, esso si applica anche agli enti ecclesiastici, considerata anche la loro natura di enti che non perseguono un fine lucrativo. Ciò, peraltro, appare in linea con quanto disposto dall’art. 7, comma 3, della legge n. 121 del 1985 (Ratifica ed esecuzione dell’Accordo, con protocollo addizionale, firmato a Roma il 18 febbraio 1984, che apporta modificazioni al Concordato lateranense dell’11 febbraio 1929, tra la Repubblica italiana e la Santa Sede), secondo cui “le attività diverse da quelle di religione o di culto, svolte dagli enti ecclesiastici, sono soggette, nel rispetto della struttura e della finalità di tali enti, alle leggi dello Stato concernenti tali attività e al regime tributario previsto per le medesime”. Alla luce della medesima disposizione, nel caso in cui l’ente fosse sprovvisto di statuto l’osservanza del divieto di distribuire utili, nei termini previsti dalla legge, potrà essere attestata con l’allegazione del provvedimento dell’Autorità ecclesiastica.

QUESITO – Le società titolari di periodici che richiedono l’accesso ai contributi diretti devono adottare, con norma statutaria, il divieto di distribuzione di utili provenienti dall’esercizio dell’anno di riscossione dei contributi e negli otto anni successivi. In caso di liquidazione e scioglimento prima della decorrenza di tali otto anni, come si deve procedere?
RISPOSTA – In tal caso trova applicazione l’art. 3, comma 6, della legge n. 250 del 1990 secondo cui ove la società sia posta in liquidazione nei dieci anni dalla riscossione dell’ultimo contributo, la stessa dovrà versare in conto entrate al Ministero del tesoro (rectius: dell’economia e delle finanze), prima di qualunque distribuzione od assegnazione, una somma calcolata con le modalità indicate nella medesima disposizione nei limiti del risultato netto della liquidazione. A seguito dell’entrata in vigore del decreto legislativo n. 70, il periodo di riferimento dei dieci anni è da intendersi ridotto ad otto anni ai sensi dell’art. 5, comma 2, lett. e), del decreto medesimo.


9. COOPERATIVE DI GIORNALISTI

QUESITO – Le cooperative di giornalisti debbono adeguare il proprio statuto a tutte le disposizioni previste alla lettera d) del comma 3 dell’articolo 4 del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 70 o solo alla disposizione di cui numero 1, secondo quanto indicato dall’art. 2, comma 2, lett. b), del D.P.C.M. 28 luglio 2017? Nel caso debbano adeguare lo statuto a tutte le disposizioni, vi possono provvedere nel corso dell’anno 2018?
RISPOSTA – L’art. 4, comma 3, lett. d), del decreto legislativo n. 70 dispone che le cooperative giornalistiche abbiano espressamente previsto nello statuto le clausole ivi indicate; pertanto, a decorrere dai contributi relativi all’anno 2018, gli statuti delle cooperative giornalistiche devono essere conformati alle disposizioni contenute nel decreto legislativo, parzialmente richiamate dal decreto attuativo. In sede di prima applicazione del decreto legislativo n. 70, ove le cooperative perfezionino l’adeguamento statutario nel corso dell’anno 2018, le stesse dovranno produrre, nell’ambito della documentazione da presentare a corredo della domanda di contributo, una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà attestante l’osservanza sostanziale ed effettiva di tutte le clausole previste dall’art. 4, comma 3, lett. d), a far data dal 1° gennaio 2018, cioè anche per il periodo antecedente la formalizzazione della variazione statutaria.


10. PROPRIETÀ/AFFITTO DELLA TESTATA

QUESITI:

  • Ai sensi del decreto legislativo n. 70, una cooperativa deve obbligatoriamente acquistare la testata per ricevere il contributo?
  • Una cooperativa semplice, comodataria a titolo gratuito od affittuaria di una testata periodica, la cui maggioranza del capitale risulti intestata ad un ente morale e le restanti quote a persone fisiche, che ha percepito i contributi ai sensi dell’art. 3, comma 3, della legge n. 250 del 7 agosto 1990 può continuare a percepire i contributi previsti dal decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70?
  • Una testata di proprietà di una diocesi è stata, fino ad oggi, concessa in locazione ad un’impresa editrice (cooperativa) che ne ha chiesto i contributi ai sensi dell’art. 3, comma 3, della legge n. 250 del 1990. In tal caso è possibile applicare all’impresa la deroga all’obbligo di proprietà della testata da parte dell’editore, prevista dall’art. 5, comma 2, lett. d), del decreto legislativo n. 70 per le cooperative subentrate ai sensi dell’art. 1, comma 7-bis, del decreto legge 18 maggio 2012, n. 63?
  • Una cooperativa giornalistica beneficiaria dei contributi a decorrere dall’anno 2006 in virtù di un contratto di cessione in uso della testata, può continuare a percepire i contributi ai sensi del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70?

RISPOSTA
L’art. 5, comma 2, lett. d), del decreto legislativo n. 70 prevede, come requisito per accedere al contributo, che l’editore sia proprietario della testata per quale richiede il contributo stesso. Le deroghe a tale obbligo, previste dal medesimo articolo, si riferiscono a fattispecie tassative che riguardano le imprese editrici che hanno maturato il diritto ai contributi entro la data del 31 dicembre 2005 (legge 23 dicembre 2005, n. 266) e le cooperative subentrate al contratto di cessione in uso ai sensi dell’art. 1, comma 7-bis, del decreto-legge 18 maggio 2012, n. 63. Al di fuori delle suddette ipotesi, i beneficiari dei contributi devono risultare proprietari della testata nel periodo per il quale si richiede il contributo.


11. RIMBORSO DEI COSTI

QUESITO – Fatto salvo l’accertamento dei requisiti richiesti dalla legge, un’impresa editrice può chiedere il rimborso dei costi relativi a tutti i propri dipendenti ovvero solo ai dipendenti entro il numero minimo richiesto dall’art. 5, comma 1, lett. d), del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70?
RISPOSTA – Le imprese possono portare a rimborso i costi relativi a tutti i dipendenti che rientrano nelle categorie previste dall’art. 8, comma 2, lett. a), del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 (giornalisti, poligrafici, web master, altre figure tecniche assunti con contratto di lavoro a tempo indeterminato); tali costi verranno rimborsati entro gli importi e nei limiti fissati dal decreto legislativo all’articolo 8, commi 2, lett. a), 8 e 9.


12. CRITERI PREMIALI

QUESITO – Ai sensi dell’art. 8, comma 14, lett. b), del decreto legislativo n. 70, all’impresa che attua percorsi di alternanza scuola-lavoro si applica una quota aggiuntiva di contributo, fino ad un massimo del 3 per cento del contributo erogato. Detta percentuale si intende riferita a ciascuna scuola superiore che abbia stipulato convenzioni con l’impresa editoriale per l’attivazione dei suddetti percorsi?
RISPOSTA – La quota aggiuntiva di contributo prevista dall’art. 8, comma 14, lett. b), del decreto legislativo n. 70 è calcolata in relazione alle convenzioni per l’attivazione di percorsi di alternanza scuola-lavoro stipulate con ciascuna scuola.


13. EDIZIONE IN FORMATO DIGITALE – MATERIALE AUTOPRODOTTO E AGGIORNAMENTI

QUESITO – Si può definire autoprodotto il materiale già pubblicato sull’edizione cartacea? Può trattarsi di materiale proveniente da agenzie e/o uffici stampa, opportunamente lavorato dal punto di vista giornalistico?
RISPOSTA
Per materiale autoprodotto si intende il risultato dell’attività editoriale svolta dalla struttura organizzativa interna all’impresa editrice, in termini di creazione, elaborazione critica, commento delle notizie dirette all’utente. Il materiale pubblicato nell’edizione cartacea e diffuso anche nell’edizione digitale, può considerarsi “autoprodotto” se rispondente a tali caratteristiche. La semplice aggregazione di notizie o la ripubblicazione, totale o prevalente, di contenuti prodotti al di fuori della propria organizzazione editoriale, non soddisfa il carattere di originalità dell’informazione richiesto dall’art. 7, comma 2, del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70.

QUESITO – Cosa si intende per “aggiornamento” degli articoli o contenuti multimediali originali. E’ sufficiente la ripubblicazione?
RISPOSTA
Per aggiornamento si intende la revisione, l’adeguamento, lo sviluppo e l’integrazione degli articoli o dei contenuti multimediali originali, generato sulla base di nuove conoscenze o di nuovi accadimenti riguardanti gli stessi o ad essi correlati. La mera ripubblicazione di un articolo non è sufficiente a soddisfare il requisito previsto all’art. 7, comma 2, lettere a) e b), del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70.


14. CONTENUTI A PAGAMENTO

QUESITO – Per quanto riguarda i contenuti a pagamento per le testate on line, ci sono particolari quantità da rispettare?
RISPOSTA
In caso di edizione esclusivamente in formato digitale, l’art. 7, comma 4, del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 non indica soglie o limiti di onerosità delle testate on line, purché vi siano contenuti fruibili a pagamento in relazione ad ogni singola uscita.


15. UTENTI UNICI FINALI

QUESITO – L’art. 2, comma 2, lett. d), punto 11, del D.P.C.M. 28 luglio 2017 prevede che il legale rappresentante dell’impresa richiedente i contributi presenti, per l’edizione digitale, una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà attestante, tra l’altro, l’indicazione del numero medio mensile di utenti unici finali raggiunti. Ai fini di tale indicazione, si può fare riferimento ai dati di Google Analytics?
RISPOSTA – Google Analytics risulta essere uno dei sistemi di rilevazione statistici del numero di utenti unici ad oggi presenti in Italia. Pertanto, ai fini dell’attestazione richiesta, si può fare riferimento ai dati da esso forniti.


16. FUNZIONALITÀ PER L’ACCESSIBILITÀ AI CONTENUTI INFORMATIVI DEL SITO

QUESITO – L’art. 7 del decreto legislativo n. 70 prevede, tra l’altro, che le edizioni in formato digitale della testata siano dotate di funzionalità per l’accessibilità alle informazioni nel sito da parte delle persone con disabilità. Ai fini dell’assolvimento di tale prescrizione, può essere adottato lo standard W3C?
RISPOSTA – In conformità ai principi sanciti dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità del 13 dicembre 2006 (art. 9), la piattaforma W3C (World Wide Web Consortium) è idonea a consentire alle persone con disabilità l’accesso ai sistemi di informazione e di comunicazione. Pertanto la sua adozione risulta adeguata ai fini di quanto richiesto dall’art. 7 del decreto legislativo n. 70.

uspi

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