Unione Europea

Commissione Ue avvia consultazione pubblica sul Cyber Resilience Act

I prodotti e i servizi della tecnologia dell’informazione e della comunicazione (Information and communication technology -ICT-) creano opportunità per le economie e le società dell’UE, insieme a nuove sfide.

Quando tutto è connesso, un incidente di cybersecurity può colpire un intero ecosistema e interrompere le attività economiche o sociali.

Proprio per questo motivo, la Commissione Ue ha dato il via ad una consultazione pubblica. Fisserà i requisiti di sicurezza informatica che i produttori e i venditori di tali prodotti devono rispettare. L’ambito è quello del nuovo regolamento europeo che sta prendendo forma, il Cyber Resilience Act.

“La Commissione vorrebbe conoscere il tuo parere”

La consultazione è stata aperta ieri, 16 marzo 2022, e verrà chiusa il 25 maggio 2022. Dalla Commissione fanno sapere che i riscontri saranno presi in considerazione nella fase di ulteriore sviluppo e perfezionamento dell’iniziativa. Confluiranno in una relazione di sintesi che illustrerà come se ne è tenuto conto.

È possibile partecipare alla consultazione pubblica rispondendo al questionario online, disponibile in tutte le lingue ufficiali dell’UE. Anche i contributi possono essere inviati in una qualsiasi lingua ufficiale dell’UE.

Il Cyber Resilience Act

L’intervento dell’UE in materia di cybersicurezza è giustificato dalla “natura transfrontaliera dei rischi e dagli effetti negativi che un approccio frammentato o adottato esclusivamente a livello di Stato membro avrebbe sul mercato interno”, si legge nel documento che invita a presentare i contributi.

“Un’azione congiunta a livello dell’UE comporterebbe dunque una protezione più efficace contro i rischi connessi alla cybersicurezza e apporterebbe un valore aggiunto alle politiche nazionali esistenti o future”.

Non solo, ciò porterebbe anche una parità di condizioni per i fornitori di prodotti digitali e servizi accessori.

L’iniziativa avrebbe, in ultimo, “effetti sociali positivi come la riduzione dei livelli di cybercriminalità. Rafforzerebbe la protezione dei diritti fondamentali perchè diminuirebbe il numero e la gravità degli incidenti, comprese le violazioni dei dati”.

Irene Vitale

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