ROMA (ITALPRESS) – “Noi partite Iva non abbiamo avuto grossi cambiamenti con questa pandemia, noi viviamo sotto l’assedio di un virus da sempre, e questo virus si chiama Stato: siamo vaccinati, dovendo sopravvivere tutti i giorni tra sindacati, politica, burocrazia ed Europa”. Roberto Capobianco, presidente nazionale della Confederazione Conflavoro Pmi, parlando con Italpress e’ un fiume in piena contro le modalita’ con cui si sta affrontando questa crisi epocale.
A cominciare dalla rappresentanza delle imprese, “il mondo datoriale e’ sparito dal panorama, mentre a noi chiamano dal mattino alla sera, e gli iscritti aumentano”, racconta. Forte di 70mila associati, Conflavoro non fa distinzioni di dimensioni o categorie, ma punta a difendere le partite Iva. Un mondo dove c’e’ aria di rivolta. “Noi non ci fidiamo piu’ di questa classe dirigente, prima del coronavirus nessuno dedicava tempo alle aziende. Ora che tutto e’ fermo, anche gli imprenditori possono ragionare. E’ chiaro a tutti che non si riparte con le vecchie facce, tocca a chi si e’ spaccato la schiena in questi ultimi dieci anni di crisi”, spiega.
“Tutte le partite Iva hanno vari problemi di base: alta tassazione, burocrazia, e costo del lavoro che pesa sulle nostre teste. Siamo troppo piccoli per dividerci, dobbiamo unirci”, auspica, allargando l’appello a chiunque crea lavoro. “Il Governo deve ascoltare le imprese che lavorano, a rappresentarci non devono piu’ andare i capi categoria: a Palazzo Chigi devono andarci lavoratori e operai. Serve l’ascolto, non ci servono gli accordi con l’Abi”, accusa Capobianco.
“Faccio il mio esempio personale, ho tre aziende che questo mese non hanno avuto entrate, fatturato zero. E pur avendo pagato gli stipendi, ho registrato un cash flow positivo come non mai. Perche’? Non ho dovuto pagare le tasse. Lasciate decidere cosa fare in questo momento a chi sa fare impresa, bisogna incentivare gli investimenti privati. Se non cambia la politica economica, per le aziende e i lavoratori non si riparte. Siamo gia’ nella fossa. Ascoltino i commercialisti, non Draghi: di filosofi e’ pieno il Paese come di allenatori quando ci sono i mondiali di calcio”.
Per Capobianco “la ricetta e’ semplice, servono soldi a pioggia, senza distinzioni. Il problema e’ che abbiamo perso un mese a scegliere l’ammortizzatore sociale da applicare, ma passare dalle Regioni per la cassa in deroga e’ un suicidio, ognuna gestisce le risorse come meglio crede”, ammonisce. “Noi invece abbiamo creato una rete di professionisti a supporto delle imprese, tramite una piattaforma on line che sara’ operativa dal 3 aprile, tutti i nostri professionisti diventano volontari per salvare le imprese. Daremo competenze a supporto del lavoro, per una volta non dobbiamo pensare agli utili, ed e’ una bella cosa”.
Oltre al presente, c’e’ da pensare alla ripartenza dell’economia, che sara’ forse ancora piu’ tosta. “Dopo lo stop al patto di stabilita’ europeo, lo Stato si deve indebitare a favore di imprese, famiglie e servizi. L’Italia non torna a fatturate dopo il 3 aprile”, assicura Capobianco.
(ITALPRESS).
A cominciare dalla rappresentanza delle imprese, “il mondo datoriale e’ sparito dal panorama, mentre a noi chiamano dal mattino alla sera, e gli iscritti aumentano”, racconta. Forte di 70mila associati, Conflavoro non fa distinzioni di dimensioni o categorie, ma punta a difendere le partite Iva. Un mondo dove c’e’ aria di rivolta. “Noi non ci fidiamo piu’ di questa classe dirigente, prima del coronavirus nessuno dedicava tempo alle aziende. Ora che tutto e’ fermo, anche gli imprenditori possono ragionare. E’ chiaro a tutti che non si riparte con le vecchie facce, tocca a chi si e’ spaccato la schiena in questi ultimi dieci anni di crisi”, spiega.
“Tutte le partite Iva hanno vari problemi di base: alta tassazione, burocrazia, e costo del lavoro che pesa sulle nostre teste. Siamo troppo piccoli per dividerci, dobbiamo unirci”, auspica, allargando l’appello a chiunque crea lavoro. “Il Governo deve ascoltare le imprese che lavorano, a rappresentarci non devono piu’ andare i capi categoria: a Palazzo Chigi devono andarci lavoratori e operai. Serve l’ascolto, non ci servono gli accordi con l’Abi”, accusa Capobianco.
“Faccio il mio esempio personale, ho tre aziende che questo mese non hanno avuto entrate, fatturato zero. E pur avendo pagato gli stipendi, ho registrato un cash flow positivo come non mai. Perche’? Non ho dovuto pagare le tasse. Lasciate decidere cosa fare in questo momento a chi sa fare impresa, bisogna incentivare gli investimenti privati. Se non cambia la politica economica, per le aziende e i lavoratori non si riparte. Siamo gia’ nella fossa. Ascoltino i commercialisti, non Draghi: di filosofi e’ pieno il Paese come di allenatori quando ci sono i mondiali di calcio”.
Per Capobianco “la ricetta e’ semplice, servono soldi a pioggia, senza distinzioni. Il problema e’ che abbiamo perso un mese a scegliere l’ammortizzatore sociale da applicare, ma passare dalle Regioni per la cassa in deroga e’ un suicidio, ognuna gestisce le risorse come meglio crede”, ammonisce. “Noi invece abbiamo creato una rete di professionisti a supporto delle imprese, tramite una piattaforma on line che sara’ operativa dal 3 aprile, tutti i nostri professionisti diventano volontari per salvare le imprese. Daremo competenze a supporto del lavoro, per una volta non dobbiamo pensare agli utili, ed e’ una bella cosa”.
Oltre al presente, c’e’ da pensare alla ripartenza dell’economia, che sara’ forse ancora piu’ tosta. “Dopo lo stop al patto di stabilita’ europeo, lo Stato si deve indebitare a favore di imprese, famiglie e servizi. L’Italia non torna a fatturate dopo il 3 aprile”, assicura Capobianco.
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