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Conferenza Stampa di fine anno del Premier Conte, assumere i non giornalisti è realmente d’aiuto all’editoria?

Temi caldissimi per l’editoria quelli toccati il 28 dicembre alla conferenza stampa di fine anno del Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte. Il tradizionale incontro si tenuto a Villa Madama ed è stato organizzato dall’Ordine dei Giornalisti in collaborazione con l’Associazione Stampa Parlamentare.
Gli argomenti trattati, cruciali per la professione, sono stati la crisi della stampa e come le nuove tecnologie stiano cambiando il settore e il mondo dell’informazione e delle redazioni in generale, l’Ingpi e le sue difficoltà, come risollevarlo e la possibile soluzione dell’allargamento della platea. Il confronto è stato anche sulle liti temerarie e sulla difficoltà per i giornalisti di svolgere a pieno il loro lavoro informativo e per finire si è parlato anche della riforma dell’Ordine.
Ma il tema bollente è sicuramente quello che riguarda la legge di bilancio che prevede l’obbligo di sostituire due prepensionati con almeno un neo assunto, anche non giornalista.

Quel “anche non giornalista” ha fatto (e fa) tanto discutere. Carlo Verna, Presidente dell’Ordine dei giornalisti, ha immediatamente commentato: “Riteniamo illegittimo il principio che si vuole introdurre dei due redattori prepensionati a fronte dell’ingresso di uno nuovo che può anche essere non giornalista, lo impugneremo. Siamo di fronte a una crisi sistemica internazionale e a stravolgenti cambiamenti, i cui costi finora sono stati sostenuti solo dai giornalisti e dal loro istituto di previdenza. La carta stampata sta vivendo una crisi profonda, va difesa come bene culturale del paese. Per garantire il pluralismo di piattaforme lo Stato ha l’obbligo di sostenere quella più in crisi, e abbiamo apprezzato alcune aperture in questo senso, in particolare ringrazio il sottosegretario Martella, ma serve una risposta complessiva, a partire dalla moratoria dei tagli a sostegno all’editoria”. Verna continua: “Stiamo vivendo, una mutazione antropologica che ha impatti forti su armonia sociale e democrazia. Ormai l’intelligenza artificiale è una componente essenziale dell’informazione. Il 64% del mercato editoriale europeo è gestito da strumenti evoluti di automazione. L’umanesimo rispetto all’algoritmo è garantito dalla nostra categoria: il giornalismo professionistico deve essere consapevole delle maggiori responsabilità che porta con sé”.

Lo stesso Carlo Parisi, Segretario Generale Aggiunto della FNSI e Direttore di Giornalistitalia.it, è intervenuto durante il confronto, quasi ringraziando Conte di come “con grande entusiasmo e passione ha annunciato l’istituzione del nuovo Ministero per l’Università e la Ricerca, recuperando uno dei valori che un po’ si è perso ai giorni nostri: la meritocrazia”.
Il commento-domanda di Parisi poi, continua affrontando la novità della Legge di Bilancio: “Nella manovra finanziaria ha inserito una norma che prevede, ogni 2 prepensionamenti di giornalisti, la possibilità di assumere anche un non giornalista under 35. Non ritiene, innanzitutto, che ci sia un elemento di incostituzionalità – legato al discrimine dell’età – ed una contraddizione nei confronti dei giornalisti che, nelle redazioni, spesso sono precari storici e hanno più di 35 anni e che ora, con la norma introdotta nella Legge di bilancio, non vedono la possibilità di essere inseriti nel mercato del lavoro?”.

La replica di Conte è immediata: “Nessuno gioisce per le difficoltà che una singola testata giornalistica incontra ma c’è un problema di mantenersi con le proprie gambe. In un contesto in continua evoluzione bisogna anche porsi in sintonia con l’evoluzione del mercato. È la regola della competizione e vince chi si mostra più innovatore”. Il Premier ha poi sottolineato quanto ritenga il giornalismo “fondamentale per il funzionamento della democrazia. La norma appena introdotta che prevede la possibilità di inserire nelle redazioni profili non giornalistici” nel turn-over in seguito a prepensionamenti di giornalisti “non è uno schiaffo alla professione giornalistica che il governo rispetta, ma avviene nella prospettiva di una riconversione digitale e di un rilancio di un’azienda. Una competenza digitale specifica può essere particolarmente utile. Le aziende non sono obbligate ad assumere, ma possono farlo sulla base di un dialogo con i sindacati. Non è una compressione o uno svilimento della professione giornalistica. Di competenze digitali c’è sempre più bisogno”.

È di competenze digitali che si tratta, quindi. “Come se noi giornalisti non ne avessimo…”, ha commentato subito dopo Carlo Verna.  “E comunque le aziende non sono obbligate ad assumere tali figure, è una facoltà, possono farlo e possono farlo nell’ambito di un accordo sindacale, poi comunque non è detto che la norma debba essere attuata. […] Però il concetto è e resta quello di doversi mantenere sulle proprie gambe e il messaggio è che bisogna adoperarsi per mantenersi in sintonia con le dinamiche e le evoluzioni del mercato. È la regola della competizione. C’è comunque il massimo rispetto di aziende, quelle editoriali, che contribuiscono al corretto gioco della democrazia” ha concluso Conte.

Sull’argomento Inpgi, le opinioni sono diversificate, Verna chiarisce che “sull’Inpgi saremo i primi a chiedere più trasparenza, ma sarebbe urgente un tavolo per un allargamento della platea. Mentre finanziando nuovi prepensionamenti siamo al di la dell’omissione di intervento, l’istituto viene appesantito di un carico insostenibile” mentre il Premier Conte ha detto: “non abbiamo affatto inteso commissariare, abbiamo concesso altri sei mesi di tempo per rispettare l’autonomia dell’istituto di previdenza dei giornalisti e da gennaio partirà tavolo tecnico: il governo farà la sua parte, ma anche l’istituto deve fare la sua mantenendo i conti in ordine”.

Irene Vitale

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