Crescono giornali, libri e pay tv – Crollo dello spettacolo dal vivo.
Pubblicati i dati dall’Osservatorio di Impresa Cultura Italia – Confcommercio, in collaborazione con Swg.
Con la pandemia i consumi di beni e servizi culturali si sono dimezzati (- 47%) passando da 113 euro di spesa media mensile per famiglia di dicembre 2019 a circa 60 euro a dicembre 2020. Un quadro dalle tinte drammatiche quello pubblicato il 16 gennaio scorso dall’Osservatorio di Impresa Cultura Italia – Confcommercio, in collaborazione con Swg (società specializzata in ricerche di mercato, di opinioni, istituzionali, studi di settore e osservatori vari).
Migliorano i quotidiani e i periodici cartacei e online, tengono i libri
Lo studio ha messo in raffronto la spesa media mensile delle famiglie per i consumi culturali rilevata rispettivamente nel dicembre 2019 e nel dicembre 2020.
Nel confronto, la spesa per l’acquisto di libri è rimasta sostanzialmente uguale (36,48 euro, contro 36,50 di dicembre 2020), con una preferenza per il cartaceo sebbene oltre 1 italiano su tre utilizzi anche il formato digitale.
E’ aumentata decisamente la spesa mensile per i quotidiani, con un rapporto di circa 1 a 2 tra lettori in digitale a pagamento e lettori in cartaceo: 20,20 euro nel 2019 contro i 24,76 nel 2020 (+ 22%). Anche se è da tenere presente che molta informazione giornalistica online è gratuita.
In aumento, anche se meno decisa, anche quella per l’acquisto di periodici e fumetti: 15,39 euro nel 2020 vs.14,30 nel dicembre 2019 (+ 8%).
Cresce l’utilizzo del digitale e della pay tv in streaming
Sono in calo tutte le forme di abbonamento a servizi culturali a pagamento ad eccezione della TV in streaming (+17 punti su dicembre 2019) e con un terzo di italiani che pensa di utilizzare prevalentemente piattaforme streaming a pagamento a testimonianza di un crescente interesse per questo tipo di offerta televisiva rispetto a quella generalista. La forma di fruizione tradizionale della cultura ha lasciato spazio al digitale con la visione di spettacoli dal vivo, opere, balletti e musica classica soprattutto sul web o in TV.Una tendenza che, alla luce delle attuali restrizioni, sembra confermarsi anche per la prima parte del 2021.
Crollo degli spettatori per cinema, musica e teatro
Una situazione difficilissima si è chiaramente venuta a creare in particolare per gli spettacoli dal vivo, bloccati dal lockdown e dalle successive misure di contenimento della pandemia che hanno determinato un crollo degli spettatori per cinema, musica e teatro e forti riduzioni di spesa da parte dei consumatori tra dicembre 2019 e settembre 2020 con punte di oltre il 70%.
Misure di intervento necessarie
“Le restrizioni imposte dalla pandemia e la conseguente spinta sul digitale sembrano aver mutato anche la declinazione del concetto di cultura da parte degli italiani con il rischio di renderne più effimeri significati e sfumature”, rileva l’Osservatorio.
Per il presidente di Impresa Cultura Italia-Confcommercio, Carlo Fontana: “I dati della nostra indagine sono senza dubbio allarmanti con una riduzione dei consumi culturali del 47% e una spesa mensile per famiglia che è crollata a 60 euro nel 2020. E sono dati che ci rappresentano tutta la drammaticità della situazione delle attività culturali nel nostro Paese. E’ stata fatta una politica di ristori, ma non è sufficiente“.
“Oggi – ha osservato Fontana – è necessaria una strategia con una serie di interventi che consentano una ripartenza delle nostre attività perché la popolazione non può essere ancora per lungo tempo privata di quello che è anche un nutrimento dello spirito”.
Le infografiche sono tratte dal sito www.confcommercio.it.
(Foto in alto: il Teatro Boni di Acquapendente)