MILANO (ITALPRESS) – Trovare una strategia comune perchè i sindacati d’Europa affrontino insieme le sfide della “contrattazione per una giusta transizione in tempi di costo della vita e crisi energetica”. E’ questo lo scopo dell’assemblea del sindacato europeo IndustriAll, che si svolge il 2 e 3 febbraio all’Hotel Melia a Milano.
Per i sindacati “la necessità di unire le forze è diventata ancora più impellente in uno scenario socio-economico complesso come quello attuale: aumento del costo della vita, dei beni essenziali e dell’energia. Questi fattori hanno infatti innescato numerose proteste e scioperi in tutta Europa, come si sta assistendo in queste settimane in Francia e Gran Bretagna.
Ma il potere di acquisto dei lavoratori, già danneggiato dalla pandemia di Covid, ha subito un ulteriore colpo con lo scoppio della guerra in Ucraina. A rischio non è solo il tessuto industriale europeo, ma l’effettiva attuazione delle transizioni digitale e verde nel rispetto dei diritti dei lavoratori”.
Il movimento sindacale europeo sta quindi lavorando sulle risposte collettive per affrontare le sfide poste dalla transizione verde nell’industria, in questa delicata fase di crisi in termini di approvvigionamento energetico. Una sfida comune che ha portato a Milano oltre 150 partecipanti e leader sindacali provenienti da tutta Europa.
“Oggi è una giornata molto importante che ha voluto IndustriAll mettendo insieme tutti i sindacati europei per far fronte comune rispetto alla crisi europea che stiamo affrontando. Una crisi che viene soprattutto affrontata dai lavoratori e quindi dal punto di vista della diminuzione del potere di acquisto e dei salari, ma anche una diminuzione sostanziale dei diritti”, ha detto la segretaria generale Uiltec Uil, Daniela Piras.
“Il nostro obiettivo è quello di dare una risposta attraverso la salvaguardia delle realtà industriali e per noi questo passa attraverso la contrattazione nazionale che ci aspettiamo sia sempre più simile per tutti gli stati membri dell’Unione Europea – ha sottolineato -. Una contrattazione nazionale che non deve concentrarsi solo sul potere economico del contratto stesso e quindi l’aumento dei salari, ma deve anche fare molta attenzione rispetto a quelli che sono i diritti dei lavoratori”.
Sempre la contrattazione è stata al centro dell’intervento del segretario generale della Fim Cisl, Roberto Benaglia. “Dopo 20 anni, la contrattazione torna a confrontarsi con il tema dell’inflazione che è stata ripida e ci ha scavalcato. Questo è il momento in cui dobbiamo mettere in campo una contrattazione capace di difendere i salari dei lavoratori”, ha spiegato il segretario, sottolineando come il nostro Paese possa vantare una marcia in più in Europa: “Questo dibattito europeo ci dimostra che abbiamo una contrattazione valida: va sicuramente modernizzata, ma già avere in Italia i contratti che valgono per tutti i lavoratori anche dove non c’è sindacato è una grande fortuna rispetto ad altri paesi europei”, ha sottolineato Benaglia.
Naturalmente il “vantaggio” italiano non deve diventare elemento di distinzione, ma anzi offrire uno strumento valido anche per le altre realtà sindacali in Europa.
Per il segretario generale della Filctem Cgil Marco Falcinelli “bisogna cercare di individuare regole comuni che diminuiscano la possibile competizione tra gli Stati. I temi di cui stiamo discutendo vedono gli stati europei con condizioni di partenza diverse: sull’energia, sulle politiche fiscali, sulle regole rispetto al mercato del lavoro”. In caso contrario “il rischio è che aumentino le disuguaglianze e la competizione tra gli Stati”.
“Anche gli interventi che sono stati fatti per supportare i sistemi industriali rispetto ai grandi processi di cambiamento necessitano di una regola comune”, ha aggiunto Falcinelli.
Di conseguenza come sindacati per uscire dalle difficoltà dell’attuale contesto socio-economico “dobbiamo farlo insieme attraverso coesione, negoziato e dialogo costante tra e con le parti”.
E’ questa l’opinione condivisa dal segretario nazionale della Femca Cisl, Giovanni Rizzuto. “Abbiamo oggi bisogno di una coesione che vada anche al di là dei confini nazionali in quanto gli assetti geopolitici mondiali sono in continua evoluzione – ha sottolineato -. Come organizzazione sindacale rivendichiamo il fatto che mettere al centro la contrattazione significa rivendicare il ruolo partecipativo nelle imprese dei lavoratori”.
Per il segretario generale della Uilm Uil Rocco Palombella è necessario che “ci siano politiche unitarie tese ad evitare che le multinazionali scelgano il Paese dove andare ad investire: un sistema contrattuale simile in tutti i paesi e un peso fiscale uguale per tutti”.
“Ho lanciato l’idea che per difendere i salari e creare nuovi posti di lavoro ci sia una leva: la riduzione dell’orario di lavoro, che assieme alla formazione può diventare elemento importante per poter gestire il tema della transizione”, ha aggiunto.
Attento a sottolineare le criticità nel mondo lavorativo italiano è il segretario generale Fiom Cgil Michele De Palma, secondo il quale “uno dei problemi strutturali è il fatto che non c’è un confronto costante e programmato tra sistema delle imprese, governo, istituzioni e il sistema dell’organizzazione della rappresentanza del lavoro, cioè i sindacati”.
“Quindi nel nostro Paese va colmato immediatamente questo gap e può essere fatto solo con una legge sulla rappresentanza e un’altra che permetta a lavoratrici e lavoratori di poter contrattare e negoziare con imprese e governo le politiche programmatorie industriali e gli investimenti necessari a rilanciare da un punto di vista degli obiettivi climatici e sociali il nostro sistema industriale”, ha rimarcato.
Infine un appello all’unità di azione dei sindacati europei. “Abbiamo bisogno di unire le forze in campo da tutti i Paesi perchè i problemi legati all’inflazione, alla disoccupazione e agli effetti della guerra sono per tutti i lavoratori e le lavoratrici italiani ed europei”, ha concluso De Palma.
Per i sindacati “la necessità di unire le forze è diventata ancora più impellente in uno scenario socio-economico complesso come quello attuale: aumento del costo della vita, dei beni essenziali e dell’energia. Questi fattori hanno infatti innescato numerose proteste e scioperi in tutta Europa, come si sta assistendo in queste settimane in Francia e Gran Bretagna.
Ma il potere di acquisto dei lavoratori, già danneggiato dalla pandemia di Covid, ha subito un ulteriore colpo con lo scoppio della guerra in Ucraina. A rischio non è solo il tessuto industriale europeo, ma l’effettiva attuazione delle transizioni digitale e verde nel rispetto dei diritti dei lavoratori”.
Il movimento sindacale europeo sta quindi lavorando sulle risposte collettive per affrontare le sfide poste dalla transizione verde nell’industria, in questa delicata fase di crisi in termini di approvvigionamento energetico. Una sfida comune che ha portato a Milano oltre 150 partecipanti e leader sindacali provenienti da tutta Europa.
“Oggi è una giornata molto importante che ha voluto IndustriAll mettendo insieme tutti i sindacati europei per far fronte comune rispetto alla crisi europea che stiamo affrontando. Una crisi che viene soprattutto affrontata dai lavoratori e quindi dal punto di vista della diminuzione del potere di acquisto e dei salari, ma anche una diminuzione sostanziale dei diritti”, ha detto la segretaria generale Uiltec Uil, Daniela Piras.
“Il nostro obiettivo è quello di dare una risposta attraverso la salvaguardia delle realtà industriali e per noi questo passa attraverso la contrattazione nazionale che ci aspettiamo sia sempre più simile per tutti gli stati membri dell’Unione Europea – ha sottolineato -. Una contrattazione nazionale che non deve concentrarsi solo sul potere economico del contratto stesso e quindi l’aumento dei salari, ma deve anche fare molta attenzione rispetto a quelli che sono i diritti dei lavoratori”.
Sempre la contrattazione è stata al centro dell’intervento del segretario generale della Fim Cisl, Roberto Benaglia. “Dopo 20 anni, la contrattazione torna a confrontarsi con il tema dell’inflazione che è stata ripida e ci ha scavalcato. Questo è il momento in cui dobbiamo mettere in campo una contrattazione capace di difendere i salari dei lavoratori”, ha spiegato il segretario, sottolineando come il nostro Paese possa vantare una marcia in più in Europa: “Questo dibattito europeo ci dimostra che abbiamo una contrattazione valida: va sicuramente modernizzata, ma già avere in Italia i contratti che valgono per tutti i lavoratori anche dove non c’è sindacato è una grande fortuna rispetto ad altri paesi europei”, ha sottolineato Benaglia.
Naturalmente il “vantaggio” italiano non deve diventare elemento di distinzione, ma anzi offrire uno strumento valido anche per le altre realtà sindacali in Europa.
Per il segretario generale della Filctem Cgil Marco Falcinelli “bisogna cercare di individuare regole comuni che diminuiscano la possibile competizione tra gli Stati. I temi di cui stiamo discutendo vedono gli stati europei con condizioni di partenza diverse: sull’energia, sulle politiche fiscali, sulle regole rispetto al mercato del lavoro”. In caso contrario “il rischio è che aumentino le disuguaglianze e la competizione tra gli Stati”.
“Anche gli interventi che sono stati fatti per supportare i sistemi industriali rispetto ai grandi processi di cambiamento necessitano di una regola comune”, ha aggiunto Falcinelli.
Di conseguenza come sindacati per uscire dalle difficoltà dell’attuale contesto socio-economico “dobbiamo farlo insieme attraverso coesione, negoziato e dialogo costante tra e con le parti”.
E’ questa l’opinione condivisa dal segretario nazionale della Femca Cisl, Giovanni Rizzuto. “Abbiamo oggi bisogno di una coesione che vada anche al di là dei confini nazionali in quanto gli assetti geopolitici mondiali sono in continua evoluzione – ha sottolineato -. Come organizzazione sindacale rivendichiamo il fatto che mettere al centro la contrattazione significa rivendicare il ruolo partecipativo nelle imprese dei lavoratori”.
Per il segretario generale della Uilm Uil Rocco Palombella è necessario che “ci siano politiche unitarie tese ad evitare che le multinazionali scelgano il Paese dove andare ad investire: un sistema contrattuale simile in tutti i paesi e un peso fiscale uguale per tutti”.
“Ho lanciato l’idea che per difendere i salari e creare nuovi posti di lavoro ci sia una leva: la riduzione dell’orario di lavoro, che assieme alla formazione può diventare elemento importante per poter gestire il tema della transizione”, ha aggiunto.
Attento a sottolineare le criticità nel mondo lavorativo italiano è il segretario generale Fiom Cgil Michele De Palma, secondo il quale “uno dei problemi strutturali è il fatto che non c’è un confronto costante e programmato tra sistema delle imprese, governo, istituzioni e il sistema dell’organizzazione della rappresentanza del lavoro, cioè i sindacati”.
“Quindi nel nostro Paese va colmato immediatamente questo gap e può essere fatto solo con una legge sulla rappresentanza e un’altra che permetta a lavoratrici e lavoratori di poter contrattare e negoziare con imprese e governo le politiche programmatorie industriali e gli investimenti necessari a rilanciare da un punto di vista degli obiettivi climatici e sociali il nostro sistema industriale”, ha rimarcato.
Infine un appello all’unità di azione dei sindacati europei. “Abbiamo bisogno di unire le forze in campo da tutti i Paesi perchè i problemi legati all’inflazione, alla disoccupazione e agli effetti della guerra sono per tutti i lavoratori e le lavoratrici italiani ed europei”, ha concluso De Palma.
– foto xh7/Italpress –
(ITALPRESS).